Ieri in televisione su RaiNews24, telegiornale delle 20,  commentavano gli ultimi eventi di Piazza Tahrir, rimettendo in campo tutto il corredo di paure-pregiudizi sulla natura “islamizzante” del processo in atto in quel paese.

Mi è venuto il magone, perché sembra proprio che anche loro, che tutto sommato ce la mettono (quasi) tutta nel voler andare a fondo con le notizie, cadevano nei soliti stereotipi: paragone con l’Iran, idea secondo la quale la democrazia è “nostra”, noi ce l’abbiamo, e loro no, e loro fanno fatica anche solo a pensarla.

Parliamone.

C’è un precedente di presenza così massiccia dell’elemento islamico in piazza, ed è il sermone di Yusuf al-Qaradawi lo scorso 23 febbraio di fronte a 2 milioni di persone, a una settimana dalla caduta di Hosni Mubarak.

In quel frangente Wael Ghonim, uno dei più conosciuti attivisti della thura egiziana, fu cacciato dal palco, e la cosa aveva lì generato qualche giustificatissima inquietudine.

Tuttavia gli eventi del 23 febbraio e gli eventi del 29 luglio hanno poco a che vedere fra loro. Il “Venerdì della volontà popolare e del fronte unito” aveva tutto un altro senso.

Questo evento arrivava dopo il sit-in continuato di decine di organizzazioni, principalmente le organizzazioni rivoluzionarie, che pure avevano raggiunto qualche obbiettivo (ma non erano soddisfatte), fra cui, ad esempio, il rimpasto di governo e l’arresto di 800 poliziotti.

L’iniziativa aveva il significato di riunire tutte le forze politiche che davvero lo desiderassero nel dire ai militari che è ora di cambiar marcia.

Ecco l’accordo sulla piattaforma in arabo:

Qui c’è una traduzione in inglese.

Zeinobia lo commenta così:

Credo che questo sia il primo passo per fermare le divisioni, noi siamo più forti dei militari quando siamo uniti. Credo che attraverso delle vere proteste “da un milione di persone” che includano tutti quanti noi possiamo ottenere quello che vogliamo.

Lo stesso Yusuf al-Qaradawi, un personaggio che non mi sta affatto simpatico e che può definirsi il leader carismatico di chi fa riferimento ai Fratelli Musulmani, aveva fatto il giorno prima appello all’unità, ribadendo poi una seconda volta il concetto.

Bene, seguendo la cronaca del sit-in, si evince che nella piazza si è installato un elemento di disturbo: c’erano persone che NON aderivano alla piattaforma.

Erano gruppi di salafiti, numerosi, che non hanno fatto altro che disturbare, lanciando slogan di continuo e non permettendo che la piazza si esprimesse nella sua complessità.

La cosa si è ripetuta, in forme diverse e con numeri diversi, in altre città egiziane.

Questi gruppi hanno raggiunto l’obbiettivo di far saltare tutto, soprattutto a livello mediatico.

E quindi bisogna fare un po’ di attenzione, perché sì, le 28 organizzazioni hanno lasciato la piazza e denunciato l’accaduto, ricordando che c’era un accordo sulla richiesta di unità nazionale che i salafiti hanno violato, ma anche Essam el-Erian, a nome del partito dei Fratelli Musulmani (Libertà e giustizia), ha criticato gli slogan lanciati dai salafiti.

Fin qui gli eventi, traete voi le conseguenze, aiutandovi con questo post di Zeinobia, nel quale si spiega — fra le altre cose — che questi salafiti hanno fatto un piacere ai militari, che questi salafiti non aprivano bocca quando c’era Mubarak, e che questi salafiti sono per questo davvero “nuovi” nel panorama della politica egiziana.

E ora la “ricezione” della notizia.

Senza contare i vari, soliti, perniciosi controjihadisti (vedi ad es. qui), quelli che poi alla lunga forniscono letteratura pseudo-scientifica a uno come Anders Behring Breivik, citerò un’agenzia che si supporrebbe seria come AsiaNews, che titola: “Decine di migliaia in Piazza Tahrir chiedono un’identità araba e islamica per il Paese“, e scrive questo vergognoso riassuntino:

Organizzate da gruppi e partiti musulmani, le proteste pacifiche hanno coinvolto anche movimenti laici e copti. Manifestazioni in contemporanea anche ad Alessandria e Suez. Cresce il potere dei Fratelli musulmani che potrebbero sfruttare il Ramadan a scopo elettorale.

Tutto falso.

Finché monnezza come questa continuerà a circolare, nel mondo avremo poche speranze di farcela.

Soprattutto: continueremo a lasciare soli quelli che davvero vogliono cambiare il mondo e che, oggi come sempre, in Egitto come nel resto del pianeta, sono sotto attacco.

 

Lorenzo DeclichL'età della politicaal-qaradawi,anders behring breivik,egitto,fratelli musulmani,libertà e giustizia,politica,rivolta,salafiti,salafiti egiziani,wael ghonim
Ieri in televisione su RaiNews24, telegiornale delle 20,  commentavano gli ultimi eventi di Piazza Tahrir, rimettendo in campo tutto il corredo di paure-pregiudizi sulla natura 'islamizzante' del processo in atto in quel paese. Mi è venuto il magone, perché sembra proprio che anche loro, che tutto sommato ce la mettono...