Grazie a Miguel Martinez sono in grado di fare un’update alla vicenda dell’acqua della fonte di Zamzam.

Riprendo qualche parte di quel post e poi vi faccio l’update, anticipandovi che ciò che ne viene fuori è il paradigma perfetto di un mondo in cui il capitale privatizza il sacro, lo rende prima merce e poi merda.

Un Mondo B, quello dell’islamercato, ma sempre un mondo dominato dalle logiche del mercato.

Nel radere al suolo qualsiasi segno della storia della Mecca i sauditi hanno distrutto anche il sito della fonte di Zamzam, l’acqua più santa di tutto l’islam in considerazione del fatto che sgorga a una ventina di metri dal centro del mondo musulmano.

I sauditi, a settembre, annunciarono che avrebbero speso una montagna di denaro in un “progetto Zamzam”. Il progetto prevedeva che l’acqua di Zamzam venisse pompata verso un grosso “purificatore di acqua”.

Dopo questo trattamento l’acqua avrebbe avuto due destinazioni: una parte sarebbe stata ripompata indietro e fornita ai pellegrini in situ, un’altra sarebbe stata imbottigliata tramite i distributori automatici sparsi per la città.

Si sarebbe bypassato il divieto di commercializzare l’acqua di Zamzam in nome di una distribuzione pseudo-democratica.

Bene. Oggi arriva la notizia che queste bottigliette di acqua escono dai distributori automatici e vengono portate nei paesi d’origine, dove vengono vendute (immagino a prezzi esorbitanti).

O addirittura contrabbandate.

Hanno scoperto questo commercio a Londra e a Luton.

Lo dice la BBC.

La beffa – dalla merce alla merda – sta nel fatto che l’acqua di Zamzam venduta è piena di arsenico.

 

 

 

Lorenzo DeclichIslamercatoacquasanta,islam,islamercato,mecca,mercato,zamzam
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