Per le ultime da Tunisi in questi giorni seguite Canale di Sicilia. Giorgioguido ha  contatti diretti e sta facendo un ottimo lavoro.

Brevi updates li trovate sulle sua pagina di Facebook.

C’è anche islametro, che raccoglie contirbuti da diversi blogger.

Seguite anche Kelebek.

Le notizie arrivano inevitabilmente frammentate. Chiedo venia.

Di seguito pubblico l’e-mail di uno studente italiano che si trova ora a Tunisi (via Letturearabe):

Salve, sono uno studente italiano di 24 anni e al momento mi trovo a Tunisi. Ho iniziato a studiare arabo nel 2005 e in più occasioni sono venuto in Tunisia per approfondire la lingua e la cultura araba. Sono già stato a Tunisi nel 2006, nel 2009 e nel 2010. Malgrado sapessi delle agitazioni di questi giorni, ho preferito venire comunque, sia perché dovrei seguire un corso di studi (che a questo punto non so se inizierà, vista la chiusura delle università) sia perché una situazione così complessa, per essere realmente capita, va affrontata “di persona”.

Sono arrivato ieri sera poco prima dell’inizio del coprifuoco: autostrada vuota, città spettrale. Pochissime persone in giro, quasi certamente poliziotti in borghese. E’ la prima in vita mia che mi trovo a vivere in una città in cui c’è un coprifuoco da rispettare, “roba” da guerra civile.

Abito proprio nel centro di Tunisi, che da stamattina è teatro di duri scontri. La situazione, vissuta da qui, è impressionante: basandosi sulle informazioni che trasmettono telegiornali e giornali semplicemente è impossibile rendersi conto di quello che sta realmente accadendo in questo paese. La repressione a Tunisi città è molto dura ma, da quello che leggo, nel resto del paese la situazione è ancora peggiore. Oggi, verso l’una del pomeriggio, mentre mi trovo a casa mia inizio a sentire urla e slogan provenire dal centro della città. Alcuni scappano, altri si fermano incuriositi. “Qualcosa” sta succedendo. Da Avenue Paris iniziano a sbucare manifestanti, che subito si spostano verso Avenue de la Liberté per poi tornare nuovamente verso il centro. Il ragazzo con cui divido l’appartamento, che in quel momento si trovava per strada, ha descritto la manifestazione come assolutamente pacifica e spontanea. Un nutrito gruppo di persone, circa seicento, inizia quindi a portarsi verso il centro della città, sfilando di fronte ad un piccolo gruppo di soldati, che si tiene pronto a qualsiasi evenienza ma comunque non interviene. Nel giro di pochi minuti però i cori e gli slogan diventano urla: la polizia carica e risponde con i lacrimogeni, con l’aria che diventa subito irrespirabile. Ovunque ci sono poliziotti in borghese, capire chi è un poliziotto e chi non lo è è impossibile. Alle cariche alcuni rispondono fuggendo, altri lanciano sassi e bottiglie. Alcuni, pochissimi, sono a volto coperto, ma con ogni probabilità solo per attutire dell’effetto del gas lacrimogeno. Un uomo, che evidentemente si era sentito male a causa del gas, è a terra ma viene subito soccorso dai passanti. Il dispiegamento di forze nel centro è imponente, ma il malcontento popolare è tale che gestirlo è praticamente impossibile. Una mia amica che abita a Le kram, un sobborgo di Tunisi, mi riferisce di spari nella notte e una situazione simile si è verificata a El-Menzah malgrado il coprifuoco, che comunque è stato spesso eluso. Per stanotte dovrebbe essere previsto un nuovo coprifuoco, dalle 20 alle 5.30 di domani mattina.

Lorenzo DeclichIn fiammerivoluzione tunisina,tunisia
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