Se le notizie che Carlo Bonini dà oggi su Repubblica sono vere (e non si vede perché non lo debbano essere) il quadro che abbiamo davanti è fra i più sconfortanti.

L’Italia è in balia di Moammar Gheddafi, che decide quando e come mandarci ondate di migranti in base alle sue esigenze interne o esterne (in questo caso interne).

Il nostro Ministro degli interni si deve inventare buono, deve ostentare una cultura dell’accoglienza che non gli appartiene (prima voleva tener chiuso il centro di Lampedusa, adesso si trova ad aprire un centro di 3.000 posti dove “spera che i nuovi arrivati si trovino bene, etc, etc,) per mascherare il fallimento di un accordo dissennato col dittatore, un accordo che prevede la “variabile dittatura” come male necessario, che prevede la subordinazione dell’Europa alla Libia.

Solo una cosa rimane in piedi: lo sgarbo che i nostri Ministri dell’interno e degli esteri hanno fatto alla Tunisia.

Il quale sgarbo diventa ancora più odioso se pensate che è stato fatto a bella posta per coprire qualcosa di indicibile e imbarazzante e non a causa di chissà quale emergenza o “flusso a sorpresa”.

Bonini riporta chiaramente le affermazioni dei Servizi secondo cui il flusso, di per sé, era rarefatto e sarebbe rimasto tale se non fosse intervenuto l’Amico dell’Italia, l’Amico di Silvio Berlusconi (ricordatevi sempre, tenetelo sempre a mente: Silvio è stampato sui passaporti libici), a organizzarlo in “un’invasione”.

A ben vedere rimane in piedi anche la Tunisia che, seppure nelle difficoltà e nelle incognite di un paese che si sta riorganizzando, ha dato ai nostri trucidi ministri una lezione di stile.

Sono disgustato. L’unica maniera per riparare è concedere il visto ai tunisini.

Lorenzo DeclichLibyan partyfranco frattini,immigrazione,libia,migrazioni,moammar gheddafi,roberto maroni,tunisia
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