[ricevo e pubblico]

Venerdì 14 gennaio era stata annunciata la caduta del governo e le dimissioni dei vari ministri che ne facevano parte. Dopo momenti molto concitati viene annunciato che Ben Alì ha lasciato il paese: non è chiara la meta della fuga, forse la Libia. Successivamente l’ex rais è dato a Malta sotto protezione libica. Si diffondono voci che lo vorrebbero in arrivo in Francia, secondo altre sarebbe addirittura atterrato all’aeroporto di Cagliari e starebbe cercando rifugio in Italia dopo che il governo Sarkozy gli avrebbe rifiutato
l’asilo. Viene finalmente confermata la meta dell’ex Presidente: l’Arabia Saudita. Mohamed Ghannouchi, Primo Ministro, viene per alcune ore indicato come successore di Ben Ali, ma poco dopo viene ufficializzata l’investitura di Fouad Mebazaa, che guiderà il paese verso elezioni in 60 giorni. Mebazaa apre ad un governo di transizione che vedrà tra le proprie fila anche membri dell’opposizione legale. Di notte continuano gli scontri, prevalentemente tra militari, che ormai hanno il controllo quasi completo di Tunisi, e miliziani e poliziotti legati al vecchio regime. Viene infatti confermata l’esistenza di bande armate legate al precedente governo che si aggirano diffondendo il panico per destabilizzare il paese. Il centro di Tunisi è ormai completamente militarizzato: in Avenue Bourguiba sono presenti sia mezzi pesanti (carri armati) che leggeri, vengono controllati i documenti dei passanti e non si possono scattare foto o girare filmati. Il coprifuoco nella giornata di sabato viene esteso e va dalle ore 17 alle 7 del mattino dopo. Appena calato il buio iniziano scontri e più volte si sentono spari, che andranno avanti fino a notte tarda.

 

Rashid Ammar, Capo di stato maggiore dell'esercito tunisino

I militari hanno ordini molto stretti: chiunque viene trovato per strada durante il coprifuoco viene fermato e perquisito. I militari, il cui mezzo è parcheggiato proprio sotto casa mia (Avenue Londres), quando lo ritengono necessario sparano colpi in aria di avvertimento. Importanti gli avvenimenti delle ultime ore. Nel primissimo pomeriggio, dall’una in avanti, i militari di stanza davanti al casa iniziano a fermare automobili per controlli. Si capisce da subito che l’auto che si cerca deve essere un taxi: vengono fermate diverse auto, ma si presta grande attenzione ai taxi. Verso le 14 si sentono chiaramente spari provenire da Le Passage e dalle vie del centro. Poco dopo una grande folla si raduna in Avenue Londres festeggiando ed applaudendo: alcune uto della polizia vengono circondate dalla folla in festa. Vengono sparati colpi in aria per disperderla ma senza grandi risultati. Poco più tardi il ragazzo con cui divido l’appartamento, che al momento dei fatti stava accompagnando un giornalista di El Pais, mi spiegherà che erano stati fermati alcuni uomini armati, che si spostavano per il centro di Tunisi tramite taxi.
Stando a quando riportato si tratterebbe di europei, tre russi e uno svedese, più un quarto uomo che al momento non era ancora stato fermato. Voci non confermate, raccolte al momento dell’arresto, parlerebbe addirittura di persone vicine ai servizi segreti israeliani. Al momento gli scontri continuano, almeno un elicottero è presente sul centro di Tunisi e occasionalmente si continuano a sentire colpi di arma da fuoco. Da due giorni ormai la gente sta abbandonando Tunisi e sta tornando nei villaggi, sia per stare vicino alle famiglie, sia perché qui tutti i negozi sono chiusi, se non qualche tabaccaio e, in parte, qualche mercato rionale. Credo che stamattina a Tunisi centro una bottiglia d’acqua venisse venduta a peso d’oro. Idem per il pane.

Lorenzo DeclichIn fiammerivoluzione tunisina,tunisia
Venerdì 14 gennaio era stata annunciata la caduta del governo e le dimissioni dei vari ministri che ne facevano parte. Dopo momenti molto concitati viene annunciato che Ben Alì ha lasciato il paese: non è chiara la meta della fuga, forse la Libia. Successivamente l'ex rais è dato a Malta sotto protezione libica....