25 febbraio: venerdì della rabbia ahwazi. Ahwazi? Sì, ahwazi
Sunniti e arabi, ma iraniani.
Chi sono? Si autodefiniscono Ahwazi, e sono la minoranza arabofona dell’Iran.
Prendono il nome:
- dalla città di al-Ahwaz, in persiano Ahvaz, capitale dell’odierno Khuzestan;
- dalla regione che gli odierni indipendentisti usano chiamare col nome della loro capitale, comprendente sommariamente il Khuzestan e tutta l’area costiera iraniana sul Golfo persico (Bushehr e Hormoz, fino all’omonimo Stretto).
Aiutiamoci con una mappa.
Come potete immaginare vedendo la mappa, le rivendicazioni indipendentiste della “Resistenza nazionale ahwazi”, dell'”Organizzazione nazionale per la liberazione di al-Ahwaz”, del “Fronte arabo per la liberazione di al-Ahwaz”, dell'”Organizzazione islamica sunnita ahwazi”, dell'”Assemblea nazionale dell’Arabistan” (Arabistan è il modo persiano per chiamare l’Al-Ahwaz) sono:
- assurde (e vagamente imperialiste), vista la geopolitica contemporanea (si veda qui), ma visto anche il dato demografico collettivo;
- represse con violenza dagli iraniani da sempre (la zona nord è quella più martoriata dalla guerra Iran-Iraq);
- in qualche modo “storicamente” incentivate dai “parenti arabi” che abitano di fronte.
Gli indipendentisti sono spaccati fra loro e ho rintracciato ben 2 bandiere ahwazi: una con stella cerchiata, l’altra con stella a otto punte e mezzaluna.
Comunque: forti anche delle recenti manifestazioni contro il regime di Ahmadinejad, gli Ahwazi provano a unirsi il 25 febbraio per un “venerdì della rabbia ahwazi”:
Ci sono diversi punti interrogativi sull’iniziativa, ovviamente.
Per dirne uno: molti arabi ahwazi sono sciiti, non sunniti, e dunque la chiamata a un “venerdì della rabbia ahwazi” dall’impronta decisamente pro-sunnita (vi partecipa appunto l'”Organizzazione islamica sunnita ahwazi”) non dovrebbe avere un grande appeal per loro.
Anche se in Bahrain, ad esempio, il fatto che i manifestanti siano quasi tutti sciiti non rende quella una rivolta filo-iraniana.
Viceversa: sono proprio gli arabi sciiti in Bahrain ma anche in Iraq i primi organizzatori dei “giorni della rabbia” in quei paesi.
Vedremo cosa succederà, e se succederà qualcosa.
Last but not least: la “chiamata” è stata pubblicata da due giornali del Kuwait, al-Watan e as-Siyyasa, e questa cosa avrà un suo senso (ma scopritelo da soli: as-Siyasa, comunque, era ripreso qualche mese fa da DEBKAfile nella fantasiosa ricostruzione della residenza iraniana di Osama bin Laden).
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p.s. anche questo è un fenomeno da valutare alla luce di quanto scrivo qui.
p.p.s. invoco l’intervento di Mazyar per eventualmente mazziarmi ;-)
https://in30secondi.altervista.org/2011/02/22/25-febbraio-venerdi-della-rabbia-ahwazi-ahwazi-si-ahwazi/In fiamme2011.02.25,ahvaz,al-ahwaz,al-siyyasa,al-watan,iran,kuwait,rivolta
mi permetto di intervenire, perchè questi ahwazi da mesi mi tornmentano.
punto 1: se sono stati siti sunniti a pubblicare è altamente probabile che siano fuochi di paglia, proprio come dice lorenzo, ovvero i sunniti sono la minoranza, minimissima degli ahwazi iraniani. fondamentalmente, poche tribù al confine e piccole comunitè più a sud verso bandar abbas. però: punto 2: la dichiarazione dice che il “giorno della rabbia” è stato indetto in accordo con l’organizzazione nazionalista Ahwazi (più secolare). fatto sta che queste organizzazioni spuntano come funghi, all’estero soprattutto (in particolare Olanda e Londra) con simpatie dei rispettivi paesi e cercano di creare l’innesto per una rivolta araba nella regione.
Chiarisco ogni minimo dubbio: se succederà qualcosa nel Khuzistan nelle prossime settimane, per cui il governo iraniano si trovi in difficoltà, lascio i miei studi e mi dedico al giardinaggio. La regione è altamente “secured”, installazioni di pasdaran,ect ect. ma soprattutto è il vero cuore strategico (in tutto il 900) della politica iraniana. Petrolio, agricoltura (è una regione fertilissima), e da qualche tempo, corridio di penetrazioni in terriotorio strategico (regione di Basra). Inoltre, una lunga e progressiva migrazione iraniana (persiana e azera per lo più) ha cambiato i pesi etnici regionali. e in genere, a parte malcontenti locali (rurali) fra le due popolazioni non corre odio. Corre forse odio verso il governo, ma questo in Iran è un altro conto. La popolazione persiana ha un alto rispetto degli ahwazi che hanno pagato in prima linea le perdite della guerra contro l’iraq. Sono forse gli unici arabi che gli iraniani rispettano (per dirla burlescamente).
mi son perso: punto tre: il khuzistan è anche l’unica regione facilmente attacabile (geopoliticamnete). l’unica pianura in Iran, obiettivi strategici ravvicinati.
punto 4: il kuwait pubblica e sostiene i movimenti ahwazi (quelli sunniti per lo più) soprattutto perchè da quando il simbolicamente denominato Emirato di Arabistan è caduto (1924 ca) diversi eredi del Sheykh Khazaal sono fuggiti in Iraq e kuwait, dove regnano i Jaber che erano amici, ma non aiutavano nella lotta contro i persiani.
per chiudere metto le mani avanti: ci possono essere manifestazioni, ma non per pretese seccessioni. Gli ahwazi iraniani, secondo la mia documentazione che per chi non ci credesse ha cercato di essere il più imparziale possibile (utilizzando materiale filo-arabo, iracheno) immagino una sorta di Stati uniti d’Iran (post che forse lorenzo pubblicherà???) dove vengono riconosciute le peculirarità regionali etniche e dove il potere economico degli arabi non sarebbe danneggiato da una centralizzazione filo-persiana. ovvero i ricavi petroliferi devono venire anche a noi e soprattutto a noi (ahwazi). cosa che difficilmente potrà succedere.
ci sarebbe altro da dire. forse si dirà.
mazi
grazie champ, sei sempre reattivo :-)) recupero il post appena ho tempo.