La politica in Libia è morta nella culla
Da qualche giorno Valerio commenta ampiamente i post di “Tutto in 30 secondi”, specialmente quelli riguardanti la Libia, tirando fuori una serie di conoscenze in un dominio che io davvero non copro: l’aspetto militare.
Riporto qui sotto la sua ultima fatica (spero non me ne voglia anche per l’editing che gli ho imposto) sottolineando, da parte mia, che la situazione in Libia ormai non ha più nulla a che vedere con quelle tunisina e egiziana principalmente per il fatto che in quei due casi le dimostrazioni e tutto ciò che è venuto dopo ebbero un carattere pacifico: la repressione lì ci fu ma non produsse, dall’altra parte, una resistenza armata o una guerriglia, cosa che invece si è verificata in Libia.
Pur essendo nata da premesse simili a quelle tunisina ed egiziana, la rivolta di Libia ha insomma rapidamente assunto i caratteri di un’insurrezione, scatenando una reazione della comunità internazionale che in Egitto e in Tunisia non c’è stata perché non aveva motivo di essere. Ciò ha favorito politicamente Gheddafi, che ha potuto scatenare la sua retorica e avviare la sua strategia mediatica.
Gli insorti libici, in questo momento, hanno già perso qualcosa di più di Ras Lanouf o Zawiya: in Libia “l’età della politica” è stata già archiviata.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/13/la-politica-in-libia-e-morta-nella-culla/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/Libia1.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/Libia1-150x150.jpgL'età della politica2011.02.17,libia,moammar gheddafi,rivoltaBreve aggiornamento militare.
Le forze ribelli paiono, giorno dopo giorno più depresse.
In molti casi di ribellione del passato si è assistito ad un crollo. Le truppe irregolari e quelle rivoluzionarie hanno una lunga tradizione storica di umoralità, implacabili nelle offensive ma pronte allo sbandamento nelle ritirate.
Però c’è anche dell’altro:
1) Nei combattimenti in Libia abbiamo assistito, a Ras Lanouf, a varie sconfitte delle truppe ribelli per incapacità e indisciplina, queste però tornavano sempre all’attacco. Forse abbandonavano Ras Lanouf con la stessa facilità con qui la attaccavano perché non erano di lì, infatti
2) infatti a Zawiya, dove combattevano praticamente nelle loro case, nel luogo natio, hanno resistito anche molto oltre ogni possibile previsione, combattendo, per scelta o per caso, in maniera tatticamente inteligente. Hanno continuato a lottare anche dopo aver subito perdite presumibilmnete catastrofiche, nella consapevolezza che non ci sarebbe stata pietà per i vinti, quindi
3) quindi se e quando le truppe di Gheddafi arriveranno nelle città mediterranee della Cireanica potrebbero essere coinvolte in combattimenti casa per casa in ambiente urbano particolarmente difficoltosi (e purtroppo sanguinosi per i civili), sulla falsariga di quanto accaduto a Zawiya piuttosto che a Ras Lanouf.
Per questo è presto per fare delle previsioni catastrofiste di una rapida o rapidissima fine della rivolta. che hanno preso il posto, sulla grande stampa, delle previsioni ottimistiche di 2 settimane fa, in cui sembrava che Gheddafi fosse un dead man walking.
I punti strategicamente più importanti per la difesa della Cireanica sono i due estremi dell’arco, oggi come durante la seconda guerra mondiale: Ajdabyia (che purtroppo è facilmente aggirabile) e il vecchio campo di battaglia di Bedda Fromm ad ovest, Tubruq e Bardia ad est.
Tra Ajdabya e Tuburq passa una via di collegamento diretta, lontana dalla costa, che permette di concentrare truppe alle spalle dell’altopiano costiero e inviarle in forze in ogni punto prescelto della costa (anche Al Tammimi e i passi tra Jardas al Abid e Barca, disegnando un arco interno al precedente, hanno un’importanza strategica).
Non conosco le zone controllate dai regolari e dagli insorti con precisione, comunque mi pare che i ribelli non controllino al 100% la pista sud dell’arco, e quindi siano già vulnerabili. Chi controlla le oasi interne della Cireanaica? Tipo Giarabub?
