Cercherò di fare un “breve” riepilogo degli ultimi dieci giorni della guerra di Libia, dopo quasi un mese di silenzio.

Inizio con il dire che nel deserto, attorno a Al Kufra e Jalu, la situazione va normalizzandosi a vantaggio dei ribelli e il paventato arrivo di migliaia di soldati chadiani non si è verificato.

Negli ultimi venti giorni circa la NATO-volenterosi ha implementato gli attacchi, anche grazie a nuove consegne di bombe e alla ottimizzazione del coordinamento (impresa non facile, visto che l’avizione Giordana è anni luce da quella Svedese, nelle pratiche e nell’adddestramento).
Dopo il 10 maggio il numero delle missioni “d’attacco” si è stabilizato attorno alle 40-60 al giorno. Ancora “poche” ma forse sufficienti, e sicuramente più aggressive che all’inzio della guerra, quando la soprressione delle difese contraeree assorbiva la maggior parte degli sforzi.

La marina lealista, lasciata “colpevolmente” in pace dalla NATO era riuscita a rendersi pericolosa in diverse occasioni.
Il 12 e il 16 maggio ha cercato di attaccare Misurata, come in passato, solo che questa volta ha trovato due fregate inglesi e un’unità sottile francese sulla sua strada, subendo perdite.
Forse anche per questo il 19 la RAF ha attaccato i tre principali porti libici affondanto 7 pattugliatori-motovedette e 1 fregata e distruggendo un magazzino.
Il 21 maggio invece la marina francese ha deciso di rafforzare il proprio dispositivo di blocco, inviando (e la cosa può essere sospetta) un’unità da sbarco.

L’altra grande notizia è la fine, il 15 Maggio, dell’assedio di Misurata, con i ribelli che controllano tutta la città e i sobborghi circostanti. Anzi sul lato ovest si sono spinti molto in profondità oltre i confini cittadini, costringendo l’artiglieria lealista ad allontanarsi o ad abbandonare i pezzi.
In termini militari quello di Misurata non è più un assedio ma una “sacca”, all’interno della quale si trovano piccole sacche di resistenza lealiste, in via di “ripulitura”. Purtroppo in molti casi piuttosto sanguinosa, visto che vi sono parecchi mercenari che preferiscono combattere fino alla morte piuttosto che rischiare la cattura.

I ribelli hanno addirittura provato a prendere, sensa successo, Zlintan, sulla via che collega Misurata a Tripoli, fallendo. Le truppe lealiste lì dislocate assommano a due brigate decimate e, parrebbe, ancora in grado di difendere la città ma non di organizzare contro offensive.

Nel frattempo il Quatar sta armando e rifornendo i ribelli a spron battuto, inviando anche numerosissimi lanciatori anti carro per missili MILAN (la migliore arma anti carro pesante degli anni ’80, ancora molto valida nella sua categoria).
Oltre ad armi e munizioni (che restano ancora insufficienti per molti versi) ha inviato molti più addestratori di quanto non abbaino fatto Regno Unito, Italia e Francia messi assieme.
Gli effetti iniziano a vedersi, ma non anticipiamo.

Sui Gabel Nafusa invece la situazione resta molto fluida, con Gheddafi ancora all’attacco (sebbene subisca perdite), in particolare dopo il 18 maggio risultano sotto attacco Zintan, Al-Galaa, Yafran (mezza città è in mano ai lealisti, anche se il regime ha annunciato almeno tre volte la riconquista di questa importante città), Wazzin (oggi i ribelli hanno vittoriosamente respinto un attacco lealista).

A Rayayan e in altre località di questo fronte si è assistito ad inedite mini guerre civili, in cui anche alcuni civili simpatizzanti pro Gheddafi hanno preso le armi contro i ribelli (a mia memoria è già successo solo una volta vicino a Sirte).
Credo dipenda anche dal fatto che in questa zona, abitata in buona parte da berberi, vi sono anche molti “coloni” inviati dal regime per arabizzare la zona, oppure perché alcuni esponenti di spicco del regime sono nati a Rayayan.
Non so se questa novità resterà episodica oppure peserà sul futuro del conflitto.

