Libia: chi dà le armi a chi
Una recente inchiesta di Leonard Berberi sui legami del regime di Gheddafi con la Global Cst di Petah Tikva, un’agenzia israeliana “per la sicurezza” attiva in mezzo mondo per la fornitura di mercenari e armi ad alta tecnologia, gettava un ombra sul governo israeliano e sul suo appoggio militare – tramite l’agenzia – al regime libico.
Oggi DEBKAfile, un sito filo-israeliano che usa fonti di intelligence e militari in un mix che spesso sconfina nella fiction, afferma che è la Siria ad armare Gheddafi.
The Syrian and Libyan arsenals are fairly compatible: both are dominated by Russian military products, Mig and Sukhoi fighters and bombers, T-72 tanks, BM-21 rocket launchers, the same armored personnel carriers and anti-air and anti-tank missiles (fonte).
Nessuno ci dice, però, se qualcuno arma i ribelli, e chi.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/14/libia-chi-da-le-armi-a-chi/In fiamme
Il peso che “ditte” come la Global CTS stanno raggiungendo negli affari internazionali è sempre più preoccupante, anche perché se questa storia si rivelasse vera (cosa per nulla scontata), potremmo scoprire che la Global CTS si è mossa anche senza alcun OK da parte del governo israeliano.
(Poi aggiungerei che c’è sempre un po’ di paranoia nel vedere israeliani dappertutto, agenzie simili e altrettanto, se non più, spudorate esistono anche altrove, est-europa, Francia, USA, america latina, estremo oriente, africa sub-sahariana, Inghilterra, Svizzera ecc., molte ditte franco-africane sono specializzate anche in compiti ben più brutali di quelli della Global, come colpi di stato, repressione, massacri e guerra psicologica, al limite della pulizia etnica, insomma hanno quelle competenze che servono a Gheddafi: fucilare prigionieri senza battere ciglio, cannoneggiare centri urbani senza pensare che lì ci sono bambini ecc.).
In pratica (anche nelle forme di pagamento) si iniziano a verificare preoccupanti analogie con l’epoca dei condottieri, e dei colonnelli-imprenditori che, fortunatamente, consideravamo conclusa nel ‘600 o al più tardi nel ‘700. Fino a pochi anni fa queste vicende riguardavano relativemente poche nazioni dell’Africa sub-sahariana.
Chi arma i ribelli?
Nessuno, o meglio, può darsi che Francia e UK abbiano inviato piccole quantità di armi leggere, può darsi di no.
Ho visto un po’ troppi fucili FN FAL in televisione (si veda anche l’articolo su Mustafà Abud Al-Jeleil sul Worldcruch di oggi), ma si tratta di una delle armi occidentali più diffusa al mondo. Inoltre tra i fornitori tradizionali della Libia troviamo il Sud Africa, (paese in cui veniva prodotta su licenza come R1) e il Brasile (che lo ha prodotto su licenza come M964, producendone poi una versione aggiornata), ambedue queste nazioni hanno venduto molti dei loro vecchi fucili FAL negli anni ’90, quando hanno rinnovato i loro arsenali.
Insomma i fucili FN FAL potevano tranquillamente essere in qualche magazzino libico da anni.
Tutto il resto dell’equipaggiamento dei ribelli (come dei Gheddafiani) è di progettazione sovietica e/o cinese, in genere prodotto nell’ex patto di Varsavia tra gli anni ’70 e i primi anni ’90. Insomma é l’armamento standard dell’esercito libico.
Anzi la caratteristica di molte armi è quella dei essere relativamente vecchie, anche perché l’esercito libico era molto più grande 20-30 anni fa di quanto non sia oggi, quindi ha enormi magazzini pieni di armi vecchiotte ma ancora valide.
L’ipotesi più convincente, applicando il rasoio di Occam, è che all’inizio della rivolta i ribelli si siano impossessati delle armi nei magazzini, di quelle delle forze di polizia e di quelle delle guarnigioni passate con loro.
