Valerio:

Cerco di dare un aggiornamento in “90 secondi” sulla situazione militare Libia.

Tutta la conduzione strategica della guerra in Libia è stata, dal 17 febbraio, concentrata sul controllo delle città.

Questo vale sia per i ribelli che per i lealisti.

Per i lealisti questa strategia aveva un senso, anche se poi si è rivelata fallimentare.

In particolar modo una volta circondata Ajdabiya i gheddafiani hanno marciato direttamene su Bengasi, senza trascurare del tutto Misurata ma evitando di marciare su Tobruk.

Da un lato cercavano una corsa contro il tempo per prevenire ogni possibile intervento straniero, dall’altro tentavano di conquistare la capitale dei ribelli per schiacciarli politicamente.

Oggi i ribelli, protetti dalla no-fly zone, replicano la loro caccia alla città.

In particolare sono in corso duri scontri ad Ajdabiya, città in cui alcuni quartieri (centrali) sono in mano ai ribelli, circondati dai lealisti, a loro volta circondati dai ribelli (che hanno ripreso Zueitina e con essa interrotto i collegamenti via mare dei Gheddafiani).

Almeno una delle brigate lealiste sta pensando di arrendersi, o così si dice.

Il modo in cui questa resa avverrà, e il come i prigionieri saranno trattati, è fondamentale per tutto il prosieguo della rivolta.

Fino ad ora infatti molti soldati di Gheddafi hanno disertato, ma non c’è stata alcuna resa di massa, solo rese individuali o di piccoli gruppi. Alcuni prigionieri (tipicamente dalla pelle scura e quindi sospettati di essere mercenari) sono stati uccisi.

Se i prigionieri di Ajdabyia saranno maltrattati non ve ne saranno nemmeno in futuro, in caso contrario la voglia di resa potrebbe diffondersi anche ben oltre la linea del fronte.

Il migliore reparto di tutto l’esercito ribelle, il 36 ° Battaglione Saaiqa, è ancora circondato all’interno della città.

Le truppe che assediano i lealisti invece sono di pessima qualità, almeno dal punto di vista della disciplina formale e del comando (ma un generale libico, già in esilio negli USA, è arrivato sul posto, è un veterano della guerra del Chad e dovrebbe fungere da richiamo per i reduci), oltre che di equipaggiamento e armamento ancora precario.

Questa battaglia è ancora fondamentale per le sorti della ribellione. Anche solo per l’importanza nel recuperare il 36° battaglione, benché questo reparto, impegnato in linea dal 16 marzo, sarà ormai sfiancato.

Poi se i ribelli non cambiano strategia, evitando di immischiarsi in una battaglia per i porti del golfo della Sirte, e puntando invece ad un aggiramento strategico diretto su Tripoli o Misurata, la guerra è destinata a durare ancora a lungo.

Anche perché, malgrado i bombardamenti, l’esercito regolare libico regge ancora abbastanza bene (non in maniera impeccabile però).

Si segnanalano anche 2-3 violazioni della no-fly zone da parte delle sue forze aeree.

Un aereo libico sarebbe stato abbattuto dai francesi, ma potrebbe essere una manovra “propagandistica” per pareggiare il conto con l’affermazione (falsa) di un aereo francese abbattuto.

A Misurata i combattimenti continuano, la situazione lì è “disperata” da una settimana, con diversi tipi di problemi per i “volenterosi” che volessero contribuire alla difesa della città (raid ripetuti, dal 22 marzo, si segnalano in quella zona).

Però i ribelli non cedono. Forse proprio perchè Gheddafi tratta i prigionieri come ben sappiamo.

Secondo molte teorie i soldati danno il meglio di se sono rispettate tre condizioni: hanno un obbiettivo onorevole e psicologicamente stimolante a portata di mano, se vengono feriti le cure mediche sono tempestive e accurate, il nemico tratta male i prigionieri.

Gheddafi aveva queste condizioni la settimana scorsa, i ribelli potrebbero averle la prossima, se marciano verso un obbiettivo un po’ più appagante di Ra’s Lanuf (per esempio le carceri attorno a Tripoli…).

Sarebbe un’attacco alla garibaldina (o alla Che Guevara a Santa Clara se preferite), tutto coraggio e niente testa, ma questo è il tipo di operazioni che riescono meglio agli irregolari.

Ultima nota, con il decollo dell’operazione Protector i rifornimenti per Gheddafi diventano più difficili, ma è la via da Chad (con triangolazioni che coinvolgono Zimbawe e Bielorussia) quella per lui vitale.

Se si punta sull’esaurimento dell’arsenale lealista dovremo aspettare mesi e mesi prima della resa, e Gheddafi è sempre stato capace di violare gli embarghi, anche perché è difficile portare armi in Libia, ma è quasi impossibile impedire il contrabbando.

Se hai una montagna d’oro le munizioni riesci a procurartele sempre.

Lorenzo DeclichIn fiamme2011.02.17,guerra,libia
Valerio: Cerco di dare un aggiornamento in “90 secondi” sulla situazione militare Libia. Tutta la conduzione strategica della guerra in Libia è stata, dal 17 febbraio, concentrata sul controllo delle città. Questo vale sia per i ribelli che per i lealisti. Per i lealisti questa strategia aveva un senso, anche se poi si...