Sulla Libia non si può volare: cosa cambia
Valerio ci offre di nuovo un’analisi su ciò che cambia con l’approvazione della no-fly zone in Libia.
Lo rimetto “in prima pagina” e mi astengo dal commentare.
Faccio presente soltanto che, curiosamente, l’approvazione della no-fly zone arriva nel momento in cui i ribelli iniziano a usare gli aerei.
Mazyar diceva questo, ieri:
Semmai si attaccase questa notte la Libia, la mia prima riflessione è che questa attesa sia stata frutto di un calcolo di balance of power.
Entrambi i contendenti, Gheddafi & Co. e i Ribelli hanno affrontato momenti estremamente duri, il primo prima, gli ultimi in questi ultimi giorni.
Il potere contrattuale è ai minimi per i ribelli, che sicuramente avranno condotti negoziati con inviati stranieri. Un intervento tempestivo avrebbe condotto i ribelli ad una vittoria (altrimenti improbabile…).
Così la vittoria sarà straniera e i futuri governi, semmai si riuscirà ad instaurare qualcosa di effettivo, sarà prigioniero in parte di questa logica.
L’Italia corre sempre in aiuto al vincitore (cit.) (vedi dichiarazioni di Frattini).
Le opinioni espresse in questo post sono estemporaneamente del sottoscritto.
Attendo obiezioni sollecite.
Ed ecco Valerio:
Non ci volevo quasi credere, ma la no-fly zone ora è un fatto.
Sono quasi le 2 e sto ancora aspettando che la Francia inizi a farla rispettare, con o senza gli apparecchi della Enterprise (l’unica vecchiotta portaerei americana in zona, per dire che anche la NATO ci credeva poco).
Gli aerei in Corsica e quelli della flotta del Mediterraneo possono già far qualcosina senza dover elemosinare basi all’infido alleato italiano. Negli ultimi giorni anche la RAF si preparava all’impresa (ma da sola può ben poco), forse sabato o domenica potrebbero cominciare anche loro.
Chissà se succederà qualcosa, per ora all’ 1,30 italiana, il Canada ha garantito l’invio di aerei (dove? Nessun lo sa, Grecia o Italia, vedremo).
Però direi che tutta la strategia di Gheddafi adesso viene azzerata, le diserzioni nel suo campo (oltre che le rivolte nel fronte interno) possono solo moltiplicarsi. La situazione sul campo, di cui vi parlavo oggi pomeriggio commentando un altro post*, andrà a modificarsi profondamente.
Il morale dei ribelli, che era quasi alla rottura, ha ricevuto una bella iniezione di fiducia (quasi commoventi le immagini da Bengasi, anche per uno come me, che era contrario alla no-fly zone e al coinvolgimento diretto dell’occidente).
Devo dire brava ENI, lungimiranti, malgrado avessero evidentemente più informazioni di noi sono riusciti a sbagliare tutto.
Nella ricorrenza del centenario dell’invasione Italiana ci facciamo sbattere fuori dalla Libia, da quella democratica almeno, che oggi è quella della cui vittoria scommetterei.
La nostra politica estera è degna un film dei Monty Phyton.
Comunque questa risoluzione è, a ben vedere, zoppa, con l’astensione di Cina, Brasile, Russia, India e Germania (ovvero di tutte le grandi potenze non NATO e di una delle principali NATO), e con l’Italia praticamente spettatrice (quando, anche solo per motivi geografici; dovrebbe essere protagonista). Non ho capito cosa voglia fare la Turchia e che posizione abbia l’Egitto, ma senza di loro varrebbe ancora meno.
D’altro canto, invece, la durezza della risoluzione, al netto delle modifiche imposte dalla Russia, resta notevole, la Libia gheddafiana è messa molto male, perché le forze (purtroppo temo solo NATO, con un paio di paesi arabi che danno il loro contributo pro forma) che imporranno la no-fly zone hanno quasi quasi le mani libere per volare sortite offensive di tipo CAS (supporto aereo ravvicinato) agli isorti, trovando delle scappatoie nella risoluzione.