Dopo di che, in questo mese di guerra civile, non credo siano entrate in Libia grosse quantità di equipaggiamenti. Anche solo da un punto di vista logistico inviare armi in Libai è un incubo, sopratutto se le vie d’acqua sono controllate.
Anzi credo che i ribelli non abbiano ricevuto quasi nulla, mentre Gheddafi ha ricevuto un po’ di mercenari, anche se la maggior parte di loro probabilmente è entrata nel paese disarmata, come accade normalmente in questi casi.
La Siria (ma se è per questo anche l’Algeria e l’Iraq, e 1/3 del mondo) hanno molti armamenti in comune con la Libia, ed un po’ li ha anche l’Egitto (quasi per nulla la Tunisia). Il contrabbando di armi e munizioni in Libia è quindi relativamente facilitato dal fatto che ambedue gli eserciti usano calibiri (prevalentemente sovietico-cinesi) diffusissimi e relativamente economici.
Quindi non si può escludere che qualche paese NATO abbia inviato aiuti alle forze ribelli attingendo a piccoli depositi di armi ex-Varsavia catturate in Iraq o altrove, oppure acquistate (ed è relativamente facile) oppure perchè era un paese ex-Varsavia.
Quello che però mi fa dubitare di questo fatto è la quasi totale assenza tra i ribelli di armi che potrebbero essergli utilissime (ma tecnologicamente complesse), quali missili contro carro, artiglieria media e pesante, mortai pesanti, pezzi di ricambio per i carri armati, contraerea moderna, munizionamento avanzato ecc.
Alcune di queste armi (es. i missili contro carro, che sono cosa ben diversa dagli RPG) si possono contrabbandare in maniera abbastanza veloce, prelevandoli dalle scorte nei vecchi depositi iracheni catturati. Però non è avvenuto, o se è avvenuto nessuna fonte giornalistica ha parlato di queste armi, né esse stanno avendo un peso nei combattimenti. Con queste armi, probabilmente, Ras Laanuf sarebbe ancora in mano ai ribelli.
Persino i combustibili dei ribelli sono contingentati.
Persino i regolari sembrano combattere anche con vecchi fondi di magazzino, indicando come l’esercito Libico fosse piuttosto malmesso negli equipaggiamenti già da un po’.
Piuttosto il loro problema è, ora, attaccare centri sconfinati come Bengasi (più o meno le dimensioni di Milano) e Misurata (tra Brescia e Bologna), con effettivi relativamente limitati.(l’esercito Libico era piccolo anche nel 2010, la rivolta dovrebbe averlo assottigliato con le diserzioni, fonti giornalistiche segnalavano persino ieri diserzioni a favore dei ribelli e fucilazioni…, poi certamente ci sono le più numerose forze para militari di polizia, che però sono armate ed adestrate solo all’uso di armi leggere e non sono molto diverse qualitativamente dagli insorti in una battaglia convenzionale. Da qui l’esigenza di rinpolpare le fila con numerosi mercenari).
Non mi sono dimenticato di informarvi.
Semplicemente negli ultimi due-tre giorni la qualità di informazioni sulla rivolta in Libia, ed in particolra sulla situazione militare, è drammaticamente bassa e viziata dalla propaganda. Arma che ambedue i contendenti sanno utilizzare molto bene.
Le notizie degli ultimi due giorni sono essenzialmente queste:
1) è cominciata la battaglia di Misurata ed è veramente dura. Addirittura i ribelli rivendicano (fonte il Guardian odierno) la distruzione di ben 16 carri armati nemici nella periferia della città
2) è cominciata la battaglia di Ajdabia, che è stata aggirata ad ovest con la conquista dell’aereoporto di Az Zuwaytinah. Qui i ribelli si sono giocati il loro jolly, facendo intervenire i loro reparti blindati ed una micro aviazione. Gheddafi dichiara di aver già conquistato la città ieri, oggi e probabilmente lo farà anche domani
3) Bengasi è alla portata delle forze di Gheddafi che iniziano manovre di ammorbidimento dell’obbiettivo (sopratutto bombardando l’aeroporto), ottenendo vantaggi psicologici sugli insorti. Piccole squadre della polizia segreta e dei servizi di Gheddafi sterebbero aggirandosi già in zona, ed una sarebbe stata catturata dagli insorti.
