Il vero crimine è la guerra.
Le guerre civili non sono pranzi di nozze.
Quindi mi desta un po’ di stupore l’ipocrita rumore che l’encomiabile rapporto sulla Libia di Human Rigths Watch (in parte sintetizzato qui: http://www.hrw.org/en/news/2011/07/13/libya-opposition-forces-should-protect-civilians-and-hospitals) ha prodotto (come altri prima di lui) su i nostri mezzi di comunicazione.
I ribelli sono guerriglieri (per giunta ancora molto indisciplinati) e, com’è ovvio, fucilano o catturano i sostenitori di Gheddafi, recentemente lo hanno fatto a Rayayinah e in altre località dei Nafusa abitate dai Mesheshiya (una tribù che pare sostenere Gheddafi, aggiungerei anche una tribù arabofona circondata da berberi).
Uccidere spie, sostenitori del vecchio regime, controrivoluzionari, ex-esponenti della sicurezza e della polizia fa parte di qualsiasi guerra civile, è anzi spesso una necessità.
Inoltre l’esercito di liberazione nazionale libico sui Nafusa si trova nelle condizioni di dover saccheggiare i nemici per ottenere ciò di cui abbisogna.
Allo stesso modo mi disturba che i ribelli si siano dotati di ben 3 polizie segrete, probabilmente non molto differenti da quelle del vecchio regime, ma anche questo rientra nelle “necessità” della guerra.
Quello che non bisogna dimenticarsi è come sia pressoché impossibile avere una guerra senza i crimini di guerra.
Il rapporto di Human Rights Watch disturba qualcuno che forse ancora pensava questa guerra come uno scontro metafisico tra bene e male, o che i ribelli (per cui continuo a nutrire simpatia, malgrado tutto), fossero anche dei cavalieri della luce in lotta contro l’impero delle tenebre.
Ecco, non è mai così.
Semmai questo rapporto evidenzia, da un lato, come i comandanti ribelli non riescano a tenere ancora una rigida disciplina, perché violenze e crimini ingiustificati, o saccheggi troppo palesi, sono disfunzionali alla vittoria e vanno repressi, assolutamente da fermare sono le violenze sui prigionieri, ostacolo alla vittoria più di una battaglia perduta.
Dall’altro dovrebbe farci riflettere sul fatto che in politica il contenitore è il contenuto.
Ovvero la rivolta libica, già a fine febbraio, ha smesso di essere una rivoluzione ed ha scelto di essere una guerra civile.
Probabilmente non c’erano molte alternative, Gheddafi ha sparato e torturato per primo, mentre il fatto che numerosi reparti militari e ufficiali inferiori siano passati ai ribelli li ha illusi di avere un esercito, ma le guerre civili non sono un bello spettacolo e per vincerle bisogna essere brutali e crudeli.
Quando i ribelli vinceranno questa guerra saranno diventati, loro malgrado, uomini ben peggiori di quelli che erano un anno fa.
La nonviolenza è un metodo di lotta da preferirsi sempre e comunque anche perché impedisce ai rivoluzionari di diventare dei macellai.
In Bahrain, Tunisia, Egitto e a quanto pare anche in Siria e (almeno in parte) Yemen le forze rivoluzionarie sono state più intelligenti, se e quando queste rivoluzioni saranno concluse, se e quando avranno vinto, potremmo aspettarci governi realmente diversi.
Per carità in Libia il CNT sembra già molto meglio di Gheddafi, e mi auguro la loro vittoria il più presto possibile, mentre non credo nel paradigma della somalizzazione della regione.
Ma proprio le necessità della guerra hanno messo gli avvocati, gli intellettuali, i giovani, gli universitari e i bloggher (che pure furono gli iniziatori delle proteste a Febbraio) sullo sfondo, portando al centro del CNT vecchi transfughi di regime, ex ufficiali sponsorizzati da CIA e sauditi, tecnocrati del ministero del petrolio.
Mentre la guerra ha quasi annullato il contributo femminile alla rivolta, che pure c’era come c’è in tutte le altre cosi dette “primavere arabe”, dove risulta apportatrice di una grandissima ricchezza d’elaborazione e metodologie di lotta.
