Tra il 30 marzo e l’9 Aprile i combattimenti tra ribelli e lealisti si sono concentrati (oltre che nelle montagne dell’ovest e a Misurata) sopratutto nella striscia di terra tra Brega e Ajdabiya.
Anche con cambi di fronte continui su e giù lungo la stada, sembra che l’esercito dei rivoltosi sia incapace di operare a distanza da questa arteria di comunicazione.

L’appoggio aereo della NATO sopra Ajdabiya è stato discontinuo, forse anche perché ci sono stati diversi incidenti di “fuoco amico”, forse perché nei giorni scorsi le (non irresistibili) forze alleate si sono spostate sopra l’ovest.

Ma si è evidenziata anche un’altra insufficenza della NATO (voluta? dovuta alla mancanza di comunicazione con i ribelli? ad incapacità o scarsità di mezzi?). Infatti i ricognitori dell’alleanza o non si sono accorti, o non hanno segnalato ai ribelli, che dalla notte dell’8 era in corso una massiccia operazione di aggiramento strategico delle loro posizioni, con movimenti fuori strada attraverso il deserto.

Infatti, nella mattinata di ieri, notevoli forze lealiste, con tecniche e trasporti, appoggiate da artiglieria e carri, hanno attaccato la città da Nord, Sud e Ovest, dopo averla aggirata dal lato del deserto. La sorpresa è stata notevole visto che un gruppo di ribelli stava compiendo una ricognizione armata nei pressi di Brega ed ha rischiato di essere tagliato fuori.

Si segnala anche la presenza di una quinta colonna all’interno della città, ma è difficile capire cosa ci sia di vero in queste voci (che probabilmente sono frutto, anche, delle paranoie dei ribelli e della propaganda di Gheddafi).

Tra ieri ed oggi si è combattuto molto duramente in città, anche se alcune unità di ribelli si sono ritirate precipitosamente, pare che il colonnello-generale Haftar sia in città (p.s. il grado di Haftar è un problema, in quanto lui si riconosce il grado di generale, che merita contando l’anzianità di servizio, e che gli è stato conferito anche da un gruppo politico di esiliati, mentre altri gli riconoscono solo quello di colonnello, ovvero il grado che aveva nel 1988, quando andò in esilio. Comunque, se fosse davvero un uomo della CIA, gli americani non lo stanno aiutando molto).

Intanto la NATO era quasi latitante da questo fronte, dichiarando la distruzione (per mano della RAF) di soli due carri armati il 9, e 11 tra questa notte e la conferenza stampa di mezzogiorno (molti dei quali a distanza dal campo di battaglia). Ma la crisi dei ribelli era notevole e suppongo che abbiano tempestato i loro comandi di richieste di rinforzi e appoggio.

Quindi l’aviazione ribelle, minuscola e a corto di rifornimenti, ha fatto partire almeno 4 sortite. Una di un elicottero d’attacco (che dovrebbe essere riuscita, anche se i lealisti lo dichiarano abbattuto), almeno una di un apparecchio da bombardamento, che la NATO ha costretto a terra, (ma esplosioni di bombe sono state segnalate ad ovest della città, forse però addirittura attribuibili ad un aereo lealista), e due di elicotteri da trasporto, che i lealisti dichiarano di essere riusciti ad abbattere con la loro contraerea (ma non si capisce bene dove, forse nei pressi di Brega, anche se sarebbe illogico).

Se i due elicotteri da trasporto sono stati abbattuti davvero (ed è un grosso se) sarebbe una “piccola” catastrofe aggiuntiva, non solo perché i ribelli hanno poche macchine simili, ma anche perché i CH-47 Chinook (prodotti su licenza in Italia negli anni ’80) sono elicotteri pesanti e, con ogni probabilità, stavano portando in città truppe “scelte” (per le medie ribelli), una cinquantina ciascuno.

Quindi perdite che, se confermate, sarebbero pesanti (mentre in questi giorni le fonti giornalistiche riportano bilanci piuttosto contenuti delle perdite, probabilmente perché attingono solo dalle fonti mediche).

Attualmente la città è in parte nelle mani dei ribelli ed in parte in quelle dei lealisti, mentre la popolazione civile ha evaquato quasi completamente l’area dei combattimenti.

Si possono trarre alcune conclusioni da questa vicenda:

  1. La NATO non è più né efficace, né efficiente nel controllare Gheddafi.
  2. I ribelli sono stati salvati dalla 1973, ma ora subiscono anche le conseguenze di questa risoluzione, che non è a loro esclusivo vantaggio.
  3. I lealisti sanno combattere, malgrado la NATO, sopratutto nei primi dieci-quindici giorni, ha, con ogni probabilità e come documentato da più fonti, colpito duramente disorganizzando parte delle loro truppe.
  4. I ribelli hanno troppi pochi soldati al fronte, alcuni dei quali si danno alla fuga troppo precipitosamente, sono privi di rinforzi (addestrati), le cose potrebbero mettersi molto male.
  5. L’offensiva che i ribelli stavano preparando, con calma, per il prossimo mese, è stata presa di contropiede da Gheddafi, anche se non so se questa è una vera “grande offensiva” dei lealisti.

Riguardo a questi sviluppi la stampa italiana è piuttosto reticente, si ha una sorta di pudore nell’ammettere che, malgrado la NATO, Gheddafi se non proprio “vincente” è ancora all’offensiva.

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Aggiornamento.

Proprio in questi momenti la NATO si è tolta i guanti, e, cominciando poco dopo mezzo giorno, ha iniziato, nella regione di Ajdabiya ed anche in città, una serie ravvicianta di raid d’assalto al suolo.

Speriamo che le informazioni circa l’evaquazione di massa di civili dalla città siano vere, anche se non si può evaquare un capoluogo di provincia in poche ore.

I gruppi di combattimento lealisti hanno subito perdite elevate sotto i bombardamenti, sia di mezzi che di uomini.
Pare si stiano ritirando, ma non si può escludere nulla, la situazione è molto fluida.

Inoltre anche i ribelli hanno subito perdite pesanti, sopratutto nei pressi della porta occidentale della città.

Si segnalano anche alcuni ribelli, feriti con armi da fuoco, ma uccisi per sgozzamento.

La conclusione? Che se la NATO attacca, facendo la guerra, Gheddafi non riesce a marciare ad est, se invece fa da spettatrice i ribelli perdono ciò che hanno conquistato.

P.S.
Che qualcuno inizi a pensare, davvero, ad una spartizione della Libia?

Fino ad ora pensavo fosse una boutade, visto che la propagandava Borghezio.

Però è da settimane che la stampa internazionale e le agenzie si dimenticano di ricordarci come ampi tratti delle alture della Tripolitania siano ancora in mano ai ribelli o teatro di azioni di guerriglia.

In pratica i ribelli oggi, per gli occidentali, sono “quelli di Bengasi”, più al massimo Misurata.

Valerio PeverelliIn fiammeajdabya,guerra,libia
Tra il 30 marzo e l'9 Aprile i combattimenti tra ribelli e lealisti si sono concentrati (oltre che nelle montagne dell'ovest e a Misurata) sopratutto nella striscia di terra tra Brega e Ajdabiya. Anche con cambi di fronte continui su e giù lungo la stada, sembra che l'esercito dei rivoltosi...