Ed invece l’ha spuntata l’americano: Khalifa Belqasim Haftar (o Huftur) è il nuovo capo di stato maggiore e comandante supremo dell’esercito ribelle.

Subentra al generale (in pensione) e ministro Abdul Fatah Younis.

Malgrado gli USA stiano (almeno ufficialmente) riducendo il loro appoggio ai ribelli e diminuendo il numero dei loro apparecchi (ma sarà vero?) sono riusciti a piazzare un uomo “loro” al comando.

Inoltre le voci che vedono Haftar legato alla CIA aumentano. Dopo tutto nei suoi quasi ventanni di esilio sarebbe difficile che un uomo come Haftar non sia stato corteggiato da tutti i servizi segreti americani.

Comunque cosa cambia?

Innanzi tutto Younis, pur esssendo, nominalmente, un generale non aveva mai comandato delle truppe in battaglia prima d’ora.

Tutta la sua carriera si era svolta nell’ombra, sia appoggiando Gheddafi nelle sue guerre non convenzionali degli anni ’70-’80 (pare sia stato per un po’ l’ufficiale di collegamento tra libici ed IRA), sia lavorando come burocrate e ministro.

Haftar invece ha combattutto a lungo, facendo una lunga carriera dalla gavetta durante gli anni ’70 e raggiungendo rapidamente ruoli di grande responsabilità durante la guerra con il Chad negli anni ’80, sia nello stato maggiore di Massoud Abdelhafid, sia come comandante indipendente.

Si è fatto una fama di ufficiale amato dai suoi uomini, e attento al loro benessere e alla loro sopravvivenza, molto esperto nell’uso dell’artiglieria ma prudente e poco propenso alle offensive e agli attacchi di sorpresa.

Inoltre pare che fosse piuttosto brutale e duro con il nemico, cercando sempre lo scontro d’annientamento e non combattendo in maniera particolarmente cavalleresca (ma quando si parla di conflitti africani dimentichiamoci gli ufficiali-gentiluomini).

Insomma uno stile di combattimento tutto sommato simile a quello dei comandanti libici lealisti.

Nel 1987 era uno dei generali più popolari dell’esercito libico, motivo per il quale Gheddafi lo trasformò nel capo espiatorio della sconfitta in Chad e iniziò ad emarginarlo.

Prima di finire su una graticola Haftar se la svignò in occidente con la famiglia, si può pensare che fosse in qualche modo coinvolto nei tentativi di colpo di stato contro Gheddafi del 1986 e del 1988.

Classici colpi di stato militari in cui si cercava di mettere una pezza alla follia strategica del Qa’id, all’epoca in guerra contro Francia, USA, Sudan e Chad, mentre le relazioni con l’Egitto rimanevano pessime e si tiravano Scud contro Pantelleria.

Credo che il generale Haftar, se vuole battere i lealisti, dovrebbe rinnegare le sue tattiche abituali ed ispirarsi a quelle che i chadiani usarono proprio contro di lui nel ’86-’87, durante la cosiddetta “guerra delle Toyota”.

Ovvero grandi aggiramenti strategici, attacchi sempre alle spalle, mobilità fuori strada, ricerca della sorpresa sia tattica che strategica, capacità di disperdere e riunire alla svelta i reparti, autonomia e decentramento del comando sul campo, eliminare le piccole guarnigioni nemiche per isolare quelle grandi, oltre ovviamente all’appoggio (già allora) dell’aviazione francese.

Per poterlo fare gli mancano solo armi contro carro moderne.

 

Valerio PeverelliIn fiammeguerra,Khalifa Belqasim Haftar,libia
Ed invece l’ha spuntata l’americano: Khalifa Belqasim Haftar (o Huftur) è il nuovo capo di stato maggiore e comandante supremo dell’esercito ribelle. Subentra al generale (in pensione) e ministro Abdul Fatah Younis. Malgrado gli USA stiano (almeno ufficialmente) riducendo il loro appoggio ai ribelli e diminuendo il numero...