Certo, perché queste forze aeree vadano a regime ci vorrà una settimana o due e bisognerà vedere quali nazioni garantiranno l’uso delle loro basi, ed anche che impatto avrà questa risoluzione sul Chad (l’unica nazione confinante con la Libia il cui governo è in ottimi rapporti con Gheddafi).
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* Negli ultimi due-tre giorni la qualità di informazioni sulla rivolta in Libia, ed in particolare sulla situazione militare, è drammaticamente bassa e viziata dalla propaganda. Arma che ambedue i contendenti sanno utilizzare molto bene.
Le notizie degli ultimi due giorni sono essenzialmente queste:
- è cominciata la battaglia di Misurata ed è veramente dura. Addirittura i ribelli rivendicano (fonte il Guardian odierno) la distruzione di ben 16 carri armati nemici nella periferia della città
- è cominciata la battaglia di Ajdabia, che è stata aggirata ad ovest con la conquista dell’aereoporto di Az Zuwaytinah. Qui i ribelli si sono giocati il loro jolly, facendo intervenire i loro reparti blindati ed una micro aviazione. Gheddafi dichiara di aver già conquistato la città ieri, oggi e probabilmente lo farà anche domani
- Bengasi è alla portata delle forze di Gheddafi che iniziano manovre di ammorbidimento dell’obbiettivo (sopratutto bombardando l’aeroporto), ottenendo vantaggi psicologici sugli insorti. Piccole squadre della polizia segreta e dei servizi di Gheddafi sterebbero aggirandosi già in zona, ed una sarebbe stata catturata dagli insorti.
- molte piccole sacche di resistenza in Tripolitania sono rimaste agli insorti, altre sono state “bonificate”, un termine neutro per descrivere una tragedia. Si combatte a Zintan.
- nelle zone controllate da Gheddafi tutto tace.
Nei primi giorni della rivolta alcuni reparti corazzati di stanza a Bengasi (tra cui il 36 battaglione carri) erano passati dalla parte degli insorti, stranamente, dopo aver mostrato qualche BMP e T-55 alle telecamere, non si erano più fatti vedere, oggi apprendiamo che sono impegnati attorno ad Ajdabia, ignoro però se saranno sufficenti.
In questo scontro pare si siano visti, per la prima volta, velivoli “ribelli” in azione (sia aerei che elicotteri), anche con attacchi alla forza navale gheddafiana che avrebbero provocato numerose perdite non confermate (questa notizia non mi sembra sia stata ripresa da alcun media italiano, l’affondamento, o anche solo il danneggiamento di tre unità navali da parte della mini aviazione ribelle sarebbe, se confermato, un dato eccezionale! Forse è proprio per questo che Gheddafi sta facendo bombardare l’areoporto di Bengasi, visto che le sue forze aeree sembrano meno efficenti di quelle dei ribelli).
Interessante notare che ancora in questi giorni alcuni soldati di Gheddafi (e due piloti) abbiano disertato a favore dei ribelli. Questo vuol dire che Gheddafi starà pure vincendo, ma l’odio verso di lui monta anche all’interno delle sue vincenti forze armate.
Possiamo solo immaginare quale sia lo stato d’animo degli artiglieri che ubbidiscono all’ordine di fare fuoco di saturazione su quartieri densamente abitati di Ajdabia e Misurata (non a caso si segnalano fucilazioni di soldati libici che si sono rifiutati di eseguire ordini “sporchi” come questi).
Invece le forze ribelli del “people libian army”, ovvero i regolari passati alla ribellione, iniziano ad essere un minimo coese e coordinate, supplendo alle carenze iniziali dei miliziani. Purtroppo hanno impiegato troppo tempo a riorganizzarsi.
