Valerio ci offre di nuovo un’analisi su ciò che cambia con l’approvazione della no-fly zone in Libia.

Lo rimetto “in prima pagina” e mi astengo dal commentare.

Faccio presente soltanto che, curiosamente, l’approvazione della no-fly zone arriva nel momento in cui i ribelli iniziano a usare gli aerei.

Mazyar diceva questo, ieri:

Semmai si attaccase questa notte la Libia, la mia prima riflessione è che questa attesa sia stata frutto di un calcolo di balance of power.

Entrambi i contendenti, Gheddafi & Co. e i Ribelli hanno affrontato momenti estremamente duri, il primo prima, gli ultimi in questi ultimi giorni.

Il potere contrattuale è ai minimi per i ribelli, che sicuramente avranno condotti negoziati con inviati stranieri. Un intervento tempestivo avrebbe condotto i ribelli ad una vittoria (altrimenti improbabile…).

Così la vittoria sarà straniera e i futuri governi, semmai si riuscirà ad instaurare qualcosa di effettivo, sarà prigioniero in parte di questa logica.

L’Italia corre sempre in aiuto al vincitore (cit.) (vedi dichiarazioni di Frattini).

Le opinioni espresse in questo post sono estemporaneamente del sottoscritto.

Attendo obiezioni sollecite.

Ed ecco Valerio:

Non ci volevo quasi credere, ma la no-fly zone ora è un fatto.

Sono quasi le 2 e sto ancora aspettando che la Francia inizi a farla rispettare, con o senza gli apparecchi della Enterprise (l’unica vecchiotta portaerei americana in zona, per dire che anche la NATO ci credeva poco).

Gli aerei in Corsica e quelli della flotta del Mediterraneo possono già far qualcosina senza dover elemosinare basi all’infido alleato italiano. Negli ultimi giorni anche la RAF si preparava all’impresa (ma da sola può ben poco), forse sabato o domenica potrebbero cominciare anche loro.

Chissà se succederà qualcosa, per ora all’ 1,30 italiana, il Canada ha garantito l’invio di aerei (dove? Nessun lo sa, Grecia o Italia, vedremo).

Però direi che tutta la strategia di Gheddafi adesso viene azzerata, le diserzioni nel suo campo (oltre che le rivolte nel fronte interno) possono solo moltiplicarsi. La situazione sul campo, di cui vi parlavo oggi pomeriggio commentando un altro post*, andrà a modificarsi profondamente.

Il morale dei ribelli, che era quasi alla rottura, ha ricevuto una bella iniezione di fiducia (quasi commoventi le immagini da Bengasi, anche per uno come me, che era contrario alla no-fly zone e al coinvolgimento diretto dell’occidente).

Devo dire brava ENI, lungimiranti, malgrado avessero evidentemente più informazioni di noi sono riusciti a sbagliare tutto.

Nella ricorrenza del centenario dell’invasione Italiana ci facciamo sbattere fuori dalla Libia, da quella democratica almeno, che oggi è quella della cui vittoria scommetterei.

La nostra politica estera è degna un film dei Monty Phyton.

Comunque questa risoluzione è, a ben vedere, zoppa, con l’astensione di Cina, Brasile, Russia, India e Germania (ovvero di tutte le grandi potenze non NATO e di una delle principali NATO), e con l’Italia praticamente spettatrice (quando, anche solo per motivi geografici; dovrebbe essere protagonista). Non ho capito cosa voglia fare la Turchia e che posizione abbia l’Egitto, ma senza di loro varrebbe ancora meno.

D’altro canto, invece, la durezza della risoluzione, al netto delle modifiche imposte dalla Russia, resta notevole, la Libia gheddafiana è messa molto male, perché le forze (purtroppo temo solo NATO, con un paio di paesi arabi che danno il loro contributo pro forma) che imporranno la no-fly zone hanno quasi quasi le mani libere per volare sortite offensive di tipo CAS (supporto aereo ravvicinato) agli isorti, trovando delle scappatoie nella risoluzione.

Certo, perché queste forze aeree vadano a regime ci vorrà una settimana o due e bisognerà vedere quali nazioni garantiranno l’uso delle loro basi, ed anche che impatto avrà questa risoluzione sul Chad (l’unica nazione confinante con la Libia il cui governo è in ottimi rapporti con Gheddafi).