Per Gheddafi la pacificazione dei Gebel Nafusa prima dell’inizio della grande offensiva ribelle in programma nelle prossime settimane è fondamentale. Questa zona ribelle taglia in due buona parte delle vie di rifornimento dall’Algeria e dal Niger, costringendo la logistica lealista a percorrere piste lunghissime per far arrivare munizioni e carburanti al fronte.

La vera notizia della settimana, su cui però non abbondano le notizie, è la ripresa dei combattimenti tra Ajdabiya e Brega (dove sostanzialmente risagnavano da metà aprile).

In questo fronte i ribelli hanno fin ora aspettato di avere un esercito addestrato, oltre ad aver iniziato ad accumulare armi, munizioni, rifornimenti ed equipaggiamenti.

Una città per cui si sono combattute già tre battaglie, ed una quarta è in arrivo, è evidentemente una posizione strategica considerata universalmente strategica, quindi è evidente che chi vincerà avrà dei buoni dividendi.

Il 19 maggio devono aver raggiunto il punto critico, spostando al fronte anche alcune unità in precedenza tenute ad addestrarsi ad est.
Dal 20 in avanti sono cominciati i combattimenti, per ora piuttosto circoscritti, anche perché nel frattempo Gheddafi aveva trasformato Brega in una piazzaforte con difese a 360° gradi (“porcospino”) con antemurali e retrovie (“difesa di profondità”) e riserve mobili di mercenari su tecniche.

Ma a partire dal 4-5 maggio anche la NATO aveva cominciato ad interessarsi di questo fronte, “ammorbidendolo” a suon di bombe, anche nelle aree urbane (forse sperando che le notizie riguardo l’evacuazione quasi totale della città fossero vere).

é presto per dire se l’offensiva di Brega si impantanerà nella difesa dei lealisti, oppure se i ribelli vorranno tentare di aggirare la città dopo aver fatto delle finte contro di esse.

é chiaro invece che se questa offensiva funziona Sirte è il prossimo obbiettivo strategico. In una prospettiva “napoleonica” l’esercito lealista che difende Brega è il migliore strumento militare rimasto a Gheddafi, la sua perdita sarebbe uno shock per il regime.
(e potrebbe significare nuove defezioni)

Però ai ribelli resterebbero aperte altre strade, alternative ad una battaglia su Brega, che pare non vogliano percorrere.
Per esempio mandare alcuni battaglioni a Misurata e usarla come testa di ponte per invadere Tripoli oppure collegarla ai Gabel Nafusa.
Od anche aggirare la fortezza Brega da Sud per tagliare le ultime vie di rifornimento che collegano la costa al Chad e al Niger.
(l’unità da sbarco francese in arrivo potrebbe dargli un passaggio?)

Comunque i reparti giunti fin ora al fronte sembrano aver attaccato, se non proprio frontalmente, decisamente la città di Brega.
Forse gli attacchi del 20 (che ha coinvolto la zona dell’univesità) e del 21 (sul lato verso il deserto) servivano solo per saggiare la qualità delle difese di Gheddafi e capire se le sue artiglieria sono state indebolite dalla NATO (e pare non sia così).

Ma quelli giunti al fronte il 19 sono solo una parte dei soldati attualmente in corso di addestramento in cireanica, anzi al fronte si è passati da 1.000-1.500 uomini addestrati a circa 3.000-3.500 (in aumento progressivo), quindi numeri ancora piuttosto contenuti.
La vera offensiva ribelle credo avverrà all’inizio di giungo, quando sarà finito l’addestramento di altri reparti.

Valerio PeverelliIn fiammebrega,guerra,Guerra Libia,libia,misurata
Cercherò di fare un 'breve' riepilogo degli ultimi dieci giorni della guerra di Libia, dopo quasi un mese di silenzio. Inizio con il dire che nel deserto, attorno a Al Kufra e Jalu, la situazione va normalizzandosi a vantaggio dei ribelli e il paventato arrivo di migliaia di soldati chadiani...