Un impressionante numero di assurdità ed errori ha travolto l’informazione italiana negli ultimi giorni.

Magdi Cristiano Allam ha scambiato un ripetitore dei telefonini per un minareto e si è scagliato contro l’islam a Milano, perché lui “ama Milano”, ma in pochissimi se ne accorgono;

Santanché ha scambiato una bandiera di Freedom Flotilla per una bandiera di Hamas nella manifestazione per Pisapia e si è scagliata contro gli amici dei terroristi, ma da Santoro ci hanno messo una ventina di minuti prima di capire che Santanché delirava;

I giornalisti hanno scambiato le scomposte minacce di un imam di Tripoli per la fatwa (parere giuridico non vincolante) di un mufti e nessuno ha battuto ciglio;

Souad Sbai, parlamentare del PdL, ha scambiato un’associazione contro la legge francese sul burqa per un’associazione a favore di quella stessa legge. Poi ha usato quell’associazione per dire che la legge contro il burqa in Francia sta funzionando. Nessuno si è posto il problema di spiegare a Sbai che stava dicendo delle assurdità, nessuno ha raccontato che di multe contro le donne in niqab non ne è stata spiccata nemmeno una, che anche Sarkozy fa tanto rumore per nulla ma che intanto l’islamofobia monta;

Repubblica ha scritto Naqba invece che Nakba per indicare il giorno che commemora la “catastrofe” palestinese (esempio qui). Forse perché a quelli di Repubblica suona molto bene in rapporto alla parola niqab, che però non c’entra assolutamente niente. Però poi quando si deve scrivere correttamente niqab a volte ci si sbaglia e si usa nikab. Muoiono come mosche i palestinesi nel giorno della “catastrofe”, ma un giornale come “Repubblica” titola in prima pagina “Venti morti nel giorno della rabbia palestinese”, salvo poi correggersi nel titolo interno (facendo l’errore naqbanakba di cui sopra).

Ma quale “rabbia palestinese”?

Assimilare la “rabbia” alla “catastrofe” non è lecito.

Specialmente quando alla “rabbia” sono associate le “rivoluzioni arabe” di questi mesi.

Sebbene un legame fra esse e un settore dell’attivismo palestinese esista, non è corretto, è sbagliato sovrapporre le cose.

La nakba è la nakba. Vi è rabbia nel giorno della nakba, ma quello è un giorno della memoria.

Della memoria, non della rabbia.

Ora: il problema è di “massa critica”.

Quando i punti di riferimento, linguistici e memetici, cambiano continuamente e/o quando di fronte a una valanga di spazzatura non si reagisce, l’informazione inizia a essere usata da manipoli di banditi che perseguono i loro sordidi scopi.

La cosa è molto seria, molto seria.

Le persone che ho citato in questo post sono tutte islamofobe, tutte queste persone traggono forti vantaggi politici dall’esserlo.

L’erroneità, l’imprecisione dell’informazione le aiuta molto a fabbricare la propria spazzatura.

Non fate finta di niente, cari i miei operatori dell’informazione, mettetevi una mano sulla coscienza, fate qualcosa, usate quei 30 secondi in più a scrivere un pezzo, usate quei 30 secondi necessari a controllare l’esattenza di un termine, la veridicità di una fonte.

Ve ne prego.

 

 

Lorenzo DeclichDoppio velodaniela santanchè,giornalismo,islamofobia,magdi cristiano allam,nakba,niqab,suad sbai,velo
Un impressionante numero di assurdità ed errori ha travolto l'informazione italiana negli ultimi giorni. Magdi Cristiano Allam ha scambiato un ripetitore dei telefonini per un minareto e si è scagliato contro l'islam a Milano, perché lui 'ama Milano', ma in pochissimi se ne accorgono; Santanché ha scambiato una bandiera di Freedom...