Il fatto che i figuri del CNT ordinino o accettino violenze su civili e prigionieri ci disturba, ma nel momento esatto in cui abbiamo deciso di prendere parte a questa guerra (non in mio nome, ovviamente) abbiamo accettato queste conseguenze.
Noi europei siamo ormai abituati a vedere la guerra da distanze siderali, come l’effetto asettico di bombardamenti dall’alto, e i nostri soldati sono comandati da vie di mezzo tra asceti e PR, chiusi in impenetrabili uffici di stato maggiore, moderni monasteri arredati con lusso.
Registi di una guerra di macchine.
Le eleganti divise immacolate e gli stivali lucidi non devono far dimenticare che il lavoro del pilota al controllo remoto di un drone Predator sia quello di uccidere persone e distruggere cose.
I ragazzini libici della ribellione (molti sotto i 18-19 anni) fanno lo stesso lavoro, ma con divise sporche, pance vuote, senza più sigarette, con grande odio e rancore personale per il nemico, stanchezza e paura. Quando uccidono una persona la sentono morire e magari la guardano negli occhi.
Il discorso non è se siano eroi o criminali, il discorso è se fosse o meno giusto usare uno strumento sbagliato e criminogeno, come la guerra civile, per porre fine ad un regime sbagliato e criminogeno.
Questo discorso vale per tutte le rivoluzioni della primavera araba, che per fortuna mi sembrano più influenzate dalla nonviolenza delle folle egiziane che dall’epica libica.
Questa riflessione, con i necessari aggiustamenti di scala, vale per tutte le rivolte e le proteste del mondo, Italia inclusa.
La violenza è un problema, risulta disfunzionale, oramai, al successo per qualsiasi lotta si abbia in mente.
Le logiche militari e violente sono difficilmente conciliabili con la spinta al cambiamento, anche perché la militarizzazione cambia chi la attua e lo rende più simile, o addirittura speculare, alla parte peggiore del potere contro cui combatte.
Alcune considerazioni su questo conflitto:
1) c’è stato un uso massiccio e criminoso della disinformazione, a cominciare dai 10.000 morti, mai trovati, fatti da Gheddafi all’inizio del conflitto per non parlare poi dei bombardamenti che lo stesso avrebbe fatto su Tripoli e che invece sono stati fatti dalla Nato con uso di cluster bomb , menzogne per cui Gheddafi è stato accusato dei famosi “crimini contro l’umanità” (su questo c’è ormai molto materiale)
2) è il caso anche di leggere i discorsi di Gheddafi non soltanto i commenti a suoi discorsi.
3) quanto ai cosiddetti “ribelli”preferisco rimandare direttamente al canale di Crimexlybia su You Tube e guardare direttamente le torture che compiono nei confronti dei soldati di Gheddafi, nonché il loro rapporto con Al Qaida.
4) tutto questo ovviamente per la democrazia!
1) Verissimo (anche se le cluster bombs sparate sulla Libia sono state poche, la NATO+- ha eseguito complessivamente “solo” 1819 bombardamenti a ieri, con una decina di possibili stragi di civili, più o meno quanto si fa in 200 giorni medi nell’AFPAK dal 2001. Inoltre sottolinierei che l’areonautica Giordana è quella che sembrerebbe più spesso coinvolta in “danni collaterali”. Questa campagna aerea è ben strana, visto che la super potenza USA non partecipa più, ed anzi critica Obama per il suo impegno, mentre areonautiche non NATO sono impegnate a fondo)
2) Li leggo spesso e li trovo di una noia mortale, molto cerchiobottisti, come se fossero scritti da uno schizzofrenico che giudica tutti gli altri politici pazzi furiosi. Non è altro che retorica, spesso per altro violentissima e vergognosa. Inoltre per Gheddafi la menzogna è quasi di pragmatica e il suo messaggio ai ribelli, una volta su due, è: “vi fucileremo tutti, traditori”.