Se uno dei due punti alle estremità dell’arco cade la situazione per i ribelli si fa drammatica, se cede o viene assediata Tubruq (e quindi viene chiusa la via di rifornimento con l’Egitto), la situazione diventa tragica, anche dal punto di vista umanitario.
Però per quanto detto al punto 3) non necessariamente si risolverà tutto in pochi giorni. Bisogna da un lato vedere se i ribelli riescono ad assorbire il contraccolpo psicologico di dover combattere una guerra lunga in condizioni di relativa debolezza, dall’altro vedere se l’esercito Libico ha ampie scorte di munizioni (o riesce a contrabbandarne in abbondanza).
Questo punto è importante, visto che fino ad ora l’esercito regolare non ha praticato la repressione come una guerra di movimento, in cui servono relativamente pochi rifornimenti, ma come guerra di materiale e di annientamento, ovvero concentrando al fronte artiglieria e carri armati, praticando lunghi bombardamenti preparatori, per poi logorare i ribelli in piccoli scontri prolungati. Insomma consumando molte scorte, probabilmente contando sul fatto che le scorte dell’esercito regolare sono comunque molto superiori a quelle dell’esercito ribelle (che, come tutte le milizie, spreca moltissime munizioni, anche solo per sparare in aria).
In tutto questo aggiungo solo che i tempi tecnici per una no-fly zone sembrano allungarsi invece che ridursi, non stiamo assistendo (oppure non siamo informati a dovere) ad un ridispiegamento delle forze NATO in sud Italia e in Grecia, e, in aggiunta, 3-4 portaerei US-Navy che entrano nel Mediterraneo.
Per una no-fly zone servirebbero centinaia di aerei, oltre ai pochi AWACS (radar volanti) già dispiegati, non dovrebbero passare inosservati, oltre ad un pesante riarmo di Malta (che non mi sembra nemmeno preso in considerazione).
Insomma mi sto convincendo che tutta la questione No-fly zone sia un bluff, lanciato per vedere se Gheddafi si spaventa.
Non sta funzionando.
Rischia anzi di illudere gli insorti, con effetti deleteri sia sul morale, sia sulle relazioni tra i ribelli e l’occidente, che possono permanere anche nel lungo periodo, dopo la fine di questa crisi.
Quale onore,
Ovviamente non te ne voglio, anzi hai migliorato la forma, grazie.
Per formazione accademica sono uno storico militare, anche se il mio secolo è il XVI, qualcosa di strategia e guerra contemporanea lo capisco. Quindi non posso portare alcun contributo a questo blog sulla cultura araba o l’islamistica (son qui per imparare), ma volentieri cercherò di analizzare come si evolve la situazione militare sul campo.
Situazione che purtroppo non ha preso una buona piega per gli insorti, anche se per dirlo dipendiamo dalle fonti giornalistiche, che (specie quelle italiane) sono molto incoplete e provengono da persone spesso assai poco competenti. Persino più umorali e influenzabili delle milizie (oltre che, a pensar male, forse già in parte reclutate in un’opera propagandistica pro-intervento militare).
Avviso i lettori che per poter scrivere con cognizione di causa dovrei avere accesso a informazioni per ora mancanti sui media internazionali, (per esempio chi ha il controllo dei già citati punti forti nel deserto della Cireanica? Quanti sono gli insorti nella importantissima città di Misurata e negli altri relativamente pochi punti della Tripolitania sotto il loro controllo? Come sono armati? Perché Gheddafi ha scelto di attaccare la Cireanica prima di averli “ripuliti”? Quale livello di fedeltà mantiene Gheddafi in alcune unità militari non ancora coinvolte negli scontri? Ecc. ecc., e questo solo dal punto di vista dei quesiti strategici)
Quindi non prendetemi per oro colato, anzi, cerco di ragionare al meglio delle mie possibilità su una situazione che, purtroppo, conosco in maniera incompleta e indiretta.
