Il potere di Gheddafi: una mappa
Non sarà dettagliatissima, ma quella che linko qui è una mappa del potere politico-economico di Gheddafi in Libia e nel mondo.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/03/il-potere-di-gheddafi-una-mappa/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/Image1.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/Image1-150x150.jpgIn fiammeeconomia,libia,moammar gheddafiNon sarà dettagliatissima, ma quella che linko qui è una mappa del potere politico-economico di Gheddafi in Libia e nel mondo.
[email protected]AdministratorTutto in 30 secondi
Avete qualche infomrazione in più sulla situazione in Libia?
Sembra pessima per i ribelli, spero di sbagliarmi ma il colonnello parrebbe all’offensiva, con qualche problema nelle città ma con ancora il controllo del deserto, una certa abbondanza di soldati, 25.000 mercenari, quindi in grado di isolare ed eliminare le sacche di ribellione un po’ alla volta.
Insomma il quadro è preoccupante, fino a pochi giorni fa avrei scommesso nella vittoria degli insorti (dopo un bagno di sangue), ma ora temo per un lungo declino della dittatura e una masiccia repressione.
Ho idea che la cosa non si risolverà molto in fretta. In nessuno dei paesi finora interessati dalle rivolte si è assistito a un confronto puramente militare. In queste condizioni Gheddafi può stare in sella per moltissimo tempo. Con la Libia siamo entrati in una dimensione internazionale del conflitto che rischia, alla lunga, di dar ragione al colonnello. Io, se dovessi fare una strategia, tenderei a rendere Tripoli una enclave di Gheddafi a tempo indeterminato.
Più la guerra dura più sarà arduo per gli insorti, che sono mal addestrati, mal equipaggiati e mal armati rispetto ai regolari, e sopratutto mancano di disciplina, comandanti professionali, strategie adeguate, addestramento. Gli irregolari in genere sprecano munizioni e maltrattano il loro equipaggiamento, quindi hanno bisogno di più rifornimenti dei regolari pur avendone, di fatto, meno.
(inoltre non sembrano in grado di utilizzare le parti più moderne del loro equipaggiamento, a Bengasi la Tv mostrava una batteria di SAM nelle mani dei ribelli, ma i caccia di Gheddafi vengono affrontati da vecchie batterie da 23mm)
Oltre tutto pare che i mercenari in Libai siano già 25.000 (anche se forse questa è la classica esagerazione giornalistica). Sono cifre molto alte per un paese di circa 7 milioni di abitanti, in cui i regolari erano circa 50.000, non sappiamo quanti siano passati agli insorti, ma le defezioni stanno diminuendo e l’aviazione sembra tornata operativa.
Da fonti giornalistiche sembrerebbe che gli insorti dispongano di circa 22.000 “soldati” del nuovo esercito libico e una o due migliaia di volontari non inquadrati.
In realtà se i ribelli voglino vincere devono prendere Tripoli alla svelta, oggi è venerdì, niente rivolte?
Se il conflitto si internazionalizza il coinvolgimento dell’occidente può fare più male che bene, ed oltretutto non sarebbe affatto una ipocrita “missione di pace”, ma una vera e propria missione di guerra (le “no fly zone” sono già dichiarazioni di guerra, sono costose, richiedono bombardamenti wild weasel e di interdizione ecc., per essere pronti occorerebbe un mese).
Egitto e Tunisia che fanno? Non è scattata alcuna solidarietà “rivoluzionaria”?
Una divisione corazzata regolare egiziana e un pò di caccia basterebbero a mettere in sicurezza la Cirenaica, con due o tre divisioni regolari egiziane in una settimana sarebbe tutto finito. Anche solo il peso psicologico dell’arrivo egiziano porterebbe i regolari libici ad abbandonare il colonnello.
L’Egitto ha quasi 500.000 soldati regolari ben armati ed addestrati, un’aviazione gigantesca per gli standard africani, mentre non pare serva una grande marina (visto che l’unica forza armata che ha abbandonato Gheddafi sembra sia la marina).
Le forze armate tunisine invece non sono abbastanza grandi e forti per influire, da sole, ma se gli egiziani entrano a Sirte potrebbero attivarsi, o quanto meno agire come diversione di forze.
Se qualcuno (l’Egitto, condividendo molti equipaggiamenti con la Libia è il candidato ideale) almeno non rifornirà abbondantemente gli insorti, questi perderanno entro una settimana.
Politicamente è strategico controllare le città, ma militarmente bisogna controllare il deserto, se questa è una guerra gli insorti sono messi molto male, stanno facendo una guerra di posizione mentre Gheddafi fa guerra di movimento.
Quindi temo che potrebbe risolversi, molto male, molto in fretta.
@Valerio
Forse la “solidarietà rivoluzionaria” non è scattata perché gli insorti non rappresentano una quota così rilevante della popolazione, e sicuramente le loro istanze si riducono alla defenestrazione di Gheddafi. Cosa pensiamo di ottenere da un dopo Gheddafi in termini di leadership o assetto costituzionale?