Tra la notte del 14 e la mattina del 15 i gheddafiani hanno eseguito un attacco aggirante sulla città di Ajdabia, molto favorito dalla fuga precipitosa di alcuni reparti di miliziani di Bengasi, che hanno lasciato soli altri reparti di miliziani (sia locali che di altre città) e i “regolari” dell’armata popolare.
Nalla notte del 15 marzo i Gheddafiani hanno subito alcune perdite da parte dei gruppi di ribelli rimasti in città ed hanno dovuto sgomberare alcuni quartieri (ma continuano a tenere alcuni luoghi simbolo, e buona parte della periferia ovest).
I ribelli sono quindi riusciti a riconquistare parte della città e a far intervenire il 36 battaglione carri da nord-est, riaprendo una via di comunicazione tra Bengasi e la città (che però è sottoposta al fuoco dell’artiglieria di Gheddafi).
Pare siano in corso scontri di carri armati nei sobborghi orientali della città, ma le informazioni sono molto viziate dalla propaganda. Comunque diversi carri sono stati persi da entrambi i contendenti e i ribelli hanno (pochi) T-55 contro molti T-55 e i più moderni T-72 dei reparti d’élite di Gheddafi.
A Misurata è concentrata la brigata Khamis (32°), ovvero un’unità d’élite che è una sorta di proprietà privata del figlio omonimo di Gheddafi, si segnalano alcune centinaia di mercenari stranieri aggregati a questa unità. Sono arrivati (o meglio tornati) un po’ alla volta attorno al 12, dopo aver dovuto combattere duramente a Zawhiya. Quindi ora la città è assediata da 2 brigate.
Questa brigata, dalla triste fama, è usata come spauracchio dalla propaganda di Gheddafi e viene quindi spesso segnalata in più punti contemporaneamente, ritengo per ragioni di guerra psicologica (ma è anche possibile che invi alcune sue compagnie speciali qua e la dove sono più forti i combattimenti).
Sorprendentemente si continuano a segnalare diserzioni di soldati regolari (di entrambe el brigate) a favore dei ribelli, ma la città è in grave difficoltà e sottoposta a bombardamenti d’artiglieria, soprattutto nella strategica zona dell’aeroporto.
I ribelli a Misurata stanno applicando alcune tattiche russe di combattimento in aree urbane (tra cui soprattutto si segnalano delle finte ritirate per attirare i carri nemici in aree di distruzione e imboscate). Probabilmente questa inteligenza tattica è dovuta al fatto che, sin dai primi giorni, la direzione militare della rivolta in città è stata presa dal personale dell’accademia militare areonautica, unitosi agli insorti dal rettore ai bidelli. Insomma a Misurata i ribelli hanno la più grande concentrazione di comandanti professionisti e i combattenti sono disciplinati.
Purtroppo dubito che abbiano munizioni e uomini a sufficenza per reggere ancora per molto, mentre Gheddafi può, volendo, posticipare l’assalto alla Cireanica e concentrare tutte le sue forze contro di loro.
Non pare però che lì nessun ribelle si stia arrendendo, malgrado la situazione, ma la città non può evidentemente reggere per settimane, al massimo per 5-6 giorni se nessuno perde la testa, solo poche ore se si diffonde il panico.
La resistenza di Misurata probabilmente stà spompando la brigata Khamis, è veramente difficile che un reparto, anche d’èlite, possa partecipare a due battaglie la settimana senza risultare poi menomato. Inoltre le brigate libiche hanno organici piuttosto risicati, più da reggimento che da brigata vera e propria.
Il nervosismo degli insorti nelle zone non ancora investite da Gheddafi, invece, è altissimo, si segnalano alcune defezioni, e svariate fuge in Egitto.
Temo un crollo dell’autorità del governo e una crisi delle vocazioni (all’aruolamento) se i ribelli non riescono ad ottenere una vittoria significativa al più presto.