4) molte piccole sacche di resistenza in Tripolitania sono rimaste agli insorti, altre sono state “bonificate”, un termine neutro per descrivere una tragedia. Si combatte a Zintan.
5) nelle zone controllate da Gheddafi tutto tace.
Di no-fly zone si continua a parlare, ma appunto sono chiacchere, sebbene la posizione USA inizi ad indurirsi (se ho capito bene la Clinton, passaggiando per piazza Thair, si è sentita accusare di non fare abbastanza sulla Libia).
Nei primi giorni della rivolta alcuni reparti corazzati di stanza a Bengasi (tra cui il 36 battaglione carri) erano passati dalla parte degli insorti, stranamente, dopo aver mostrato qualche BMP e T-55 alle telecamere, non si erano più fatti vedere, oggi apprendiamo che sono impegnati attorno ad Ajdabia, ignoro però se saranno sufficenti.
In questo scontro pare si siano visti, per la prima volta, velivoli “ribelli” in azione (sia aerei che elicotteri), anche con attacchi alla forza navale gheddafiana che avrebbero provocato numerose perdite non confermate.
(NB questa notizia non mi sembra sia stata ripresa da alcun media italiano, l’affondamento, o anche solo il danneggiamento di tre unità navali da parte della mini aviazione ribelle sarebbe, se confermato, un dato eccezionale! forse è proprio per questo che Gheddafi sta facendo bombardare l’areoporto di Bengasi, visto che le sue forze aeree sembrano meno efficenti di quelle dei ribelli)
Interessante notare che ancora in questi giorni alcuni soldati di Gheddafi (e due piloti) abbiano disertato a favore dei ribelli. Questo vuol dire che Gheddafi starà pure vincendo, ma l’odio verso di lui monta anche all’interno delle sue vincenti forze armate.
Possiamo solo immaginare quale sia lo stato d’animo degli artiglieri che ubbidiscono all’ordine di fare fuoco di saturazione su quartieri densamente abitati di Ajdabia e Misurata (non a caso si segnalano fucilazioni di soldati libici che si sono rifiutati di eseguire ordini “sporchi” come questi).
Invece le forze ribelli del “people libian army”, ovvero i regolari passati alla ribellione, iniziano ad essere un minimo coese e coordinate, supplendo alle carenze iniziali dei miliziani. Purtroppo hanno impiegato troppo tempo a riorganizzarsi.
Tra la notte del 14 e la mattina del 15 i gheddafiani hanno eseguito un attacco aggirante sulla città di Ajdabia, molto favorito dalla fuga precipitosa di alcuni reparti di miliziani di Bengasi, che hanno lasciato soli altri reparti di miliziani (sia locali che di altre città) e i “regolari” dell’armata popolare.
Nalla notte del 15 marzo i Gheddafiani hanno subito alcune perdite da parte dei gruppi di ribelli rimasti in città ed hanno dovuto sgomberare alcuni quartieri (ma continuano a tenere alcuni luoghi simbolo, e buona parte della periferia ovest).
I ribelli sono quindi riusciti a riconquistare parte della città e a far intervenire il 36 battaglione carri da nord-est, riaprendo una via di comunicazione tra Bengasi e la città (che però è sottoposta al fuoco dell’artiglieria di Gheddafi).
Pare siano in corso scontri di carri armati nei sobborghi orientali della città, ma le informazioni sono molto viziate dalla propaganda. Comunque diversi carri sono stati persi da entrambi i contendenti e i ribelli hanno (pochi) T-55 contro molti T-55 e i più moderni T-72 dei reparti d’élite di Gheddafi.
