Dimenticare: la nostra epoca è contraddistinta dall’avanzata dell’oblio.

Tutti si affannano a dire “non bisogna dimenticare” e tutti, regolarmente, dimenticano.

La cosa avviene in diversi contesti ma nella dimensione politica gli effetti sono macroscopici e, soprattutto, ci illuminano su quella che grossolanamente possiamo definire “deriva identitaria”.

Parliamo dei cristiani d’Iraq.

La destra islamofoba europea spinge molto sulle persecuzioni dei cristiani in Iraq.

Quando al-Qaida in Iraq minacciò azioni contro i cristiani si aprì un file enorme nel mondo dei media.

Quando ci furono gli attentati anche.

E giustamente, aggiungo.

quindi: dove sta il problema?

Il problema sta nel fatto che gli stessi soggetti che urlano su questi eventi ne cancellano altri, che danno o che darebbero più profondità al discorso delle minoranze — non solo quelle religiose — in Iraq (e altrove nell’area).

Esempio: domenica scorsa le comunità cristiane iraqene hanno celebrato il ricordo del cosiddetto “massacro di Sumail” del 1933, in cui perirono — si dice — almeno 3.000 persone per mano degli ufficiali della monarchia hashemita iraqena, allora al potere.

Questa cosa non interessa molto agli islamofobi, oggi. E nemmeno a tutti coloro che debbono qualcosa alla “retorica della persecuzione”. Nessuno di loro ne parla.

Ad ammazzare tutta quella gente inerme non furono dei terroristi, né degli estremisti islamici.

La cosa avvenne nel quadro di una lotta per il potere, in mezzo c’erano Francesi e Inglesi.

E quello di Sumayl non è l’unico massacro di cristiani in Iraq in tempi storici, così come i cristiani non sono i soli ad essere stati presi come bersaglio di un massacro laggiù (ad es, qui).

Queste brevi e semplici considerazioni fanno si che un massacro come quello di Sumayl sia “inservibile” a scopi polemici: gli islamofobi non sanno che farsene di tutti questi morti cristiani anzi, se la cosa si venisse a sapere, se si venisse a sapere che i cristiani in Iraq li ammazzano tutti da sempre (anche perché a un certo punto, fomentati dall’esterno, vogliono essere indipendenti), cadrebbe tutto l’artificio retorico essenzialista che ci dice — alla Magdi Allam — “io non ce l’ho con i musulmani, io ce l’ho con l’islam”.

Una memoria “intermittente” è caratteristica degli islamofobi così come dei nazisti, dei fascisti e degli identitari di tutti i generi.

Non sono io a dovervi ricordare quando la Padania sia frutto di un’operazione simile.

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondicristiani,fondamentalismo,iraq,islam,islamofobia,padania,terrorismo
Dimenticare: la nostra epoca è contraddistinta dall'avanzata dell'oblio. Tutti si affannano a dire 'non bisogna dimenticare' e tutti, regolarmente, dimenticano. La cosa avviene in diversi contesti ma nella dimensione politica gli effetti sono macroscopici e, soprattutto, ci illuminano su quella che grossolanamente possiamo definire 'deriva identitaria'. Parliamo dei cristiani d'Iraq. La destra islamofoba...