Il cibo inizia a scarseggiare drammaticamente in alcune zone della Libia e a Misurata la fame potrebbe portare alla resa della piazza ancor prima dell’artiglieria. Questo problema sarebbe risolvibile dalla comunità internazionale, sopratutto per Bengasi, se volessimo mantenere un minimo di credibilità senza passare ad un coinvolgimento militare diretto.
Non credo invece alle segnalazioni rimbalzate in rete dell’intervento di alcuni reparti egiziani di truppe speciali in Cireanica.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/18/sulla-libia-non-si-puo-volare-cosa-cambia/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/s_SpaceInvaders_2.pnghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/03/s_SpaceInvaders_2-150x150.pngIn fiammefrancia,gran bretagna,libia,no-fly zone,onu
Mi auto commento senza ritegno, uscendo dal tema guerra (che bene o male conosco) per avventurarmi sul tema politica in nord africa-medio oriente (che invece ignoro in buona parte, o comunque conosco molto meno bene di molti altri):
Oggi l’occidente (o almeno una parte della NATO) sta organizzando i bombardamenti per sostenere i ribelli libici.
Questo vuol dire, da un lato, che nessun regime arabo è più intoccabile al 100%, e, dall’altro, che queste decisioni le prendono pochi paesi all’interno della NATO.
Alcuni paesi (Egitto, Tunisia) hanno provato con la repressione poliziesca e la censura. Hanno perso. (l’Iran no, ma hanno un trentennio di esperienza).
Altri (Libia, in parte il Bharein) hanno messo in campo l’esercito. In Libia hanno rischiato prima di perdere da soli, e poi si sono attirati l’attacco della NATO.
Altri ancora (Siria, Algeria) sono in mezzo al guado, la protesta inizia a farsi sentire anche se, sopratutto in Siria, pare poco organizzata, mentre in Algeria dopo aver ottenuto numerosi successi (via le leggi d’emergenza) sembra attenurarsi e non rovescia il governo.
Altri ancora fanno concessioni (Marocco, Girdania), talvolta populistiche (l’Arabia Saudita ha aumentato gli stipendi agli stali). I regimi così facendo rischiano di sembrare deboli senza aver soddisfatto l’esigenza di libertà.
Ora, però, tutti i dittatori sanno che non c’è una ricetta per sconfiggere i rivoluzionari, non basta più essere “amici” dell’occidente e dell’America per essere automaticamente giudicati “buoni” internazionalmente, indipendentemente da quante brave persone vengono torturate in galera.
Probabilmente iniziano ad avere paura.
All’opposto i rivoluzionari potrebbero essere portati a pensare che, nella peggiore delle ipotesi di repressione, l’occidente interverrà al loro fianco.
Lasciamo sedimentare per un paio di mesi queste considerazioni nell’oppinione pubblica internazionale, e vediamo cosa succede.
Quattro aggiornamenti volanti sulla Libia:
1) Moussa Kaussa (non Gheddafi) dichiara un cessate il fuoco unilaterale, intanto l’artiglieria libica bombarda tutti i fronti e sopratutto Misurata, cercando di finire il lavoro prima dell’inizio dei bombardamenti francesi. Non avevo quasi mai commentato le dichiarazioni del governo libico sia perché non sono un grande esperto, sia perché è evidente dall’inzio dei combattimenti che tutto ciò che Tripoli dichiara fa parte di una precisa strategia della disinformazione. Non ha alcun valore reale. Nemmeno credo (ma posso sbagliarmi) come testimonianza di differenze d’oppinione tra il ministro degli esteri e Gheddafi.
2) Il governo italiano invece non ha una strategia della disinformazione, semplicemente non ha una strategia. Diamo le basi? Diamo gli aerei? Ci schieriamo con la Germania (Bossi dixit)? Si alle basi, ma per scopi umanitari, no alle bombe (La Russa! no alle bombe? non può essere vero!)? Lealtà euro-atlantica (Frattini)? Trattiamo con Gheddafi fino all’ultimo (ENI)? Ogni ministro, deputato, senatore, boiardo di stato parla in libertà, del resto la nostra classe dirigente non ha una grande tradizione di politica estera ed è completamente digiuna di politica militare. Infatti facciamo salpare la porterei Graribaldi verso il golfo della Sirte senza aerei a bordo (?!?! l’idea è quella di farli arrivare a bordo se e solo se entriamo in guerra, insomma una trovata bizzantina).