Qualsiasi cosa accada Gheddafi è davvero, e da decenni, uno dei peggiori criminali di guerra in circolazione, una delle poche cose utili di questo conflitto è la possibilità che sia almeno pensionato.
3) Nè abbiamo parlato spesso su questo blog. Devo dire però che in un primo momento sembrava che i ribelli, dopo la metà di Aprile, avessero ristabilito una certa disciplina al fronte, smettendo di torturare e umiliare i prigionieri. Invece queste pratiche continuano su tutti i fronti eccetto quello di Brega (che però è un fronte statico, quindi non so se l’esercito di liberazione nazionale si comporta bene con i prigionieri solo perché nè fa molto pochi, oppure perchè effettivamente quello è l’unico fronte in cui i ribelli sono stati trasformati, più o meno, in un esercito regolare). Quello delle violenze sui prigionieri è un grosso problema in Libia, certo non solo dal lato rivoluzionario, i lealisti e i mercenari stanno compiendo crimini vergognosi. Alcune settimane fa il Manifesto, su basi a mio avviso esilissime, affermava che i lealisti non avevano commesso alcuno stupro accusando la stampa internazionale di mistificazione e manipolazione, contemporaneamente nei campi profughi in Tunisia, malgrado la ritrosia ovvia per denunciare questi casi, le ONG raccoglievano prove per circa un centinaio di violenze carnali.
Purtroppo dobbiamo ammettere che per sapere la verità su questi fatti incresciosi dovremmo aspettare la fine della guerra.
Su Al Qaida e ribelli rimando a quanto detto da Lorenzo. Però il peso di queste organizzazioni (e dei salafiti) è basso rispetto a quello dei fratelli mussulmani, dei gruppi reazionari legati all’arabia saudita e, sopratutto, degli ex-gheddafiani (provenienti dai ministeri di giustizia, interni, petrolio sopratutto), o dei disertori dell’esercito, anche piuttosto vecchi e sul libro paga di CIA e/o Arabia Saudita da decenni. Insomma il “democratico” CNT si sta riempiendo di gentaglia. Mentre molti dei sinceri democratici sono morti, uccisi da Gheddafi nei primi dieci-quindici giorni oppure al fronte. Oppure ancora emarginati dai militari.
4)e per cos’altro? “guerra per la democrazia” è la parola d’ordine, inventata da David Lioyd George nella prima guerra mondiale, e da allora, con straordinario successo, usata per giustificare ogni sorta di masssacro, intervento militare, repressione ecc.ecc. Chiediamo almeno di inventarsi una nuova trovata di marketing, perchè siamo un po’ stufi e poi, come diceva già Orwel nel 1938 (riferendosi ad una guerra in cui, incidentalmente, si combatteva davvero per difendere la democrazia, senza, ovviamente, l’aiuto delle democrazie) alla fine “guerra per la democrazia” era già diventata come “al lupo! al lupo!” della favola di Esopo.
Forse può interessare:
http://www.guardian.co.uk/world/2011/jul/14/libya-gaddafi-troops-demoralised-prisoners-of-war
Va comunque considerato che in guerra, sopratutto in una guerra civile, c’è grande difformità da momento a momento, da luogo a luogo, da situazione a situazione.
ti ringrazio per la risposta io però non trovo retorici i discorsi di Gheddafi e comunque non sarebbero più retorici di quelli di Obama, quanto a criminalità , attualmente la Nato batterebbe , in quantità, chiunque.
Ciò che mi sconvolge di questo conflitto libico ( ma anche per nell’annientamento dell’Iraq) è il fatto che una sovranità politica possa essere annientata, con una campagna di diffamazione e con la falsa accusa dei crimini contro l’umanità, Non bisogna dimenticare infatti che la maggioranza delle tribù libiche appoggiava Gheddafi.
Quanto ai “ribelli” nel mio canale altrocampo, su You Tube ho selezionato alcuni video che per la verità non riesco a guardare, come per esempio quelli che mostrano soldati prigionieri costretti a mangiare carne di cane cruda o quelli sodomizzati…come possono queste persone dire di combattere contro una dittatura o per la libertà?
