Philip Alston è uno Special Rapporteur on extrajudicial, summary or arbitrary executions del Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

Lo scorso 28 maggio ha presentato il suo Study on targeted killings (studio sugli omicidi mirati) nel quale si chiede, soprattutto, fino a che punto la “risposta al terrorismo” e la “guerra asimmetrica” giustifichino, dal punto di vista giuridico, lo strumento dell’omicidio mirato in paesi contro i quali non si è in guerra.

La problematica è, esemplificando, la seguente:

  1. se io sono in guerra con l’Afghanistan e ammazzo con un drone un talibano in Afghanistan, questo potrebbe anche andar bene. Ma va ancora bene se io sono in guerra con l’Afghanistan e ammazzo con un drone un talibano in Pakistan?
  2. se io dichiaro guerra ad al-Qaida, che non è un paese ma una organizzazione, posso mandare il mio drone a inseguire alqaidisti in Yemen o altrove?

Le due domande non hanno una risposta semplicissima:

  1. se il mio drone in Afghanistan sbaglia, il problema si inquadra all’interno di una giurisprudenza codificata.
  2. se il mio drone sbaglia in Pakistan o in qualsiasi altro paese con cui non sono in guerra, il problema non si inquadra per niente, non solo perchè tu, drone, potresti anche colpire qualcuno che non c’entra niente, ma anche perché tu, dronista, presumi che quelli che stai inseguendo siano dei pericolosi alqaidisti e – al di là della buona fede che possiamo accordarti – potresti sbagliare.

L’ultima parte dello studio (conclusioni e raccomandazioni) è un lungo elenco di regole e precauzioni da seguire in fase di scelta, preparazione ed esecuzione dell’omicidio.

Una cosa del genere potrebbe suonare come un atto d’accusa nei confronti di chi, fino ad ora, ne ha eseguiti (talvolta sbagliando) ma, nei fatti,  potrà avere come unico effetto – forse – la creazione di una “burocrazia dell’assassinio mirato”.

Il che è evidente anche solo eseguendo una semplice analisi di porzioni di testo come questa:

Ensure that even after a targeting operation is under way, if it appears that the target is not lawful, or that the collateral loss of life or property damage is in excess of the original determination, targeting forces have the ability and discretion to cancel or postpone an attack.

O questa:

Ensure procedures are in place to verify that no targeted killing is taken in revenge, or primarily to cause terror or to intimidate, or to gain political advantage.

Risultato? Rileggi il titolo.

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Philip Alston è uno Special Rapporteur on extrajudicial, summary or arbitrary executions del Consiglio per i diritti umani dell'ONU. Lo scorso 28 maggio ha presentato il suo Study on targeted killings (studio sugli omicidi mirati) nel quale si chiede, soprattutto, fino a che punto la 'risposta al terrorismo' e la...