A Misurata è concentrata la brigata Khamis (32°), ovvero un’unità d’élite che è una sorta di proprietà privata del figlio omonimo di Gheddafi, si segnalano alcune centinaia di mercenari stranieri aggregati a questa unità. Sono arrivati (o meglio tornati) un po’ alla volta attorno al 12, dopo aver dovuto combattere duramente a Zawhiya. Quindi ora la città è assediata da 2 brigate.
Questa brigata, dalla triste fama, è usata come spauracchio dalla propaganda di Gheddafi e viene quindi spesso segnalata in più punti contemporaneamente, ritengo per ragioni di guerra psicologica (ma è anche possibile che invi alcune sue compagnie speciali qua e la dove sono più forti i combattimenti).
Sorprendentemente si continuano a segnalare diserzioni di soldati regolari (di entrambe el brigate) a favore dei ribelli, ma la città è in grave difficoltà e sottoposta a bombardamenti d’artiglieria, soprattutto nella strategica zona dell’aeroporto.
I ribelli a Misurata stanno applicando alcune tattiche russe di combattimento in aree urbane (tra cui soprattutto si segnalano delle finte ritirate per attirare i carri nemici in aree di distruzione e imboscate). Probabilmente questa inteligenza tattica è dovuta al fatto che, sin dai primi giorni, la direzione militare della rivolta in città è stata presa dal personale dell’accademia militare areonautica, unitosi agli insorti dal rettore ai bidelli. Insomma a Misurata i ribelli hanno la più grande concentrazione di comandanti professionisti e i combattenti sono disciplinati.
Purtroppo dubito che abbiano munizioni e uomini a sufficenza per reggere ancora per molto, mentre Gheddafi può, volendo, posticipare l’assalto alla Cireanica e concentrare tutte le sue forze contro di loro.
Non pare però che lì nessun ribelle si stia arrendendo, malgrado la situazione, ma la città non può evidentemente reggere per settimane, al massimo per 5-6 giorni se nessuno perde la testa, solo poche ore se si diffonde il panico.
La resistenza di Misurata probabilmente stà spompando la brigata Khamis, è veramente difficile che un reparto, anche d’èlite, possa partecipare a due battaglie la settimana senza risultare poi menomato. Inoltre le brigate libiche hanno organici piuttosto risicati, più da reggimento che da brigata vera e propria.
Il nervosismo degli insorti nelle zone non ancora investite da Gheddafi, invece, è altissimo, si segnalano alcune defezioni, e svariate fuge in Egitto.
Temo un crollo dell’autorità del governo e una crisi delle vocazioni (all’aruolamento) se i ribelli non riescono ad ottenere una vittoria significativa al più presto.
Il cibo inizia a scarseggiare drammaticamente in alcune zone della Libia e a Misurata la fame potrebbe portare alla resa della piazza ancor prima dell’artiglieria. Questo problema sarebbe risolvibile dalla comunità internazionale, sopratutto per Bengasi, se volessimo mantenere un minimo di credibilità senza passare ad un coinvolgimento militare diretto.
Non credo invece alle segnalazioni rimbalzate in rete dell’intervento di alcuni reparti egiziani di truppe speciali in Cireanica.
Ah dimenticavo.
Nell’ultima settimana si è molto discusso di possibili invi di armi e munizioni bielorsusse in Libia, per via aerea, a sostegno di Gheddafi ovviamente.
Questa è una pessima notizia, perché vorrebbe dire che il bastardo ha risolto buona parte dei suoi problemi di rifornimenti. Ancora l’altro ieri pensavo che proprio i problemi logistici l’avrebbero portato alla caduta.
Se mi permettete una piccola considerazione italica, Berlusconi non è stato l’unico leader europeo a, come dire, leccare le natiche del Rais di Tripoli, ma è veramente l’unico della UE ad aver ricevuto il dittatorello bielorusso Alexander Lukashenko.
Altro tristo personaggio che non vedo l’ora di veder travolto da una rivoluzione…