3) Ma il mondo può fare a meno di noi, anche se per motivi geografici è un po’ un casino. La Francia ha cominciato nei giorni scorsi a potenziare il suo contingente aereo in Corsica, la RAF sta inviando oggi aerei a Cipro (dove già teneva alcuni squadroni e preparava la logistica), la Grecia (per non parlare di Malta, che non è membro NATO) non si sono esposte, mentre la Spagna si. due basi eree in stato di guerra, unità navali, squadriglie di F/A 18 e Mirage. Le portaerei nel golfo della Sirte diventeranno presto tre (la Garibaldi non la conto, la Cavour non è pronta al 100%).
4) I contingenti NATO per ora annunciati sono molto ridotti, simbolici: 6 F/A 18 Canadesi, 6 F 16 Belgi (con una fregata), forse un interessamento svedese (la Svezia non è un paese NATO) e qualche altro F 16 norvegese, solo USA, Francia, UK e Spagna (ma già meno) sembrano nell’ottica di un vero coinvolgimento. Quatar, EAU e forse Bharein (ma non ha già i suoi problemi?) serviranno giusto per dare l’impressione che ci sono anche paesi arabi coinvolti; le loro forze aeree sono, tutto sommato, trascurabili (eccetto quelle EAU) e solo il Quatar le ha garantite. Invece l’Egitto sembra sempre più vicino ai ribelli, anche se le informazioni a riguardo sono difficilmente verificabili. Insomma per una forza multinazionale occorreranno settimane, invece francesi ed inglesi (e, in percentuale minore rispetto alle loro possibilità, anche gli USA) saranno pronti a gironi, forze anzi sono già pronti (sopratutto l’aereonaval) ed attendono solo l’OK. Non so se sia vero ma si segnala che armi francesi sarebbero in arrivo in Cireanica, via Egitto, si tratta di “gipponi”, forse con armamento caccia-carri.
Da non esperta in materia volevo chiedere una cosa…
Perché la Francia si impegna così tanto a favore dell’interventismo? Dipende dal desiderio di avere un ruolo chiave nel Mediterraneo o c’è qualcos’altro? (se non sbaglio l’anno scorso o l’altranno Sarkozy, al di là dell’incarico in Europa aveva fatto valere il proprio peso diplomatico in medio oriente)
Anch’io non sono esattamente un esperto in questa cosa in particolare ma posso dirti che l’atteggiamento francese è dettato da motivi di interesse “strategico”.
E’ recente un accordo preliminare franco-libico
http://www.africa-times-news.com/2010/10/la-libye-et-la-france-saccordent-sur-un-partenariat-strategique/
Probabilmente i francesi pensano che con un nuovo governo non gheddafiano le loro chances in Libia siano migliori.
Quindi intervengono per primi, per poi sedersi all’eventuale tavolo dei vincitori.
Noi invece no. Non dico che dobbiamo intervenire, ma almeno avere una posizione chiara (vedi il commento di Valerio che elenca 3 o 4 posizioni diverse emerse in questi giorni).
Ultima cosa: forse la Francia ha interesse a svincolarsi dall’abbraccio mortale con il partner “storico” algerino sapendo che anche lì prima o poi la cosa si metterà male. Cercano insomma alternative energetiche…
Condivido in parte quello che dice Lorenzo.
Aggiungo che secondo me:
1) I Francesi vogliono far vedere al mondo di essere ancora una grande potenza, sia dal punto di vista militare, sia da quello ideologico (libertè, egalitè, fraternitè).