“Rischia anzi di illudere gli insorti, con effetti deleteri sia sul morale, sia sulle relazioni tra i ribelli e l’occidente, che possono permanere anche nel lungo periodo, dopo la fine di questa crisi.”
non ci saranno relazioni con i ribelli, perche’ il criminale gheddafi li fara’ sparire tutti. La partita che si gioca, infatti, non e’ tra libici e muammar, e’ tra democrazia e tirannide, su scala mondiale. Le preoccupazioni della cina e della russia, stati in cui il crimine e’ al potere (ma non gli unici), son proprio sul cattivo esempio che questi venti di ribellione porterebbero nei loro feudi. Non si tratta solo di rapporti commerciali o zone di influenza, o di veti a prescindere. Il veto all’ONU sta li proprio per boicottare l’azione degli insorti, i quali vedranno il via libera alla no-fly zone solo dopo che i criminali occidentali (tra cui il complice e sodale italiano), saranno sicuri che non servira’ piu’, ossia che le forze ribelli armate saranno state spazzate via. A quel punto ci sara’ la repressione interna, di tipo politico (quello che fa la digos in italia, per capirci, con intimidazioni e distruzione di famiglie), che nel caso libico significa tortura, sparizioni, deportazione di famiglie.
I giornali di regime italiani addirittura “tifavano” per gheddafi, e molti dei loro lettori. Questo fa capire con chi stanno i criminali al potere in occidente: chi si somiglia si piglia. Quelli di Al-qaida, al confronto, sono dilettanti allo sbaraglio, che hanno fatto il colpaccio da esaltati solo in rare occasioni, che per giunta gli si sono giustamente ritorte contro.
In tutto questo, il drammatico tempismo del sisma in Giappone è lailiegina sulla torta: già, come diceva Valerio, si sapeva poco e male; ora, la Libia è letteralmente sparita dai giornali, non solo italiani. Comunque, l’occidente ha fatto l’ennesima grezza criminale.
ma poi, al di là di tutto, questa benedetta “no-fly zone”, anche se fosse stata messa in atto da subito, sarebbe stata davvero di aiuto ai rivoltosi? Propio sul piano militare, è solo la superiorità aerea che sta faendo la differenza sul campo?
D
Beh, per dire: stamattina stavano intervistando un leader anti-Gheddafi a Bengasi, che ha la responsabilità di un paio di vecchie unità navali dotate di armi relativamente pesanti. Gli hanno chiesto perché non le abbiano fatte uscire a copertura di Ras Lanouf, e lui ha risposto che senza No Fly Zone non se ne parla di farle uscire dal porto di Bengasi, l’unico risultato certo sarebbe stato perdere le imbarcazioni. In questo senso, la fa. Considera poi i dati che si possono ottenere con la ricognizione dall’alto per dirigere gli attacchi. Insomma, per Gheddafi sarebbe stata più dura.
@ Darmius
Hai colto il punto.
Ribadisco quello che ho già avuto modo di dire, il potere aereo di Gheddafi ha un forte impatto psicologico (perché per ora non pare che i ribelli siano dotati di aviazione, quindi subire un bombardamento aereo li fa sentire “inferiori” al nemico), ma ha uno scarso impatto pratico. Inoltre gli aereoplani di prima linea se si usano si consumano in fretta, quindi sono una delle apparecchiature più sensibili ad un embargo internazionale.
Comunque le sortite volate sembrano poche (nell’ordine della decina al giorno o meno, in crescita dopo la prima settimana), le bombe lanciate sono piccole, particolarmente vecchie e a caduta libera, molte mancano il bersaglio, molte addiritttura non esplodono e vengono mostrate alle telecamere ecc.
Gli elicotteri fanno più danni, ma rischiano di essere abbattuti dai ribelli (che hanno molte quadrinate da 23mm e qualche Strela 2, un missile anti-aereo quasi inutile contro un jet, ma molto efficace verso un lento elicottero)
Vediamo un po’ di “serie storica”:
Nella battaglia di Bin Jawad, una delle più grandi combattuta fino ad ora i ribelli hanno dichiarato 2 morti a causa dell’avizione e una sesantina per altre cause, oltre a 700 dispersi circa (presumibilmente 400 morti). Insomma un massacro, in cui però la parte del leone spetta all’artiglieria e ai cecchini (ed ai prigionieri fucilati).