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* Negli ultimi due-tre giorni la qualità di informazioni sulla rivolta in Libia, ed in particolare sulla situazione militare, è drammaticamente bassa e viziata dalla propaganda. Arma che ambedue i contendenti sanno utilizzare molto bene.

Le notizie degli ultimi due giorni sono essenzialmente queste:

  1. è cominciata la battaglia di Misurata ed è veramente dura. Addirittura i ribelli rivendicano (fonte il Guardian odierno) la distruzione di ben 16 carri armati nemici nella periferia della città
  2. è cominciata la battaglia di Ajdabia, che è stata aggirata ad ovest con la conquista dell’aereoporto di Az Zuwaytinah. Qui i ribelli si sono giocati il loro jolly, facendo intervenire i loro reparti blindati ed una micro aviazione. Gheddafi dichiara di aver già conquistato la città ieri, oggi e probabilmente lo farà anche domani
  3. Bengasi è alla portata delle forze di Gheddafi che iniziano manovre di ammorbidimento dell’obbiettivo (sopratutto bombardando l’aeroporto), ottenendo vantaggi psicologici sugli insorti. Piccole squadre della polizia segreta e dei servizi di Gheddafi sterebbero aggirandosi già in zona, ed una sarebbe stata catturata dagli insorti.
  4. molte piccole sacche di resistenza in Tripolitania sono rimaste agli insorti, altre sono state “bonificate”, un termine neutro per descrivere una tragedia. Si combatte a Zintan.
  5. nelle zone controllate da Gheddafi tutto tace.

Nei primi giorni della rivolta alcuni reparti corazzati di stanza a Bengasi (tra cui il 36 battaglione carri) erano passati dalla parte degli insorti, stranamente, dopo aver mostrato qualche BMP e T-55 alle telecamere, non si erano più fatti vedere, oggi apprendiamo che sono impegnati attorno ad Ajdabia, ignoro però se saranno sufficenti.

In questo scontro pare si siano visti, per la prima volta, velivoli “ribelli” in azione (sia aerei che elicotteri), anche con attacchi alla forza navale gheddafiana che avrebbero provocato numerose perdite non confermate (questa notizia non mi sembra sia stata ripresa da alcun media italiano, l’affondamento, o anche solo il danneggiamento di tre unità navali da parte della mini aviazione ribelle sarebbe, se confermato, un dato eccezionale! Forse è proprio per questo che Gheddafi sta facendo bombardare l’areoporto di Bengasi, visto che le sue forze aeree sembrano meno efficenti di quelle dei ribelli).

Interessante notare che ancora in questi giorni alcuni soldati di Gheddafi (e due piloti) abbiano disertato a favore dei ribelli. Questo vuol dire che Gheddafi starà pure vincendo, ma l’odio verso di lui monta anche all’interno delle sue vincenti forze armate.

Possiamo solo immaginare quale sia lo stato d’animo degli artiglieri che ubbidiscono all’ordine di fare fuoco di saturazione su quartieri densamente abitati di Ajdabia e Misurata (non a caso si segnalano fucilazioni di soldati libici che si sono rifiutati di eseguire ordini “sporchi” come questi).

Invece le forze ribelli del “people libian army”, ovvero i regolari passati alla ribellione, iniziano ad essere un minimo coese e coordinate, supplendo alle carenze iniziali dei miliziani. Purtroppo hanno impiegato troppo tempo a riorganizzarsi.

Tra la notte del 14 e la mattina del 15 i gheddafiani hanno eseguito un attacco aggirante sulla città di Ajdabia, molto favorito dalla fuga precipitosa di alcuni reparti di miliziani di Bengasi, che hanno lasciato soli altri reparti di miliziani (sia locali che di altre città) e i “regolari” dell’armata popolare.

Nalla notte del 15 marzo i Gheddafiani hanno subito alcune perdite da parte dei gruppi di ribelli rimasti in città ed hanno dovuto sgomberare alcuni quartieri (ma continuano a tenere alcuni luoghi simbolo, e buona parte della periferia ovest).