Non vorrei che, in quanto storico militare abituato a leggere rapporti su crimini orrendi di vecchi e vecchissimi conflitti (nel XVI secolo esistevano torture veramente raffinate), mi siano venuti dei pelazzi sullo stomaco. Ho visto almeno il primo dei due video cui accennavi (ed altri anche peggiori), ma dovrei aggiungere che you tube, come fonte, non è poi così attendibile.
Comunque, in generale, qualunque gruppo di ribelli-rivoltosi che ha affermato di combattere per la libertà (e/o lo ha fatto) ha commesso qualche crimine contro l’umanità. Il che non gli impedeisce di essere “un mito”, magari anche per me.
La guerra cavalleresca e senz’odio, senza crimini e rispettosa dei regolamenti internazionali è una rarità, un utopia, di fatto non è mai esistita, anche se una volta almeno ci si provava.
(e varrebbe la pena di provarci ancora)
Le rivoluzioni, le guerre civili e le guerre “popolari” sono quelle più violente, anzi la democrazia (come la religione) produce forme di guerra mediamente più violente rispetto a quelle dei regimi aristocratici.
Sulla quantità dei crimini, almeno questa volta, la NATO +- non ha potuto fare più di tanto, un po’ perché hanno poche bombe (con 10-20 raid al giorno è difficile fare più di tanto), un po’ perché i ribelli chiedono l’appoggio aereo in pieno deserto, non il bombardamento strategico (ma la NATO un po’ di stirke strategici, inutili, anzi dannosi, li ha fatti).
Viceversa Gheddafi è quasi il prototipo del brutale dittatore africano: al potere ininterrottamente dal 1969, è stato alleato e nemico di tutti, ha finanziato/partecipato a una dozzina di conflitti maggiori, utilizzato il terrorismo come arma, misconosciuto ogni convenzione internazionale, sottoposto i suoi sostenitori ad epurazioni, represso ogni dissenso ecc. ecc.
Con tutti i suoi limiti Obama sembra un santo in confronto.
Ciò che però tu dici sulla sovranità è però proprio il fulcro di ogni ragionamento.
Ovvero per la legalità internazionale il governo legittimo della Libia era quello sponsorizzato da Gheddafi, è proibito metter becco nelle guerre civili altrui, qualora l’ONU deroghi questi principi si può solo intervenire per proteggere la popolazione civile e non per favorire una delle due parti ecc. ecc.
Sono principi ottocenteschi, una “costituzione” ben diversa dalla “costituzione materiale”, ma ci sono affezionato perché, pur oggettivamente proteggendo dittatori e macellai, servono ad impedire le guerre internazionali e dovrebbero garantire nello stesso modo i macellai filo occidentali rispetto a quelli anti occidentali (ironicamente sia Gheddafi che Saddam sono stati l’uno e l’altro).
La guerra è un problema ben più complesso dell’ingiustizia, della repressione e della violazione di ogni diritto umano fatta da un dittatore. Si sa quando comincia, ma non come e quando finisce, chi ne trarrà giovamento, chi invece ne sarà annichilito, impoverisce tutti, peggiora le persone, ecc. ecc.
E cinicamente aggiungerei è anche una cosa tremendamente costosa (circa un miliardo al mese per l’Italia, in spese vive, ben di più di quanto abbiamo dato ad Haiti dopo il terremoto, per fare un esempio) e per farla di solito si tagliano altre spese (sanità, istruzione, ammortizzatori sociali, cooperazione e sviluppo) più utili per tutti.
La Libia uscirà da questo conflitto con un’economia disastrata, nei combattimenti Misurata ha perso buona parte delle sue fabbriche e la grande acciaieria, Gheddafi ha fatto bruciare la raffineria di Brega e potrebbe incendiare i campi petroliferi, insomma uno dei paesi più ricchi dell’Africa potrebbe ritrovarsi quasi sul lastrico.
Si poteva evitare tutto ciò? Forse sì, anche se probabilmente Gheddafi avrebbe vinto sul breve termine.
P.S.
