Lo scorso 12 marzo scrivevo un post su un rapporto di Freedom House (Women’s Rights in the Middle East and North Africa, qui), che dava la Tunisia come il paese arabo (+ l’Iran) più “avanzato” in rapporto ai 5 parametri “di libertà” che seguono:

  1. nondiscrimination and access to justice
  2. autonomy, security, and freedom of the person
  3. economic rights and equal opportunity
  4. political rights and civic voice
  5. social and cultural rights

Verrebbe senz’altro da ridere (amaramente), a questo punto, ma è bene fare qualche ragionamento dando per certa la buona fede di Freedom House: dobbiamo pensare che la rivoluzione tunisina ha avuto luogo in ragione della maggiore libertà in cui ha vissuto la Tunisia in questi anni?

La risposta è articolata e porta ad altre domande: la rivoluzione tunisina nasce da una crisi economica ma è principalmente il risultato delle aspirazioni di libertà del popolo tunisino. A cosa serve pensare alla libertà nel modo in cui ci ha pensato Freedom House? A cosa serve valutare parametri di libertà in assenza di libertà?

Provo una risposta: a niente, o quasi, a meno che non pensiamo che anche la non-libertà sia soggetta a riforme progressive: un vero nonsense.

Si potrebbe opinare che il rapporto riguardava i diritti delle donne. Ma come possiamo dare un quadro corretto della questione dei diritti delle donne se sbagliamo i parametri dell’analisi generale?

Esempio: i musulmani sciiti in Egitto non sono ammessi. Diremo che in  Egitto c’è libertà religiosa se i copti stessero meglio di come stanno? No. Potremmo solo dire che i copti stanno meglio e che in Egitto non c’è libertà religiosa.

Anche in ottica comparativa troviamo un vizio nel concetto di gradiente della libertà: possiamo dire “c’è più libertà religiosa in Egitto che in Arabia Saudita”? Potremmo, certamente, ma rimane il fatto che in entrambi i paesi non c’è libertà religiosa e basta.

Tornando al rapporto di Freedom House esploriamo la possibilità che i tunisini abbiano risposto alle domande degli intervistatori in preda alla paura: in questo caso il lavoro sarebbe ancora più insignificante, dovremmo lanciarlo nella spazzatura e licenziare Freedom House con una pernacchia.

In base ai dati di Freedom House (se veritieri) non avremmo mai potuto immaginare la rivoluzione tunisina. Il ché indica che l’idea di libertà di Freedom House è perlomeno da rivedere. O, alla meglio, che la metodologia di Freedom House è completamente fake.

Ero propenso a credere che certi survey aggiungessero ben poco alla capacità di analisi degli osservatori.

Ora ne sono sicuro: sono favole, favole in numeri.

Lorenzo DeclichIn fiammeNumeri e favolearabia saudita,diritti delle donne,egitto,freedom house,iran,libertà,libertà religiosa,medio oriente,paesi arabi,tunisia
Lo scorso 12 marzo scrivevo un post su un rapporto di Freedom House (Women’s Rights in the Middle East and North Africa, qui), che dava la Tunisia come il paese arabo (+ l'Iran) più 'avanzato' in rapporto ai 5 parametri 'di libertà' che seguono: nondiscrimination and access to justice autonomy, security,...