I ribelli sono quindi riusciti a riconquistare parte della città e a far intervenire il 36 battaglione carri da nord-est, riaprendo una via di comunicazione tra Bengasi e la città (che però è sottoposta al fuoco dell’artiglieria di Gheddafi).

Pare siano in corso scontri di carri armati nei sobborghi orientali della città, ma le informazioni sono molto viziate dalla propaganda. Comunque diversi carri sono stati persi da entrambi i contendenti e i ribelli hanno (pochi) T-55 contro molti T-55 e i più moderni T-72 dei reparti d’élite di Gheddafi.

A Misurata è concentrata la brigata Khamis (32°), ovvero un’unità d’élite che è una sorta di proprietà privata del figlio omonimo di Gheddafi, si segnalano alcune centinaia di mercenari stranieri aggregati a questa unità. Sono arrivati (o meglio tornati) un po’ alla volta attorno al 12, dopo aver dovuto combattere duramente a Zawhiya. Quindi ora la città è assediata da 2 brigate.

Questa brigata, dalla triste fama, è usata come spauracchio dalla propaganda di Gheddafi e viene quindi spesso segnalata in più punti contemporaneamente, ritengo per ragioni di guerra psicologica (ma è anche possibile che invi alcune sue compagnie speciali qua e la dove sono più forti i combattimenti).

Sorprendentemente si continuano a segnalare diserzioni di soldati regolari (di entrambe el brigate) a favore dei ribelli, ma la città è in grave difficoltà e sottoposta a bombardamenti d’artiglieria, soprattutto nella strategica zona dell’aeroporto.

I ribelli a Misurata stanno applicando alcune tattiche russe di combattimento in aree urbane (tra cui soprattutto si segnalano delle finte ritirate per attirare i carri nemici in aree di distruzione e imboscate). Probabilmente questa inteligenza tattica è dovuta al fatto che, sin dai primi giorni, la direzione militare della rivolta in città è stata presa dal personale dell’accademia militare areonautica, unitosi agli insorti dal rettore ai bidelli. Insomma a Misurata i ribelli hanno la più grande concentrazione di comandanti professionisti e i combattenti sono disciplinati.

Purtroppo dubito che abbiano munizioni e uomini a sufficenza per reggere ancora per molto, mentre Gheddafi può, volendo, posticipare l’assalto alla Cireanica e concentrare tutte le sue forze contro di loro.

Non pare però che lì nessun ribelle si stia arrendendo, malgrado la situazione, ma la città non può evidentemente reggere per settimane, al massimo per 5-6 giorni se nessuno perde la testa, solo poche ore se si diffonde il panico.
La resistenza di Misurata probabilmente stà spompando la brigata Khamis, è veramente difficile che un reparto, anche d’èlite, possa partecipare a due battaglie la settimana senza risultare poi menomato. Inoltre le brigate libiche hanno organici piuttosto risicati, più da reggimento che da brigata vera e propria.

Il nervosismo degli insorti nelle zone non ancora investite da Gheddafi, invece, è altissimo, si segnalano alcune defezioni, e svariate fuge in Egitto.

Temo un crollo dell’autorità del governo e una crisi delle vocazioni (all’aruolamento) se i ribelli non riescono ad ottenere una vittoria significativa al più presto.
Il cibo inizia a scarseggiare drammaticamente in alcune zone della Libia e a Misurata la fame potrebbe portare alla resa della piazza ancor prima dell’artiglieria. Questo problema sarebbe risolvibile dalla comunità internazionale, sopratutto per Bengasi, se volessimo mantenere un minimo di credibilità senza passare ad un coinvolgimento militare diretto.

Non credo invece alle segnalazioni rimbalzate in rete dell’intervento di alcuni reparti egiziani di truppe speciali in Cireanica.

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Valerio ci offre di nuovo un'analisi su ciò che cambia con l'approvazione della no-fly zone in Libia. Lo rimetto 'in prima pagina' e mi astengo dal commentare. Faccio presente soltanto che, curiosamente, l'approvazione della no-fly zone arriva nel momento in cui i ribelli iniziano a usare gli aerei. Mazyar diceva questo, ieri: Semmai...