Contesto altre due informazioni che circolano molto (ed ho ritrovato in interventi ospitati sul tuo blog):
Che la Libia sia un paese tribale (è vero solo nell’interno), la popolazione libica (per altro molto giovane e piena di migranti) vive per lo più sulla costa, in città, non alleva cammelli ed ha un livello elevato di istruzione.
Quindi l’appoggio o il contrasto delle tribù è quasi inifluente eccetto che in qualche zona del Fezzan.
E in secondo luogo è falso che questa sia una rivolta regionale, della Cireanica o tutt’al più della Cireanica più i berberi. Sicuramente la Cireanica e le zone berbere sono più tradizionalmente più ostili a Gheddafi (un po’ come la Toscana e l’Emilia Romagna sono tradizionalmente più “di sinistra” in Italia), ma anche a Tripoli ci sono (davvero) molti oppositori di Gheddafi, sopratutto nei quartieri sud-orientali, mentre mezza Tripolitania a febbraio è insorta, e poi è stata riconquistata dai lealisti.
Semmai è una rivolta genrazionale, con i giovani e gli espatriati che compongono il grosso dei combattenti ribelli.
Ed è una guerra civile, dove alcuni settori della società civile (sopratutto i migranti e alcuni dipendenti pubblici) sostengono Gheddafi.
Scusa il ritardo ma ci tengo a riprendere alcuni punti:
Il fatto che le torture ci siano sempre state non toglie la domanda di fondo: perchè dovrei chiamare crimini contro l’umanità quelli di Gheddafi e atti di “democratica” ribellione gli altri. Ciò che si fa è rivelazione di ciò che si pensa, ( e questo sin dai tempi della Rivoluzione francese, si vedano i totalitarismi che alla sua fase giacobina si sono ispirati !) .
D’ altra parte se la politica è solo strategia di potere ( e quindi decidiamo di dimenticare le regole ufficiali del diritto internazionale, le Dichiarazioni dei diritti e cose del genere….) perché negare questa stessa via, machiavellica, a Gheddafi? E se tutto questo fosse l’unica realtà da considerare, sarebbe inutile l’esercizio di qualsiasi critica.
Ma tornando al conflitto in questione: qual’è la posta in gioco nell’appoggio ai ribelli se non la divisione della Libia, ( il suo annientamento come potenza politica ed economica come per l’Iraq) e lo sfruttamento delle sue risorse petrolifere?
Quindi la conclusione torna a essere questa : se dici che il vero crimine è la guerra, ma la guerra non è una fatalità che si autogenera, allora concretamente ciò si traduce in : criminali sono coloro che questa guerra l’anno generata.
Un’ ultima cosa, se le immagini passate per You Tube non sono attendibili (perchèé?) quali altre fonti sono attendibili?
Scusa la lunghezza e la loggorea della mia risposta.
You tube è poco attendibile, ovvero non è inattendibile per definizione ma chiunque può caricarvi sopra qualunque cosa. Quindi non c’è alcuna garanzia che ciò che vediamo su you tube non sia prodotto da una compagnia di guerra psicologica dei servizi segreti libici (o di un altro paese). Non sarebbe la prima volta.
Io proprio a considerare tutti uguali non ci riesco, sarà una deformazione professionale, ma il governo libico, con una lunga tradizione in repressione violenta (spararono con la contraera contro dei tifosi di calcio che sfottevano il figlio del presidente, per fare un esempio di un dieci anni fa), non è “uguale” ai ribelli. Diversi non vuol dire gli uni santi e gli altri demoni, su questo credo di essere stato chiaro.
Ma sono altrettanto convinto che la vittoria dei ribelli, pur con tutti i limiti dell’attuale CNT, potrebbe portare la Libia alla democrazia e ad una forma di stato di diritto.
Non credo invece ai grandi complotti per spiegare il coinvolgimento della NATO in questo conflitto. è probabilissimo che almeno la Francia abbia vegliato l’ipotesi di un colpo di stato in Libia nei giorni immediatamente precedenti allo scoppio dell’insurrezione. Ma quella libica è stata un insurrezione popolare e generazionale, che poi ha visto il ritorno in patria di migliaia di esiliati, esuli ed emigranti.
