Libia: l’analisi impietosa dei ricercatori indipendenti francesi
Difficile da digerire questo “Libye: un avenir incertain” del Centre international de recherche et d’études sur le terrorisme in collaborazione con il Centre Français de Recherche sur le Renseignement e il sostegno del Forum pour la paix en Méditerranée.
Difficile perché documenta tutte le paure e alimenta tutti i peggiori dubbi sui ribelli libici e il Consiglio di Transizione Nazionale istallato a Bengasi dal 5 marzo.
Vi faccio un sunto dell’ultimo capitolo:
- Non c’è bisogno di dire quanto Gheddafi sia un personaggio abbietto, nulla di più legittimo che chiedere la libertà da un regime come il suo ma…
- il nostro studio dimostra che “la rivoluzione libica” non è né democratica né spontanea.
- siamo in presenza di una rivolta armata organizzata della parte orientale del paese, in uno spirito di rivalsa e dissidenza,
- un movimento ampiamente sostenuto da fuori,
- un’insurrezione i cui leader si nascondono.
- La situazione non ha nulla a che vedere con le rivolte popolari tunisina ed egiziana,
- il Consiglio di Transizione Nazionale è una coalizione di elementi disparati dagli interessi divergenti.
- In esso i veri democratici sono in minoranza, quasi ostaggio di nostalgici della monarchia, di islamisti radicali, di ex del regime di Gheddafi.
- Queste tre fazioni hanno capito che avrebbero fallito se non avessero messo “davanti” i democratici.
- Il CNT non offre, quindi, alcuna garanzia nonostante le buone intenzioni.
- La Libia è l’unico paese della “primavera araba” in cui si è istallata una guerra civile* e dove il rischio “islamista” monta: potremmo assistere a una scalata dei jihadisti.
- L’occidente** ha dato prova d’avventurismo oppure si è esercitato in un “macchiavellismo perfettamente cinico”.
- L’errore in Libia potrebbe avere conseguenze nel Maghreb, nel Sahel e nel Vicino Oriente.
- Gheddafi potrebbe riprendere il controllo, i ribelli difficilmente prenderanno Tripoli, l’ipotesi di una sprtizione del paese — con plauso americano a cui basta il Golfo della Sirte per piazzarsi bene nel Mediterraneo — si fa strada.
Un po’ catastrofisti, ma l’analisi ci sta tutta, leggetela.
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* in realtà la guerra civile sta per scoppiare se non è già scoppiata in Yemen e Siria
** non lo chiamerei “occidente”, ma vabbe’.
https://in30secondi.altervista.org/2011/06/15/libia-lanalisi-impietosa-dei-ricercatori-indipendenti-francesi/In fiammeal-qaida,consiglio nazionale di transizione della repubblica libica,guerra,libia,libyan islamic fighting group
44 pagine che meriteranno di essere lette, anche se ci vorrà un bel po’
Dico solo che:
al punto 2, sicuramente erano in corso (come succede periodicamente negli ultimi 40 anni) alcune congiure di palazzo, ma la rivolta è stata in buona parte spontanea e probabilmente ha sorpreso anche chi lavorava dietro le quinte.
al punto 3, la rivolta è nazionale, anche se meno diffusa nel Fezzan rispetto che sulla costa. L’elemento generazionale, l’istruzione e la vita in città sono discriminanti più marcate di quelle tradizionali tra Cireanica e Tripolitania. Spesso le periferie sono più rivoluzionarie dei centri (e quindi presumo ci siano anche differenze di ceto-classe, Misurata per esempio è la città operaia per eccellenza), ma non sempre è così.
al punto 11, bisogna intenderci su cosa sono gli islamisti, visto che alcuni degli islamisti libici potrebbero benissimo avere preso come modello Erdogan o la parte pià “democratica” uscita dai fratelli mussulmani qualche anno fa. comunque il CTN è veramente un casino, peino di uomini dalle tendenze politiche opposte, in questo l’analisi dei francesi fa centro, anzi i democratici “all’europea” sono già oggi più che in minoranza, in particolare gli avvvocati e i bloggher sono stati marginalizzati in organi “legislativi” privi di peso.
al punto 14, no, questa è una guerra in cui uno vince e un altro perde (e muore), uno scontro all’ultimo sangue in cui non c’è spazio per la pietà; nessun libico accetterebbe mai una spartizione della Libia.
Il golfo della Sirte, oggi, ha un importanza strategica ridotta, se non fosse vicino al petrolio il peso strategico di Sirte sarebbe uguale a zero, non credo interessi più di tanto agli USA (i giacimenti di petrolio lì dietro invece sì, ma questo è un’altro discorso).