Tralascio completamente il dibattito parlamentare italiano, ampiamente ideologico e fumoso, sulla nostra partecipazione ai bombardamenti in Libia (che ufficialmente si è per ora limitata e 2 Tornado e un solo raid).

La tralascio anche perché sul campo stanno succedendo tante cose, alcune delle quali importanti e preoccupanti.

Sul fronte occidentale, (i Gabel Nafusa, non più completamente ignorati dalla stampa nostrana) continuano i combattimenti.

In particolare pare che Yafran non sia caduta (o almeno non sia interamente caduta) nelle mani dei lealisti e continui a resistere – è una cittadina piuttosto grande e strategica), mentre Zintan ha subito bombardamenti con artiglieria pesante da parte dei lealisti almeno dal 27 Aprile.

In risposta a questi attacchi si segnalano i primi “grandi” bombardamenti della NATO nella regione.

Ma le notizie più “precise” ci giungono da Wazzin, sulla frontiera tunisina, in cui da quasi una settimana è in corso una battaglia.

In questi scontri ambedue le forze in campo sconfinano spesso in Tunisia, addirittura i gheddafiani il 28 e il 29 aprile hanno inseguito elementi ribelli oltre confine giungendo ad un passo da un vero scontro a fuoco con l’esercito tunisino ed uccidendo almeno una civile.

Inspiegabilmente il governo tunisino riconsegna a Gheddafi tutti i soldati libici che vengono catturati, o fuggono oltre confine per sganciarsi dai ribelli.

Sul fronte di Misurata i ribelli iniziano ad avere problemi di approvigionamento d’acqua, con l’acquedotto distrutto e inquinato dai lealisti, molti pozzi in mano nemica o inquinati dopo l’abbandono dei quartieri centrali da parte dei gheddafiani, e il desalinizzatore principale seriamente danneggiato dall’artiglieria.

Se l’assedio continuerà anche d’estate sarà molto dura.

Inoltre Gheddafi è riuscito a minare il porto, che poi la NATO l’abbia sminato immediatamente è un altro discorso. Comunque la marina lealista, dopo più di 40 giorni di intervento, è ancora in grado di svolgere missioni complesse di guerriglia navale.

In città i ribelli hanno guadagnato il quasi totale controllo del centro e di via Tripoli, mantengono il controllo del porto (ma hanno dovuto abbandonare molte zone industriali in quella zona, inclusi alcuni edifici alti, che nella guerra urbana sono importanti, sia come punti di osservazione per l’artiglieria, sia come postazioni per i cecchini), inoltre controllano le porte est della città e alcune aree sub-urbane e rurali.

I lealisti controllano invece l’areoporto e la porta ovest, dove sono in corso da l’altro ieri grossi scontri ravvicinati (anche con l’uso di carri armati) tra lealisti e ribelli, più saldo è il controllo della porta sud e dei quartieri circostanti.

I lealisti (che ovviamente non hanno lasciato la gestione dell’assedio alle tribù!) hanno organizzato un’offensiva (ancora in corso) contro il porto e un’altra verso il sobborgo agricolo di Zawiyat el-Mhjsub (o qualcosa del genere, il nome di questo sobborgo viene trascritto in molte grafie diverse).

Si sono invece ritirati dal centro, perchè probabilmente lì subivano troppe perdite.

Nel frattempo decentrano la loro artiglieria (che è così più difficile da colpire per la NATO) e la usano anche per attacchi terroristici contro i civili assediati.

Esistono numerose conferme indipendenti sull’uso di razzi Grad con sub munizioni (volgarmente definiti “bombe a grappolo”) su quartieri residenziali, così come si parla di sparizioni e rapimenti di civili nelle zone controllate da Gheddafi.

Se Zawiyat è importante per far entrare qualche rifornimento d’acqua e di viveri freschi in città il porto è addirittura fondamentale per la sopravvivenza della città.

Anzi il più grave errore dei lealisti negli scorsi 50 giorni di assedio è quello di aver concentrato lo sforzo principale su via Tripoli e il centro della città, lasciando il porto come secondo obbiettivo.

Chi controlla il porto ha in mano la città, quindi l’avanzata verso ovest dei ribelli può essere completamente inutile se i cecchini di Gheddafi si avvicianano abbastanza da mettere sotto tiro il porto.