Nella prima battaglia di Berga (vinta dai ribelli) nessun ribelle è morto per l’aviaziono, e una ventina di ribelli sono rimasti uccisi per le armi leggere e il tiro dei mortai, mentre i regolari si sono distinti per il vigliacco uso di scudi umani. L’aviazione ha comunque avuto un certo ruolo distruggendo un deposito d’armi appena fuori città.
Nella seconda battaglia di Ras Lanuf i ribelli hanno dichiarato 20 morti in generale per l’atiglieria e l’aviazione nella fase di preparazione, ingoro però quanti siano i caduti per la “semplice” aritglieria pesante e quanti invece siano i caduti per l’avizione, inoltre con “aviazione” in questo caso si intendono anche gli elicotteri.
Però l’attacco principale gheddafiano è stato portato avanti da una punta di lancia di una compagnia di fanteria meccanizzata ed un plotone carri sostenuto dall’artiglieria (corno sud-sud-ovest, che ha sfruttato la strada da cui i ribelli si rifornivano, attacando di sorpresa), mentre 3-4 battaglioni di fanteria meccanizzata premevano da ovest (diversivo-tattica di logoramento) e due compagnie di fanteria leggera d’élite (mercenari?) sbarcavano dal mare (corno nord-est dell’attacco a tenaglia).
Un’operazione convenzionale che ricorda molto quelle portate avanti dal generale O’Connor contro gli italiani in Cireanica nel 1941.
Le perdite dei ribelli in questo caso sono sconosciute ma sembrano alte forse anche altissime; poteva andare peggio perché i gheddafiani hanno dimostrato una scarsa capacità di sfruttare il sucesso bloccando le vie di ritirata con un’iboscata, oppure praticando un inseguimento agressivo dei ribelli in fuga (cosa che ad O’Connor nel ’41 non sarebbe sfuggita, non so se questo è indice di problemi di comando, imbecillità dei comandanti, problemi logistici, o di scarsità di organici).
A Gheddafi bastano carri armati e artiglieria per battere i ribelli da un punto di vista “tattico”, l’uso di mezzi da sbarco in questi giorni aggiunge un problema ai ribelli ben più grave dell’aviazione perchè impedisce di concentrare le loro forze, costringendo gli insorti a difendere una linea costiera sconfinata. I ribelli però, almeno in teoria, disporrebbero di alcune unità navali.
Gheddafi invece ha tre problemi strategici (e in nessuno di questi l’uso di aviazione può rivelarsi fondamentale):
1) deve occupare un territorio immenso con forze scarse (e spesso malfidate), mantenendo il controllo di quello che riconquista.
2) deve combattere anche in città metropolitane (Bengasi 600.000 abitanti con un interland enorme, Misurata 400.00 abitanti ecc.) o comunque grandi (Agedabia 140.000, Tobruch circa 120.000 ecc.) che semplicemente sono troppo grandi per essere conquistate stile Ras Lanuf.
3) ha il problema logistico di rifornire di munizioni il suo esercito (ed in questo caso la sua aviazione è parte del problema, essendo la forza armata che, potenzialmente, si “mangia” la parte più elevata di rifornimenti e carburanti)
Potremmo ipotizzare che l’esercito del rais sia ridotto (dopo le diserzioni, le fucilazioni e le battaglie) a 10.000 soldati (feriti e prigionieri esclusi), alcune migliaia (quanti?) di mercenari (vecchi e nuovi, molti dei quali di pessima qualità), qualche migliaia di marinai e avieri, oltre parecchie migliaia di paramilitari (poliziotti ecc., forse 20.000-30.000). semplicemente troppo pochi per progettare grandi offensive. Ma potrei sbagliarmi e se le cifre potessero essere anche solo triplicate i ribelli si troverebbero in grave inferiorità.