Inoltre – e domando a Lorenzo – quale giudizio dai della copertura mediatica dell’evento? Ieri sera ho visto ad annozero un acclamato servizio giornalistico imbarazzante in termini di cronaca e testimonianza del numero di feriti e morti, quantità di ribelli, prove tangibili di un conflitto cruento, partecipazione della popolazione…
Altro che rivoluzione, in Libia è più una rivolta di una parte marginale a cui stiamo attribuendo motivazioni, scopi e cause occidentali.
Che ne pensate?
Nella nostra mailing-list è girata questa cosa di annozero e ho visto il pezzo. Probabilmente scrivero un post al riguardo.
Penso che la rivolta vi sia e sia abbastanza generalizzata. Il problema sta nel fatto che a differenza di altri paesi lì c’è una risposta militare e questo rende il tutto molto più opaco anche dal punto di vista dell’informazione. Ciò che in molti forse non vedono è il fatto che Gheddafi ha messo in atto una strategia di difesa sia militare che mediatica.
http://30secondi.wordpress.com/2011/03/05/allahu-akbar-e-linno-della-libia/
@Ugo
La rivolta sembrerebbe di massa, o meglio, come tutte le rivoluzioni (eccetto forse quella iraniana del 1979, che coinvolse veramente la grandissima parte della popolazione) c’é una parte considerevole (ma non maggioritaria) della popolazione che non accetta più il regime esistente ed è disposta a rischiare di morire per cambiarlo.
Quanto sia grande questa parte da qui, seduti comodamente in poltrona, è difficile dirlo, forse impossibile. Comparatisticamente però bisogna notare che quasi tutte le grandi rivoluzioni occidentali degli ultimi 300 anni hanno coinvolto molto meno del 30% della popolazione adulta.
Sulle istanze dei rivoluzionari “arabi” in Italia c’è pochissima informazione, i partiti d’opposizione Egiziani mi erano noti anche prima del 2011, mentre devo dire che di quella libica non si sapeva gran che prima e non si sa gran che oggi (non sono un islamista o un politologo). Molti dei protagonisti sembrerebbero avvocati, comunque oggi si riunisce il governo e inizieremo a capire chi sono, alcuni di questi sembrerebbero dei “moderati” del vecchio governo e dell’esercito, altri sono a me completamente sconosciuti.
Con Gheddafi non c’erano partiti d’opposizione, magari perseguitati o limitati come in Egitto e Iran. Con Gheddafi c’erano solo polizia segreta ed esecuzioni di oppositori, persino la società civile libica era gestita, in parte, da membri della famiglia Gheddafi.
Democarzia e diritti umani sono le parole magiche per queste rivolte, ma evidentemente sono usate (com’è logico e naturale) per indicare cose differenti in paesi differenti.
Quindi se vuoi chiamarla rivolta fai pure, solo che poi devi chiamare rivolta anche il 1848, o il 1905, o il 1789 ecc, visto che la partecipazione popolare a quelle rivoluzioni fu piuttosto scarsa, il programma politico confuso, la leadership mutevole. (non sarò un islamista, ma sono uno storico)
Poi, non parlando arabo sono consapevole che potremmo attribuire “motivazioni, scopi e cause occidentali” a questioni squisitamente locali, ma già solo il fatto che le parole magiche siano democrazia e diritti umani, che le conseguenze siano (ad esempio) la cacciata dei dittatori, la libertà sindacale, la libertà di stampa ecc. rende queste rivolte non “occidentali”, ma figlie di quei valori universali che si attribuiscono alle rivoluzioni nate in Europa e nelle Americhe.
Comunque anche solo defenestrare Gheddafi non è poco.
Oggi si combatte duramente, malgrado alcune vittorie dei ribelli indichino come si sappiano difendere, resto piuttosto pessimista, sopratutto se Ajdabiya cade nelle mani del colonello.
Però anche solo il fatto che si combatta, che ieri si sono comunque tenute manifestazioni di protesta a Tripoli (mentre la polizia sparava, e non solo lacrimogeni), implica che l’opposizione Libica si sta dando strutture, organizazzione, abbia una diffusione “capillare” consenso e forze, all’est come all’ovest.
Una cosa che invece, a naso, mi sembra assurda è pensare che il dopo Gheddafi possa essere una Libia somalizata. La Libia ha un Pil pro capite da paese UE, ha un tasso di analfabetismo che è tra i più bassi dell’Africa, ha un economia basata su terziario e industria non sull’agricoltura di sussistenza. Non credo, inoltre, che i clan e le tribù di cui si vocifera così tanto siano ancora forze reali nel paese (un paese industrializzato ancora endogamico? mi sembrerebbe strano), mentre ha tra i suoi vicini stati forti ed autorevoli (poi c’è anche l’Italia). Insomma condizioni opposte agli stati deboli, poveri, analfabeti, privi di risorse, agricoli, clanici ecc. come la Somalia.
la solmalizazione sembra uno spauracchio, come Al Quaeda, usato da Gheddafi e i suoi per squalificare gli insorti.
Nono ho visto anno zero quindi di quello non posso parlare.