La rivoluzione tunisina nella spirale del silenzio
Ci sono rischi di involuzione nella vicenda tunisina.
Finché si è trattato di mandar via i più evidentemente corrotti e finché non è scoppiato l’Egitto, il mondo in un modo o nell’altro si è interessato alla rivoluzione di quel paese e in molti non hanno nascosto le proprie simpatie verso dinamiche tutto sommato “cristalline”:
- rivolta;
- che diventa rivoluzione;
- che sfocia in una vittoria.
Bello no?
Siamo tornati allo standard precedente: “la Tunisia in fondo sta bene”, già sento dire in giro, “hanno fatto una bella rivoluzione, vanno verso la democrazia etc. etc.”.
Quest’estate magari andiamo al mare a Hammamet.
Il fatto è che la fase 2 della rivoluzione tunisina, quella che presumibilmente prevedeva l’eliminazione di tutti gli elementi di collegamento col vecchio regime, non prende corpo.
E chi protesta viene preso a bastonate.
Il lavoro di Jacopo Granci, che ora è in Tunisia, è particolarmente istruttivo al riguardo.
Gli ultimi pezzi che ha mandato sul suo blog sono:
- “Per ventuno anni ho smesso di essere un uomo”
- Rachid Ghannouchi rientra a Tunisi dopo venti anni di esilio
- A Tunisi continuano le violenze della polizia e delle milizie
Seguono le vicende anche “Canaledisicilia” e “L’angolo del patriota“.
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Sul concetto di “spirale del silenzio” vedi qui.
https://in30secondi.altervista.org/2011/02/01/tunisia-nella-spirale-del-silenzio/In fiammerivoluzione tunisina,tunisia
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