Inoltre i suoi rifornimenti di armi e munizioni potrebbero essere già scarsi e carenti per via dell’embargo internazionale; Bielorussia e Zimbawe gli restano relativamente vicini ed hanno una piena compatibilità con il suo arsenale. Quindi un piccolo contrabbando è possibile.
Fino ad ora si è combattuto attorno a “paesoni” strategici come Brega che ha 7.000 abitanti, acilmente aggirabili, solo Zawiha aveva più di 100.000 abitanti ed infatti si è combattauto a lungo (con atrocità da ambedue le parti). In questo caso inoltre, sfuttando l’ambiente urbano, i ribelli sono riusciti a distruggere alcuni carri amati, un risultato quasi eccezionale (nell’incompletezza delle fonti disponibili in rete si segnalano altri carri distrutti solo durante la rivolta di Bengasi, tutti vecchi T-55 della riserva e non i T-72 e T-64 delle unità di prima linea).
Gheddafi in questo caso ha dovuto usare molta artiglieria (inclusi i lanciarazzi a canne multiple), molti mortai pesanti, moltissime tecniche (che hanno subito perdite severe), carri armati, e due brigate meccanizzate-corazzate tra cui un’unità d’élite (la Khamis, comandata da uno dei figli di Gheddafi), oltre, sicuramente, ad alcune centinaia di mercenari esperti (tra i prigionieri rivendicati dai ribelli in altre occasioni vi sono anche mercenari bambino-soldato, quasi inutili in operazioni militari vere).
I combattimenti in ambiente urbano favoriscono (in genere) i difensori, sopratutto se il centro ubrano è sufficentemente ampio, con strade strette (purtroppo Misurata ha alcuni ampi viali e molte rotonde, si veda Google Earth), palazzi alti in cui piazzare centri di osservazione e cecchini (in Libia ci sono molti casermoni da 3-5 piani) alternati a quartieri di case addossate e con mura più spesse. Inoltre le dimensioni del centro abitato contano moltissimo, alcune città sono semplicemente troppo grandi per essere assediate adeguatamene da eserciti di poche migliaia di uomini. Inoltre se una città non è in mezzo al deserto, ma circondata da zone di macchia mediterranea, campi, paesi e paesini, villette ecc. diventa più facile muoversi nei dintorni della città anche durante un assedio (Bengasi in questo è perfetta, oltre tutto ha una serie di grandi anelli stradali concentrici che sembrano fatti apposta per formare delle linee di difesa, mentre le zone montuose della Cireanica godono di un’ulteriore difesa).
Le forze di Gheddafi, se le stime sulle loro dimensioni sono corrette, non possono attacare più di 1-2 bersagli alla volta e solo una metropoli da più di 100.000 abitanti la volta, inoltre anche se riescono a conquistarne una subirebbero perdite che (sebbene in genere pari a 1/3 circa di quelle dei ribelli) alla lunga si farebbero sentire, rendendo le poche brigate d’élite (ed in particolare le compagnie di fanteria e di prima linea) rimaste fedeli al regime delle formazioni “fantasma” a corto di organico.
Piuttosto che una no-fly-zone i ribelli hanno un disperato bisogno di armi contro-carro moderne, le immagini TV ci raccontano di cannoni senza rincuolo degli anni ’70 (che contro un T-72 non possono nulla) ed RPG, non si ha notizie nemmeno di mine anti carro, armi, invece, molto utili in quel contesto.
@Valerio: i ribelli avrebbero anche bisogno di leggere qualche disamina della situazione come la tua, tanto per ringalluzzirsi un po’ :-)
aarghhh, sentire parlare dell’utilità delle mine anticarro (sebbene per certi versi tu abbia ragione) mi fa accaponare la pelle!
Comunque, secondo le tue valutazioni, mi sembra di capire che a meno di un crollo verticale del morale dei ribelli, ci si può aspettare una guerra civile di lunga durata, tipo casa per casa. Insomma, una “libanizzazione”…
D
@ Darmius
Le mine anti carro (a differenza di quelle anti uomo) non sono proibite dalle convenzioni internazionali proprio perché raramente uccidono dei civili; per azionarle occorre un forte peso (a seconda del modello, ma parliamo di tonnellate) oppure una notevole massa metallica (se sono mine magnetiche).
