John L. Esposito e Ibrahim Kalin sono i curatori della prima classifica dei 500 musulmani più influenti al mondo.

Come ho scritto qui, questi due studiosi della Georgetown University (vedi qui e qui) sono poco più che sgherri di un certo numero di questi 500 musulmani potenti.

In particolar modo sono la faccia accademica del Principe al-Walid bin Talal uno dei più attivi esponenti dell’islamercato contemporaneo e fautore, insieme ai suoi amici di Fox News, del conflitto di civiltà a fini di lucro.

E sono anche gli editor di Islamophobia, The Challenge of Pluralism in the 21st Century, uscito da poco dalla Oxford University press.

Non ho letto il libro ma ritengo che non ci sia ragione di credere che il livello di chi ci scrive sopra sia basso e non nego che gli interventi pubblicati, presi uno ad uno possano avere un senso.

Mi dà da pensare, però, l’approccio islamercantile che si rivela in questa frase:

This collection of essays takes a multidisciplinary approach to Islamophobia, bringing together the expertise and experience of Muslim, American, and European scholars.

A scrivere in questo libro, insomma, sono cittadini americani, cittadini europei e… musulmani: non importa se anch’essi cittadini americani o europei.

In sintesi: la definizione dell’islamofobia “market compliant” implica l’esistenza di un marcatore speciale per i musulmani.

Che si suppone facciano categoria a sé, al di là della loro nazionalità.

E questo non mi piace per niente.

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Lorenzo DeclichIslamercatoal-walid bin talal,america,europa,fox news,Georgetown University,ibrahim kalin,islam,islamofobia,Islamophobia. The Challenge of Pluralism in the 21st Century,john l. esposito,stati uniti
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