C’è sempre qualcosa di posticcio nelle formalizzazioni del “dialogo interreligioso”.

Associazioni di persone su base religiosa si incontrano formalmente per dialogare fra loro e dichiarare poi che si capiscono, si riconoscono etc. etc.

Rimanendo costantemente ferme ai blocchi di partenza sugli argomenti identitari.

Queste associazioni non rappresentano mai tutti coloro che fanno riferimento a quelle religioni.

Spesso rappresentano le parti più “attive” nel riconoscere se stesse in quanto appartenenti a quella religione.

E se l’attività di per sé non è un valore, spesso questa attività viene scambiata per “rappresentatività”, nel senso che quelle associazioni vengono percepite come rappresentanti di tutti i fedeli di una religione o di un’altra (le associazioni ci mettono del loro, intitolandosi in maniere altisonanti come ad es.  “Unione Islamica d’Occidente”).

E questo è un errore, perché non è vero che l’associarsi in un gruppo che si definisce per l’appartenenza a una religione significhi “rappresentare” i fedeli di quella religione.

Inoltre l’attivismo è politico e il “dialogo”, di conseguenza, spesso diventa una funzione della politica.

Quando le associazioni a base religiosa sono giovanili il “dialogo” diventa una cosa patetica, perché succede che i giovani scimmiottano i grandi, o ne sono vittima, e la “funzione politica” del dialogo assume caratteri grotteschi.

E’ quello che è successo all’Unione Giovani Ebrei d’Italia e ai Giovani Musulmani d’Italia.

Ecco qua la cronaca degli eventi:

Il telefono tace, da parte dei Giovani Musulmani d’Italia ancora nessun segnale. “Se non ci saranno ulteriori sviluppi posso assicurare che con loro abbiamo chiuso” commenta il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Daniele Regard. C’è molta amarezza nella sua voce ma anche la consapevolezza che un percorso dialogico tra ebrei e musulmani non può prescindere dai capisaldi del reciproco rispetto e della sobrietà verbale. Elementi venuti meno con la pubblicazione su youtube lunedì scorso di un filmato in cui il presidente del Gmi Omar Jibril e altri rappresentanti dell’organizzazione, soffermatisi davanti ai totem della rassegna Unexpected Israel ancora in fase di svolgimento in piazza del Duomo a Milano, usavano una terminologia molto violenta e ricca di infondatezze storiche nei confronti di Israele arrivando a parlare di kermesse organizzata “per ricordare l’occupazione israeliana nei territori palestinesi” e di paese responsabile di “bagni di sangue” e “operazioni trucidanti” con successivo invito ad imbarcarsi sulla Freedom Flotilla che a breve cercherà nuovamente di violare le leggi internazionali sul blocco marittimo. La pubblicazione del video suscitava ieri pomeriggio la ferma reazione dell’Ugei che in un comunicato stampa a firma del presidente Regard chiedeva l’assunzione da parte dei Giovani Musulmani d’Italia di posizioni più moderate e la rettifica di quanto affermato da Jibril in piazza del Duomo. “Mi auguro che le scuse arrivino il prima possibile così da poter continuare il proficuo rapporto instaurato tra Ugei e Gmi, rappresentanti di due minoranze italiane con simili radici culturali e da sempre impegnate nel dialogo tra le religioni” si legge nel comunicato. Al momento però dai Giovani Musulmani nessuno si è fatto sentire. A farsi avanti comunque alcuni esponenti dell’Islam moderato tra cui Dounia Ettaib, presidente delle Donne Arabe d’Italia, che ha inviato all’Ugei il seguente messaggio: “Come donna e come essere umano libero esprimo la mia più profonda solidarietà. Chi partecipa a questa denigrazione non può condividere i valori di libertà e di democrazia. Chi sostiene la libertà non può negare l’esistenza di uno Stato libero e democratico come Israele” (fonte).

Lorenzo DeclichIn 30 secondiassociazioni religiose,dialogo interreligioso,giovani musulmani d'italia,religioni,unione giovani ebrei d’italia
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