Comunque nel 2000 ho fatto del volontariato in Kosovo, quindi capisco cosa vuoi dire, le mine (e le bombe a grappolo inesplose) all’inizio ti terrorizzano. Anche solo scendere dalla macchina per sgranchirti le gambe in un luogo “sicuro”, oppure fermarti a fare un po’ il turista fuori da una città (il Kosovo è meraviglioso) ti sembrano atti “eroici” e “terribili”.
La mia analisi non prevede automaticamente un conflitto prolungato, c’è solo la possibilità che questo si inneschi, oppure che il conflitto sia di media durata (3 mesi? 4?). Comunque al geografia (e la geografia “etnico-religiosa”) della Libia è troppo diversa da quella del Libano per permettere un conflitto interminabile ed auto alimentato.
Inoltre tutta questa analisi si basa su due presupposti:
1) I ribelli non si arrendono, né vanno in esilio.
2) Sia Gheddafi che i ribelli cercano la vittoria totale e non si arriva ad alcun compromesso.
Sul punto 1) è lecito nutrire dei dubbi (ovvero il morale dei ribelli potrebbe crollare da un momento all’altro, sopratutto se il cibo inizia ad essere razionato), il punto 2) mi sembra invece ormai palese.
Inoltre non escluderei la possibilità (che resta però improbabile) di un cambiamento di scenario, anche senza il coinvolgimento dell’occidente.
Per esempio Gheddafi per conquistare la Cireanica dovrà allungare enormemente le sue linee di rifornimento, se vai a rileggerti un qualsiasi testo sulla campagna nord africana della seconda guerra mondiale capirai quanto questo possa essere, da solo, causa di sconfitte (anche per eserciti relativamente forti).
In questo caso il conflitto si prolungherebbe ancora di più, ma solo se a Tripoli o altrove ricominciano le rivolte il regime può venire sconfitto, altrimenti continueremo a vedere città passare di mano nel golfo della Sirte. Il fronte interno resta forse il più grave problema per Gheddafi.
@ Stefano
per favore non esagerare nei complimenti.
Io sono qui in pantofole nel mio studio, i leader dei ribelli devono prendere decisioni sotto stress, magari sotto il fuoco nemico (alcuni sono morti), e contemporaneamente vedersela con una linea di comando assai poco chiara, senza avere uno straccio di certezza nell’assegnazione dei rifornimenti e senza conoscere (con ogni probabilità) nemmeno la strategia del loro governo (se ha una strategia militare).
Aggiungo solo che ho il sospetto (ingeneroso) che il comandante delle unità navali di Bengasi ha usato l’aviazione di Gheddafi come “scusa”.
Ora l’assalto dal mare è probabilmente avvenuto di sorpresa (non solo tattica, ma anche strategica), quindi non ha “colpa” nella caduta di Ras Lanuf.
Ma la marina dei ribelli potrebbe muoversi, perché Gheddafi ha limitate capacità anti nave (volare una sortita anti nave è uno dei compiti più difficili per qualsiasi areonautica), mentre le unità ribelli anche se non molto aggiornate e potenti hanno un minimo di capacità anti aerea e sembrerebbero in grado di affrontare le unità navali rimaste fedeli al colonello.
Piuttosto, fossi in lui, avrei timore di essere bombardato nel porto o di esservi imbottigliato dalle mine, visto che la marina libica ha grosse scorte di mine navali e una buona capacità di usarle (anche come ritorsione semi terroristica), come ha dimostrato anche negli anni ’80.
La ricognizione è un problema più concreto, ma, poichè le forze dei ribelli sono incapaci di combattere in campo aperto (se Gheddafi schiera i carri armati), si concentrano nelle città e nei centri abitati (oltre tutto questo potrebbe essere anche una sorta di riflesso “culturale”, visto che le reclute dei ribelli sono spesso cittadini), dove la ricognizione aerea ha un peso inferiore.