2) Questa guerra potrebbe servire a risolvere alcuni problemi di politica interna, non solo distogliendo l’attenzione dai porblemi economici,ma anche influenzando l’elettorato, sia verso l’oppinione pubblica “democratica”, sia verso l’elettorato mussulmano (che in Francia qualche punto percentuale lo esprime), ovvero due categorie che non sono proprio entusiaste di questo governo.
3) La Francia sottovaluta le enormi difficoltà di questo conflitto, che tutti in occidente danno già per vinto, ma che potrebbe ancora finire in maniera umiliante (l’ultima volta che un contingente franco-britannico ha provato a “fare da solo” in medio oriente è finita male… ricordiamo la crisi di Suez?).
Insomma stiamo entrando in guerra con una certa leggerezza, immemori delle possibili conseguenze, e sicuri di una rapida vittoria (ma anche nel 1914 erano sicuri di finire prima di natale).
Poi, ovvviamente, ovunque ci sia petrolio, in tempi di penuria come questi, ci sono interessi giganteschi. Interessi, però, che normalmente puntano ad una rapida pacificazione delle aree di conflitto, quindi la posizione dell’ENI (“forza Gheddafi fucilali tutti”) è più “economicistica” e vicina al portafoglio.
La Francia ha commesso, in questo senso, l’errore di puntare tutto sui ribelli già da molti giorni, se questi perdono addio contratti con la Libia per alcuni anni.
P.S.
Proclamare un cessate il fuoco unilaterale è, da molti anni, un eufemismo per “offensiva generale”, Gheddafi questo lo sa e si vede
Monty Pithon mi sembra un paragone cinematografico troppo lusinghiero. Direi più un misto fra i fratelli Vanzina e le parodie di Ciccio & Ingrassia (parodia di un vero governo, naturalmente), con qualche tratto di eros movie primi anni Settanta. Beh, certo, il cosiddetto ministro della difesa aggiunge anche una sfumatura di espressionismo tedesco alla Murnau, e il cosiddetto ministro degli esteri un vago ricordo dei Telefoni Bianchi: il fidanzato di buona famiglia che resta inebetito perché la sua bella s’innamora del maestro di tennis…
Chapeau Mizan,
Bisognerebbe trovare anche un paragone cinematografico per i leghisti; non essendo la Libia confinate con la Val Brembana non sanno proprio cosa fare e nel frattempo si astengono. Ma i migliori sono i “responsabili”, siccome vogliono alzare il prezzo dei loro vari tradimenti (ma di poco, non è che si vendano per cifre astronomiche) si rendono irreperibili in commissione.
Mentre D’ Alema (che una volta tanto l’aveva pure azzeccata…intendo sul fatto che forse, dico forse, non abbiamo già vinto e bisognerebbe pensare, senza allarmismi, a difendere la Sicilia) sembra un po’ un personaggio alla Ionesco, nessuno lo ascolta e chi lo ascolta si annoia.
Per intanto, una cosa che è cambiata è la rilevanza data da Repubblica alle notizie dalla Libia: rispetto a una settimana fa, Giappone e Libia si sono scambiati di posto. Insomma, sarò un vecchio romantico ma l’idea che notizie del genere vengano trattate alla stregua di mode del momento non mi va giù.
Eh, Valerio, per i leghisti sospetto che occorra risalire a un’era pre-cinematografica… direi la Commedia dell’Arte: Arlecchino (servitore di due padroni, fra l’altro), Sandrone, Capitan Matamoros, Rugantino, Pantalone… Anche se tutti i suddetti sono senza dubbio più simpatici. Risalendo ulteriormente nel tempo direi anche il Miles Gloriosus, e pure i fescennini; per citare Wikipedia: “… Lo spettacolo era costituito da un dialogo di tipo sboccato e licenzioso, forse per ingraziarsi la divinità fallica da loro adorata, e si svolgeva in un clima coinvolgente e molto sanguigno con personaggi mascherati che danzavano in preda ai fumi delle abbondanti libagioni…”
Alcune piccole noterelle.