La situazione in città è così calda che Emergency si è ritirata.

Sul fronte della Cireanica meridionale si segnala un’offensiva generale di Gheddafi, aiutato qui, parrebbe, da regolari chadiani e mercenari sub-shariani giunti anche via Niger.

Al-Jawf (el-Giof in epoca coloniale) è caduta nelle mani dei lealisti, mentre tutta l’oasi di Cufra e i dintorni sono teatro di confusi combattimenti in cui, francamente, non si capisce chi stia vincendo, e chi stia facendo cosa.

Questo fronte sostituisce il Gebel Nafusa come “fronte dimenticato”, ma è importante, perché, risalendo lungho strade e piste che rappresentano la storia della senussia, i lealisti potrebbero arrivare ad isolare la cireanica dall’Egitto, oltre a riconquistare (e sabotare) i pozzi di petrolio che sono alcune centinaia di km di deserto a nord della loro attuale posizione.

Il tutto con gravi difficolta per la coalizione, che non ha ancora mai operato così a sud. Insomma per applicare la no-fly zone alla frontiera chiadiana, agevolmente, servirebbero le basi aeree egiziane… (poi è chiaro che un aereo da bombardamento, facendo i necessari rifornimenti in volo, può decollare dall’Islanda e bombardare i Chad, ma costi e tempi dell’operazione salgono).

Sul fronte “principale” Brega-Ajdabiya la situazione è apparentemente in stallo e si scavano trincee.

La coalizione, in realtà, ha stoppato, negli scorsi dieci giorni, più di un tentativo di Gheddafi di aggirare le posizioni dei ribelli dal lato del deserto.

Questi nel frattempo si armano e si addestrano, ed imparano a usare l’artiglieria.

I lealisti invece hanno concentrato a Brega almeno 8 batterie di razzi Grad e alcuni cannoni da 152mm, mortai pesanti e carri armati (nascosti tra le case), scavato trincee, hanno predisposto fortificazioni fisse, campi minati, nidi di mitragliatrici ecc.
In pratica Brega è stata trasformata in quello che viene definito “porcospino”, ovvero è stata munita di un sistema difensivo a 360°, su più anelli concentrici, con un antemurale, a metà strada tra Ajdabia e Brega, di difesa flessibile affidata a pattglie di tecniche, imboscate predisposte, campi minati e piccoli punti fortificati.
I soldati lealisti in questa zona sarebbero una brigata di 3.000 uomini circa e un bel po’ di mercenari.

Insomma, detto in altri termini, di qui (eccetuati tradimenti e defezioni) non si passa più senza aver dovuto combattere una dura battaglia.

La quantità di aiuti che giungono a Gheddafi via Chad dovrebbe iniziare ad essere presa in considerazione dalla diplomazia internazionale, anche perché pare non si tratti solo di mercenari, ma di aiuti forniti da stati clienti o alleati alla Libia.

Stati su cui si può fare pressione, ottenendo con la diplomazia molto di più di quanto due Tornado possano fare con le loro bombe.

Sottolineo, come elemento strategico “permanente”, che le città hanno un eneorme valore politico, ma la guerra nel deserto si dovrebbe fare aggirandole e sfruttando il controllo del deserto stesso.

Quindi la caduta di Cufra nelle mani di Gheddafi e tutta quell’area meridionale, ha (o avrebbe, visto che la battaglia potrebbe essere ancora in corso) un suono sinistro, perché tende a rinchiudere sempre più le forze del governo di Bengasi sulla costa della Cireanica.

In una prigione costiera, da cui i volenterosi difficilmente saprebbero farla uscire, anche se nel frattempo (come sembra) l’armata popolare libica diventasse un vero esercito.

 

Valerio PeverelliIn 30 secondiguerra,libia
Tralascio completamente il dibattito parlamentare italiano, ampiamente ideologico e fumoso, sulla nostra partecipazione ai bombardamenti in Libia (che ufficialmente si è per ora limitata e 2 Tornado e un solo raid). La tralascio anche perché sul campo stanno succedendo tante cose, alcune delle quali importanti e preoccupanti. Sul fronte occidentale, (i...