Ciò che ha sorpreso tutti, ribelli, NATO, Sauditi, (ed un po’ anche me) è stata la capacità di Gheddafi di resistere, mentre lui a sua volta è stato sorpreso dalla capacità del CNT di crescere il proprio potere ed ottenere riconoscimenti ed appoggi internazionali.
In ultima analisi tutti sono entrati in questo conflitto (incluso Gheddafi) convinti di vincere in pochi giorni o al massimo in poche settimane; nessuno ha fatto ragionamenti di lungo periodo o ha pensato di intervenire “per la divisione della Libia, ( il suo annientamento come potenza politica ed economica come per l’Iraq)”, perché la divisione della Libia è attualmente un’ipotesi di scuola, in cui io non credo (a differenza di molti dentro Limes, per esempio).
Certamente la Libia ha il petrolio, tanto, e questo è stato tenuto in considerazione, ma la decisione francese era dettata più dalla politica interna francese (e dal rischio che vi fosse una rivoluzione in Algeria) piuttosto che da un’analisi elaborata e ponderata.
Le cosidette primavere arabe non sono figlie di un complotto, ma di una congiuntura rivoluzionaria. Tento un’analisi a spanne (che, forzatamente, appiattisce le enormi differenze esistenti da paese a paese).
In questi paesi il numero dei laureati e degli alfabetizzati continua ad aumentare (sia in numeri assoluti, sia, spesso, in percentuale, paralleleamente all’aumento dei giovani), c’è però un diffuso precariato e una forte disoccupazione intellettuale, vi sono numerosi problemi economici, una diffusissima e fastidiosa corruzione, governi autoritari quando non decisamente dittatoriali e avversi alle minoranze religiose (sopratutto nel Golfo).
La presenza di una forte disoccupazione intellettuale giovanile è, storicamente, spesso accompagnata da movimenti di rivolta-rivoluzione.
Inoltre il ruolo economico delle donne è cambiato, così come sta cambiando il loro peso politico e la loro preparazione intellettuale, sono nati movimenti “proto-femministi” o comunque femminili, e l’emergere della questione di genere, come sempre, porta novità e scombussola i vecchi equilibri.
Come classica goccia la crisi atlantica in corso, unita alla speculazione sulle materie prime (cereali sopratutto, ma anche l’aumento del prezzo del petrolio in paesi abituati a pagarlo meno dell’acqua ha il suo peso) ha impoverito un po’ tutti, in particolare le forze di polizia, queste, potendo permettersi la prepotenza, hanno difeso il loro salario dall’inflazione diventando ancora più corrotte e vessatorie verso la classe media e la piccola borghesia colta. Che ha iniziato a non poterne più, saldando il proprio rifiuto dell’esistente con movimenti più popolari-sindacali.
In aggiunta in tutti questi paesi, (un po’ meno in Libia) sono nate ONG, reti di Blog, si sono diffusi nuovi e vecchi media (oltre ad internet negli ultimi dieci anni le tv satellitari sono enormemente aumentate nel mondo arabo, e non solo, ed alcune di queste sono “militanti” e gestite dagli stati del golfo, mentre in alcune nazioni si sono diffusi molti quotidiani “scomodi” dalla vita incerta, spesso censurati e rifondati con altro nome), vi sono stati fermenti rivoluzionari nella regione variamente analizzati e commentati negli altri paesi (la rivolta della Cabilia e quella in Iran per esempio, ma anche il Libano del 2005), sono nati sindacati indipendenti (sopratutto in Egitto), movimenti di opposizione, oppure si è creata una dialettica aspra all’interno della dittatura (questo è evidente in Libia, dove la fazione “riformista” orami sta quasi completamente nel CNT).
Molti intellettuali e bloggher locali hanno iniziato a studiare le rivoluzioni colorate e i teorici della nonviolenza come Sharp, Ghandi, King, Otpor ecc. ecc. (sopratutto in Egitto, per nulla in Libia, dove mancava anche una parvenza di libertà di stampa).
