Il nonsense della carne halal
Decidendo di concentrarmi di più sulla mia spiritualità, avevo deciso precauzionalmente di evitare carne non-halal [cioè non dichiarata “lecita” da autorità religiose musulmane vere o presunte, n.d.r.]. Tuttavia negli ultimi mesi ho avuto più tempo per la contemplazione e per pensare a cosa significa tutta questa vicenda della carne halal. Con somma sorpresa, mi sono reso conto che è un nel migliore dei casi un nonsense-on-stilts, e che non ci sono vere obbligazioni in base alle quali dovrei mangiare carne proveniente da partite macellate in accordo con queste “linee guida halal“, né altre linee guida che non siano basate sul fatto che l’animale deve essere ucciso in condizioni igieniche adeguate e prestando attenzione al benessere e alla salute dell’animale (fonte).
Chi scrive è Maysaloon, un blogger che si definisce “arabo-siriano” e che sono riuscito a raggiungere grazie a una segnalazione di Miguel.
Per farla breve vi porto avanti nella lettura fin quasi alla fine del post:
Non sono un’autorità religiosa ma mi sono preso il tempo per arrivare a una decisione informata, basata su una comprensione del Corano che deriva da versetti che sono chiari e non ambigui per chiunque capisca l’arabo. Finora io vedo questa industria halal come una moda, una mania idiota che non ha nessuna base nel Corano e nei hadith.
Con estrema tranquillità Maysaloon disvela una delle più grandi truffe economico-commerciali degli ultimi decenni: il businnes del cibo halal industriale.
Consiglio a tutti, ma specialmente ai musulmani, la lettura del suo post (purtroppo in inglese).
https://in30secondi.altervista.org/2011/01/11/il-nonsense-della-carne-halal/Islamercatocarne halal,cibo industriale,halal,islam,musulmani
Disvela anche l’esegesi populistica (o il populismo esegetico) tipico, fra l’altro, dei wahabiti o dei tablighi: ci leggiamo il Corano e qualche ahadith, e le regole ce le facciamo da noi, con buona pace di quattordici secoli di studi tradizionali (e non credo che l’Imam Abu Hanifa o l’Imam Malik — per fare due nomi a caso — e i loro successori avessero particolari interessi d’islamercato). Un conto è criticare le degenerazioni mercantili e la mancanza di trasparenza su cui si basano, un conto è improvvisarsi esegeti e rifarsi le regole a proprio uso e consumo…