I Tornado ECR Italiani in Libia oggi ufficialmente sono andati solo in ricognizione.
Direi che, come in Kosovo, è assai probabile che il governo dica di non bombardare, ma in realtà bombardi. Fossi un cinico ci scommetterei.
Alcune dichiarazioni odierne di La Russa (sulfureo e sibillino come al solito) mi lasciano pesare che qualche HARM sia stato lanciato.
Ora gli HARM non sono bombe a grappolo, sono ordigni ad altissima precisione progettati per autoguidarsi sulle emissioni radio dei radar nemici. Quindi non staremmo bombardando a tappeto Tripoli, ma stiamo bombardando (in segreto e da ipocriti) la contraerea libica.
Almeno 100 anni fa non lo facevamo di nascosto, come dei ladri.
Al più presto un aggiornamento sulla situazione, una volta che avrò capito un po’ come stanno andando le cose (anche perché l’intervento militare occidentale ha adesso il monopolio dell’informazione, mentre tra Bengasi e Sirte tanno succedendo molte cose che non riesco a capire, anche a Misurata i lealisti sembrerebbero, tutto sommato, ancora all’offensiva).
Dico solo che, almeno apparentemente, il dispositivo aereo della coalizione è, per ora, realmente ridotto (forse meglio così), mentre il bombardamento missilistico anglo-americano di ieri notte è stato standard per le dottrine USN e R.N, cioè gigantesco (114 missili!)
è l’unica missione fino ad ora che potrebbe davvero aver fatto parecchie vittime civili, anche se le cifre fornite da Tripoli sono inverosimili.
Le forze in campo sono veramente molto limitate.Togliendo la miriade di ricognitori, ricognitori elettronici, aereocisterne, trasporti ecc. le forze di prima linea si riducono a: USAF 3 B2, 10 F15, 8 F16, USMC 4 Av8 (non ancora impegati), Armè 8 Rafale e 4 Mirage 2000, Marina nazionale francese 8 Rafale e 6 Super Etendard (gli Etendard non ancora impegnati), RAF 6-12 Tornado e 12 Typhoon, Canada 6/7 FA18 (non ancora impegnati), Belgio 6 F16 (non ancora impegnati), Grecia 4 F16 (non ancora impegnati), Italia 4 Tornado e 4 Typhoon, Norvegia 6 F16 (forse già impegnati), Danimarca 6 F16 (impegnati?), Spagna 4 F/A 18 (non ancora impegnati) (nb ho segnato come impegnati tutti i contingenti che hanno fatto volare almeno uno dei loro aerei, solo RAF e Francesi li hanno inviati quasi tutti in almeno una missione). Il Quatar ha annunciato l’invio di 4-6 Mirage 2000, gli EAU 24 caccia di vario tipo, qualcosa potrebbe arrivare anche da altre parti, inclusa una ondivoga Turchia.
Il totale degli aerei di prima linea è (al netto della trentina di Quatar ed EAU) di circa 114-120 (alcune delle cifre che ho indicato sono ufficiali, ufficiosamente potrebbero essere meno inoltre gli aerei della Enterprise non stanno prendendo parte alle missioni, ma sono pronti ad ogni evenienza, così come molti altri Italiani, Francesi e USAF), meno della metà di quanto preventivato per rendere operativa una no-fly zone vera.
Oggi verosimilmente solo un ottantina di apparecchi sono già stati impegnati in missione, un terzo di quanto utilizzato il primo giorno del Kosovo (e che poi risultò insufficente, venendo aumentato fino a quasi 1.000 apparecchi di prima linea).
Però non si stanno eseguendo missioni da no-fly zone, la risoluzione ONU era molto discrezionale, permettendo in pratica attacchi mirati a praticamente tutte le strutture militari gheddafiane impegnate in guerra.
@Mizam
Non conoscevo i fescennini, sarebbero perfetti se non fossero di “Roma ladrona”, scommetto però che c’era un analogo più “celtico-ariano”.