Alcune di queste nazioni (Algeria, Marocco) escono da un decennio in cui sono esistiti numerosi moviementi di protesta di massa, magari locali, ma utili a diffondere modelli di lotta e l’idea stessa che la lotta e la partecipazione fossero possibili.
Certamente anche le grandi agenzie occidentali sono coinvolte, ma pensare che siano loro a tirare i fili equiavale a pensare che il ’68 in occidente sia stato un complotto cinese (questo all’inizio del ’68 fu detto da molti reazionari in Francia e Italia, ed effettivamente il governo cinese regalava tonnelate di libretti rossi e finanziava diversi movimenti, ma il ’68, come tutti noi ben sappiamo, fu altro).
Agenzie come la National Endowment for Democracy, l’International Republican Institute, o il National Democratic Institute for International Affairs, sono viste oggi come la massoneria nella propaganda gesuita all’indomani della rivoluzione francese.
Sono invece associazioni gestite dai grandi partiti americani per diffondere nel mondo il modello politico americano (l’IRI più conservatore e vicino ai repubblicani, il NDI più di sinistra, liberal e vicino ai democratici), anche se il loro contributo è stato in definitiva scarso. Non sono “il male”, anzi un grosso problema è semmai che nessun partito europeo, socialista, di sinistra radicale o di altra tradizione abbia più strutture simili. L’internazionale socialista in particolare (che solo 30 o 40 anni fa serviva anche a questo) oggi è completamente squalificata, ne faceva parte con un ruolo di spicco Ben Alì!
Agenzie simili servirebbero (anche perché quelle americane hanno, ideologicamente, in mente il modello americano di democrazia, e coerentemente puntano a diffonderlo, neo-liberisimo più o meno incluso) e si limitano a propagandare la democrazia, i suoi capisaldi ideologici, e a dare un piccolo aiuto agli esuli e ai rifugiati politici. Tutte cose che in se non mi sembrano poi così piratesche, anzi se l’occidente agisse solo in questo modo per diffondere la democrazia, e non invadesse le nazioni, io non avrei nulla da ridire.
Anche perchè i bloggher egiziani possono aver avuto qualche rapporto con la NDI, ma poi sono cntro l’FMI, la BM e tutte le altre agenzie classiche di dominio neo-liberista americano tradizionali.
Comunque la rivolta è risultata simile nei modi e nei metodi (e certe volte persino nelle piattaforme) in paesi che vanno dal Senegal (in cui giusto l’altro ieri l’opposizione e i giovani hanno costretto il governo ad elezioni anticipate) al Bahrain. Ed oltre (Bielorussia!).
I rivoluzionari spesso si leggono l’un l’altro e le notizie circolano con una velocità notevolemente superiore a quella di vent’anni fa, ed anche al di fuori della censura.
La Libia è l’eccezione, visto che qui la situazione è subito degenerata in guerra civile, tutti si sono armati ed hanno cominciato a far la guerra (su cui se riesco oggi posto un aggiornamento), c’è stato un (dannoso) duplice (anche Gheddafi ha i suoi alleati) intervento esterno (ma, udite, udite, non è stato un intervento “americano”, gli USA sono usciti dal conflitto quasi subito, e non l’hanno cercato), in cui tutti gli alleati cercano di giocare sporco, ma non credo nessuno di loro otterrà la vittoria totale cui aspira.
La Libia si differenzia notevolmente dal modello “primavera araba” perché tutta quell’oposizione sotteranea ma palese, delle ONG o dei sindacati più o meno clandestini, dei bloggher liberi ecc. ecc. o non esisteva del tutto, o era embrinoale (un paio di bloggher, un avvocato coraggioso…), o era gestita dalla parte “riformista” del regime.
