Da alcuni giorni, l’Università di Tehran e altre venti università iraniane si sono talmente ammuffite da diventar tutte verdi.

No, scusate, questa versione ufficiale dei fatti la lasciamo stare, invece diciamo che nei giardini e un po’ dovunque nell’Università, sono spuntate bandierine, bandiere, drappi, stendardi verdi… un po’ come dopo la fine della stagione dei funghi.

La mente dell’azione è l’Associazione Islamica degli Studenti, già fulcro rivoluzionario nel ’79, ed ora anima democratica e riformista (con alcune tendenze “da sinistra” – sinistra vera, intendiamo).

Il modello di azione è fra l’altro di particolare interesse in quanto fondato su sedi regionali coordinate fra loro che però agiscono secondo un modello decentralizzato. Il nome dato all’ultima mobilitazione lo evidenzia molto bene: “Batti e Ribatti Studentesco” (Gop – o Goft-e Daneshjui, mi son permesso una traduzione interpretativa).

Ma il cuore pulsante resta Tehran, e la sua Università. Lì sono puntati gli occhi di tutti (le orecchie dei Re invece si distribuiscono bene anche lungo i confini… e talora al di là!), le ragazze e i ragazzi hanno ridistribuito i libri di Shariati (ideologo rivoluzionario, ma non solo), di Mohammad Khatami (Una lettera al Domani), e le solite di Khomeini (a mio avviso soprattutto per dimostrare la propria fedeltà alla linea dell’Imam – khatt-e Emam – nel senso di fedeltà rivoluzionaria, una sorta di fedeltà maoista, in tempi di Capitalismo socialista), ect…

Una cosa ha fatto però passare un brivido per la schiena di tutti i presenti e, mi permetto di dire, anche di quelli che seguono a distanza: la sinistra somiglianza di ciò che accadeva lì, nelle sale universitarie, con i discorsi le speranze la volontà e lo slancio, con il clima ANTECEDENTE LE ELEZIONI DEL 12 GIUGNO 2009…

Tutto assomiglia troppo alla facilità con cui gli studenti si mobilitarono per sostenere Mousavi, in un’aria a detta di tutti i cronisti presenti all’epoca, di esemplare democrazia. Ah, democrazia islamica (già dimenticando che molti candidati furono rigettati a priori).

In Iran niente è come sembra (e Battiato ha intitolato inconsciamente così il suo cd, proprio perché conosce l’Iran, oso); quando c’è aria di libertà, passa poco che si sente anche odore di fritto, di storie già vissute, e il trillo cadenzato del “serrare le maglie”.

Spero di non azzeccare la previsione, ma prevedo un periodo di botte domestiche.

Fonte (Kalame): qui.

ChamploomanIn 30 secondiiran,movimento verde,teheran,università
Da alcuni giorni, l’Università di Tehran e altre venti università iraniane si sono talmente ammuffite da diventar tutte verdi. No, scusate, questa versione ufficiale dei fatti la lasciamo stare, invece diciamo che nei giardini e un po’ dovunque nell’Università, sono spuntate bandierine, bandiere, drappi, stendardi...