Libia: il tit-for-tat di Moammar Gheddafi e la macchina dell’infotainment
L’informazione dalla Libia sta mutando perché i network televisivi hanno accettato di “annidare” i loro giornalisti (embedding) presso Gheddafi e la sua corte.
Queste persone annidate fanno grosso rumore di fondo, mandando notizie-monnezza, intervistando persone-monnezza, registrando opinioni-monnezza.
Ci sono cascati tutti, anche in considerazione del fatto che:
- erano stati minacciati dal regime (“chi è entrato illegalmente nel paese sarà considerato un terrorista di al-Qaida”);
- in tanti ci avevano preso un sacco di legnate;
- che le informazioni che arrivavano prima erano difficili da ottenere e da verificare.
Come qualche giorno fa sottolineava il TG3 di granchi ne erano stati presi almeno 2.
Il primo era sulle “fosse comuni” che non erano tali (ma qui l’errore era davvero “culturale”: era dovuto probabilmente al fatto che i cimiteri nei paesi islamici non sono circondati da mura e che le salme non vengono messe in casse, un fatto che può aver indotto in errore i giornalisti non islamisticamente dotati, cioè quasi tutti).
Il secondo era sulle “colonne di insorti” che marciavano verso Tripoli. In questo secondo caso i network arabi che davano le notizie si erano fidati troppo dei cinguettii di twitter, non sappiamo se in buona o cattiva fede, e avevano dato per esistente una cosa che non esisteva.
Fare errori di questo genere è brutto, d’accordo. Ma è ancora peggio entrare nel fortino del macellaio e ritenere che abbia senso mandare notizie da lì.
Perché da lì si vede un reality, dalla poca informazione si passa alla disinformazione.
E inoltre il canale “Libia” si ingolfa di roba che non ha alcuna rilevanza se non di testimoniare che Gheddafi&co. sanno giocare al gioco della televisione.
Ripuliscono le strade e dicono che in quelle strade non è successo niente.
Il giornalista annidato se ne sta lì e dice: effettivamente sembra che qui non sia successo niente.
Esercizio. Come leggete voi questa notizia?
Libia: convoglio umanitario del regime
(ANSA) – TRIPOLI, 1 MAR – Un convoglio umanitario organizzato dal regime di Gheddafi e composto da circa 40 camion che trasportano cibo,farina e medicine,sta partendo da Gar Ben Gisher,ad una ventina di km da Tripoli,diretto a Bengasi. L’operazione, salutata da migliaia di manifestanti pro-Gheddafi, sarebbe un tentativo di mediazione con i ribelli […]
via Libia: convoglio umanitario del regime – Mondo – ANSA.it.
Gheddafi sta attuando una semplicissima tit-for-tat.
La strategia, nota nella teoria dei giochi, consiste nel replicare le mosse degli avversari sull’asse “aggressività/remissività”.
Arrivano i convogli umanitari da fuori?
Io mando convogli umanitari.
I ribelli attaccheranno i miei convogli umanitari?
Noi attaccheremo i convogli umanitari che vengono da fuori.
L’obiettivo è accreditarsi, essere considerato un interlocutore o perlomeno un attore.
Il giornalismo embedded è uno scempio.
Capito?
Lo era in Afghanistan e in Iraq, dove c’era (e c’è) una guerra, figuriamoci nel Fortino di Gheddafi.
Altro che al-Arabiya e al-Jazeera paladine della libertà. Se continuano a stare lì c’è il serio pericolo che aiutino Gheddafi a uscire dall’angolo.
Per loro l’importante è andare in onda con qualcosa che non siano striscie di testo in lingue astruse o video pixelati di gente con la testa mozzata.
Più c’è banda meglio è.
Sul messaggio non stiamo troppo a discutere: l’importante è il medium.
La differenza che passa fra un tweet, magari esagerato o addirittura falso di un insorto libico o di un presunto insorto libico e un servizio televisivo in HD di al-Jazeera girato in caso di Sayf al-Islam Gheddafi?
La differenza è profondissima, se giudichiamo il fatto su criteri di realtà.
Anche una bugia di twitter, talvolta, è più reale di una verità che esce dalla bocca di Sayf al-Islam Gheddafi ai microfoni di al-Jazeera.
Nel primo caso il cinguettio incontra c’è un lettore che cerca di capire che cosa stia succedendo, nel secondo caso il servizio televisivo incontra uno spettatore che fruisce di infotainment.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/01/libia-il-tit-for-tat-di-moammar-gheddafi-e-la-macchina-linfotainment-2/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/bartering-3.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/bartering-3-150x150.jpgIn fiamme2011.02.17,abc,al-arabiya,al-jazeera,libia,rivolta,twitter
@Lorenzo Declich scrive:”Anche una bugia di twitter, talvolta, è più reale di una verità che esce dalla bocca di Sayf al-Islam Gheddafi ai microfoni di al-Jazeera.
