Immersa nel turbolento Vicino oriente la Turchia, confina con l’Iran, un paese che nella visione della NATO e dell’Occidente ricco (non dell’Occidente B, cioè il Sudamerica) è uno dei grandi pericoli militari di origine statale del nostro tempo.

Come scrivevano su Peacereporter lo scorso 5 novembre:

Ad Ankara non vogliono che in nessun documento ufficiale si menzioni direttamente la “minaccia Iran”. L’establishment turco non vuole rinunciare alla propria politica estera “zero problemi” – specialmente con Teheran con cui sta provando a migliorare i rapporti – e soprattutto non vuole diventare paese di frontiera Nato, così come accaduto durante gli anni della Guerra Fredda (fonte).

Ebbene, durante l’ultimo vertice della NATO, conclusosi lo scorso 20 novembre (vedi qui la dichiarazione congiunta finale), la Turchia ha ottenuto ciò che voleva e cioè, oltre alla “non menzione” di cui sopra anche il diritto a concertare la pianificazione del nuovo “concetto strategico“, un concetto che si può riassumere brutalmente in: “difesa dell’Europa da attacchi missilistici provenienti da est“.

Prima riflessione: se l’Italia fosse il paese più a est della NATO cercherebbe di concertare la pianificazione del programma di difesa missilistica che andrà a spalmarsi sul suo territorio? Cercherebbe di non dichiarare indirettamente guerra a un paese confinante?

Penso di sì, quindi le richieste turche non mi sembrano così fuori luogo. E in tutto questo, ci tengo a sottolinearlo, non sono un fan di Erdogan, anzi mi è profondamente antipatico.

Per decine di anni la Turchia è andata bene a tutti così com’era: una “democrazia vigilata” nella quale i militari svolgevano il duplice lavoro di tenere a bada le spinte interne e garantire alla NATO l’affidabilità del suo baluardo orientale.

In nome di questo si accettavano le carceri turche, la questione curda, l’amnesia armena, la repressione e tante altre amenità.

Ora il gioco è finito perché la Guerra Fredda è finita. Una Turchia in ostaggio dei militari non era più ipotizzabile, non era più fattibile a lungo termine.

E alla fine è arrivato Erdogan, un demoislamico che ha sposato la causa dei soldi e il cui potere è sufficientemente ramificato per rimanere stabile e al riparo dalle turbolenze dei militari.

Erdogan non è dissimile da un qualsiasi altro governante-canaglia di questo nostro pianeta: fa “gli interessi” del suo paese finché questi coincidono con quelli dei suoi sponsor.

Niente di nuovo, niente di più ovvio, niente di più banale.

E invece parliamo di neo-ottomani, vestiamo il tutto con una prosa evocativa, forniamo una copertura storico-culturale.

Infine, se siamo Giovanni Sartori, deliriamo.

Nato, Iran e la Turchia che ci sta lasciando

La Turchia, ormai, sembra guardare all’Islam: il premier turco Erdogan, al vertice Nato di Lisbona, è riuscito a ottenere che l’Iran venisse escluso dagli Stati che minacciano l’Occidente, per l’appunto protetto dai militari dell’Alleanza Atlantica. Così abbiamo perso la Turchia e al tempo stesso rinforzato la mano del nostro più pericoloso nemico, l’Iran degli ayatollah. Davvero un bell’insuccesso. Al vertice Nato di Lisbona Berlusconi è arrivato in ritardo e, forse, pensando alla Carfagna e alle bizze delle donne. Temo che gli sia sfuggito, così, che a Lisbona è esplosa una grana immensamente più importante delle «pari opportunità», e cioè che la Turchia ha cambiato campo, uscendo di fatto dall’alleanza militare dell’occidente (fonte qui e qui).

Non commento questo passo né ne citerò altri.

Non mi piace sparare sull’ambulanza, però sarei felice se Giovanni studiasse, riuscisse a ricordare per sommi capi e a collegare fra loro le seguenti semplici nozioni:

  1. La Turchia confina a nord-ovest con la Grecia e la Bulgaria, a nord-est con la Georgia, ad est con l’Armenia, l’Azerbaijan e l’Iran, a sud-est con l’Iraq ed a sud con la Siria.
  2. La Turchia è un paese della NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico), un’organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, nella quale la Turchia ha lo scomodo ruolo di estrema propaggine orientale.
  3. (come scrivevo qualche giorno fa) la Turchia fa parte del Consiglio d’Europa dal 1949.

——————

Il web è pieno di pensieri ragionevoli sul vertice NATO, anche in italiano. Eccone 3:

  1. Una NATO sempre più sbilanciata verso Oriente?
  2. Gli assetti internazionali e il “problema Germania”;
  3. NATO e Russia: la difficile cooperazione obbligata.
Lorenzo DeclichLe destre e l'islamconflitto di civiltà,giovanni sartori,guerra fredda,iran,islam,nato,tayyip erdogan,turchia
Immersa nel turbolento Vicino oriente la Turchia, confina con l'Iran, un paese che nella visione della NATO e dell'Occidente ricco (non dell'Occidente B, cioè il Sudamerica) è uno dei grandi pericoli militari di origine statale del nostro tempo. Come scrivevano su Peacereporter lo scorso 5 novembre: Ad Ankara non vogliono che...