Infine occorre precisare che stante lo scarso peso dell’amministrazione Obama nel favorire le rivolte esiste una fortissima differenza rispetto a Bush. Ovvero la posizione tradizionale degli USA è quella di appoggiare i propri alleati sempre e comunque, anche quando sparano ai bambini; mentre, considerando che Obama è il presidente di una potenza imperiale, che bombarda lo Yemen con i droni, e non di San Marino, l’America ha, per una volta tanto, smesso di difendere la stabilità politica a tutti i costi (come pretendono i suoi banchieri) ed ha accettato di non appoggiare direttamente la repressione (in Yemen e Bahrain avrebbe potuto far ben di peggio). Va anche ricordato che il potere imperiale americano oggi conosce la più grave crisi mai vista, da cui probabilmente uscirà distrutto, e, inoltre, quanto ampi settori dell’amministrazione che si occupano del medio oriente siano succubi dell’Arabia Saudita. Insomma con tutti i suoi limiti (strutturali più che personali) Obama una volta tanto non è stato il classico imperialista USA. Questo a però non è bastato tra noi, vecchi radicali europei, a comprendere quanto profonde fossero queste differenze e quanto differenti dovessero essere i nostri strumenti d’analisi.
Tuttavia, tornando alla Libia, io non credo che il fine giustifichi i mezzi, quindi critico i rivoluzionari libici per essersi fatti sedurre dalla lotta armata, certamente li comprendo e comprendo che avessero poche alternative visto il livello di repressione (ma i siriani, in una situazione tutto sommato simile, si stanno comportando diversamente).
Però (e c’è un grosso però) esiste chi fa una guerra per abbattere un tiranno e chi l’ha cominciata per tenerlo al potere (l’occidente in questo non centra nulla, abbiamo appoggiato i ribelli, ma fino alla settimana prima appoggiavamo il tiranno), credo che le due posizioni siano ben distinte. Sopratutto considerato chi erano i ribelli a febbraio-marzo.
Non chiamerò, comunque, atti di “democratica ribellione” i crimini contro prigionieri e lealisti che vengono perpretrati dall’esercito di liberazione nazionale libico, ma chiamo ribelli democratici i ribelli libici (o almeno il grosso di essi).
Inoltre, sarà per deformazione professionale, mi rendo conto che la guerra è questa merda e non può esser altro che una merda, semmai spero e, nei miei limiti, opero per far si che non si estenda il modello libico ad altri paesi.
Rimaniamo su posizioni diverse nell’interpretazione dei fatti: comunque grazie per i dettagli.
Per quanto riguarda l’attendibilità di You Tube in linea di principio è vero quello che dici tu
( anche se quello che ho visto mi sembra più che realistico) ma allora lo stesso criterio si applicherebbe anche alle notizie e alle immagini che ci passano le i media tradizionali, e qui gli esempi di falsificazioni non mancherebbero.
Assolutamente sì, infatti ho cominciato questa (ormai lunghissima, purtroppo) serie di post sulla guerra di Libia dicendo che la prima vittima della guerra è la verità.
Comunque, se noti, in moltissimi dei miei post mi prendo gioco o critico alcune testate giornalistiche italiane (Repubblica, Coriere ecc. ecc.) o arabe (Al Jazeera English, che è “stampa militante” in un certo senso) sempre pronte a pubblicare le notizie senza prima verificarle.
In questa guerra non mi fido di nessuno, anche se in linea di massima i media inglesi (ed il Guardian in particolare) mi sembrano un pochino più affidabili degli altri.
In Libia la rete di Blog è meno utile che altrove.
All’inizio della guerra ci si poteva quasi fidare dei blog (di professoresse di lingue, piloti, ingenieri e angolofoni vari, non bloggavano di politica ma di piccoli fatti della vita e delle loro passioni), ma poi il regime ha spento la rete, per esempio non ho notizie di KhadijaTeri dal 6 aprile, spero stia bene. Molti bloggher libici pubblicano pochissimi post, anche quando le connessioni funzionano. Dopo l’inizio della guerra i blog della Cireanica si sono moltiplicati, ma sono anche molto più “militanti” e meno privati e naif. Molti poi sono scritti da esuli che abitano in Europa (ma sono spesso ottime fonti, visto che parlano al telefono con i loro familiari, e poi magari scrivono in inglese, io l’arabo non lo parlo).
Comunque i blog non sono fonti “verificabili”, ma danno una buona idea delle voci che circolano (per esempio http://aloneintripoli.blogspot.com/, non lo userei mai per costruirci attorno un post, però non vuol dire che sia falso).