Nel primo caso il cinguettio incontra c’è un lettore che cerca di capire che cosa stia succedendo, nel secondo caso il servizio televisivo incontra uno spettatore che fruisce di infotainment. ”
Purtroppo sono in parziale disaccordo. Il cinguettio di twitter agisce allo stesso modo di un network: veicola un contenuto di realtà in cui il valore di verità è da verificare. Però poi finisce per partecipare del meccanismo di agglutinazione progressiva, per cui la quantità di cinguettii prodotti in risposta al primo finisce per legittimare quel valore di verità che andrebbe invece messo tra parentesi.
Comprendo la necessità per noi che osserviamo di distinguere la bontà delle fonti, ma sarei molto cauto a dare valutazioni del genere su un medium come twitter. Non per nulla gli statunitensi hanno usato proprio twitter per fomentare gli iraniani all’imitazione delle rivolte nordafricane ( http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/14/news/iran_scontri-12453860/?ref=HREC1-2 http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_14/iran-scontri-caos_99c62cd8-3849-11e0-9d0e-ca1b56f3890e.shtml http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/388925/).
Propongo di adottare un criterio regolativo per comprendere la (più complessa) vericità di chi sta all’opposizione, e non solo la (ben più facile) manipolazione di chi sta al governo-media:
ciò che non è mostrato non esiste.
In tempi di cellulari omnipresenti e accessi via TOR, se si parla di bombardamento DEVE esistere un video prodotto. Altrimenti coloro che affermano, amabsciatore in ultimis, che non vi sono stati bombardamenti da parte dell’aviazione rischiano di avere tremendamente ragione.
> Purtroppo sono in parziale disaccordo. Il cinguettio di twitter agisce allo stesso modo di
> un network: veicola un contenuto di realtà in cui il valore di verità è da verificare.
Al contrario la “cifra” di verità di un discorso di Sayf al-Islam è già vicina allo zero in partenza.
> ciò che non è mostrato non esiste.
Difficile da accettare come proposta (sei un averroista :-) ). E’ proprio la teoria su cui si basa adesso il clan Gheddafi per dimostrare che in Libia non è successo niente…
“Difficile da accettare come proposta (sei un averroista :-) ). E’ proprio la teoria su cui si basa adesso il clan Gheddafi per dimostrare che in Libia non è successo niente…”
La tua è più simile a una petizione di principio. Dai per dimostrato ciò che è indimostrato. Non è Avorroè ma Pirrone :).
A scanso di equivoci, i media possono sempre esser usati contro di loro. Ripeto il funzionamento dei media: se ciò che viene mostrato può essere falso, ciò che non è mostrato è necessariamente falso. Qualunque opposizione nordafricana ha fatto ampio uso, intelligente aggiungo, della produzione video via telefonino. Lo strumento è accessibile a chiunque e chiunque ne conosce la portata documentale e quindi potenzialmente propagandistica per la causa che si vuole difendere.
Perciò se i cadaveri di un massacro vengono numerati dai media occidentali a 10000, in un gioco al rialzo in cui nessuno paga le conseguenze del suo dire ma al massimo introita solo i vantaggi espositivi dell’essere seguito/comprato, mi aspetto filmati per lo meno in campo lungo che mostrino una scena verosimile e credibile. Invece dovrei accontentarmi di qualche decina di tombe in preparazione. Ora, non vorrei apparire cinico, un morto è sempre un morto ed è gravissimo. Ma se cento morti fanno scena, da un pusto di vista di una rivoluzione in atto condannano quella rivoluzione a rango di guerra per bande.
Perciò esigo, dato il livello osceno dei media occidentali nel creare notizie, documenti. Che sono poi la cosa più semplice da fare e da trasmettere. Non ci sono, e parte di un regime nonché ambasciatori vari smentiscono l’aspetto più cruento e strategicamente idiota (bombardare i propri civili)? Bene, allora adotto l’epoché e attendo.
Tra l’altro vorrei suggerirti un’obiezione: Gheddafi e il suo staff possono anche avere il controllo sulla totalità di quegli stessi giornalisti che fino a un giorno prima parlavano di massacri (il che fa abbastanza teoria del complotto, perché qualcosa sfugge sempre). Se così fosse sarebbe credibile che il popolo libico fossse tenuto all’oscuro di viedo incontrovertibili nella loro esplicità e violenta verità. Forse Gheddafi ha davvero fatto bombardare i civili in città, o sarebbe pronto a usare le armi chimiche. È una considerazione di una stupidità tattica totale ma può essere.
Il fatto è che noi che guardiamo, e pensiamo di credere quale sia la verità sulla gravità dei massacri, non possediamo alcun documento per dimostrarlo, guardiamo le immagini di una rivolta e non ci chiediamo le domande fondamentali: chi arma chi e quali clan presiedono al controllo dell’esercito, quali numeri sono coinvolti.