Dostojevskij qualche giorno fa citava Ismail al-Salabi (o Sallabi, إسماعيل الصلابي), il Comandante della Brigata Martiri del 17 Febbraio (usato anche al plurale, Brigate, كتائب شهداء 17 فبراير)

Ismail è tracciato da tutte le fonti come un “islamista” e, in virtù di questa denominazione, lo si assimila ad altri “islamisti” libici, come Abd el-Hakim Belhaj o Abd el-Hakim al-Hasadi, dai passati diversi (vedi i link)

Prima di tutto specifichiamo che ultimamente con “islamista” si è passati, anche (per necessità, e questo è un segno che la spirale del silenzio funziona) su questo blog, a identificare diversi generi di esponente della galassia dell’islam politico. In questo senso sono “islamisti” anche i “moderati” della Nahda tunisina, i Fratelli musulmani egiziani (e libici), i re dell’Arabia Saudita.

Ismail dice di sé di essersi avvicinato all’islam (era, sì, musulmano di nascita ma in carcere “studiò l’islam”) nelle carceri libiche dove stette dal 1997 al 2003: secondo il regime di Gheddafi ospitava islamisti in fuga.

Dice di non essere mai stato un membro del LIFG (Libyan Islamic Fighting Group), che l’accusa di essere del LIFG nella Libia di Gheddafi veniva scaricata su chiunque si opponesse al regime. E anche di non essere mai stato in Afghanistan, cosa che invece al-Arabiya English — ma solo al-Arabiya English (chi ha altre fonti le tiri fuori, please) — gli attribuisce.

Sembra essere, insomma,  un islamista home made, e d’altronde è abbastanza giovane: quando quelli del LIFG scapparono in Afghanistan, nel 1989, lui aveva intorno ai 12 anni.

Non ho capito bene che carica abbia oggi Ismail.

Molti lo identificano come, appunto, il comandante della “17 febbraio” ma la cosa non è così semplice.

Qui  (18 aprile) Ismail è definito dal portavoce del governo di Gheddafi “un membro del LIFG e di al-Qaida” che sta addestrando 200 combattenti nel campo di addestramento di Bengazi chiamato “7 aprile” (vedi i miei post cercando “LIFG”).

Qui (22 maggio) Ismail è definito da al-Jazeera “uno dei field commander” della rivoluzione.

Qui (30 luglio) il comandante della “17 febbraio” sembra essere Fawzi Bukatef.

Qui (9 agosto) Ismail è identificato come “field commander” di Brega.

Qui (9 agosto) il capo della “17 febbraio” sembra essere ancora Fawzi Bukatef.

Qui (13 agosto), in una lunga intervista ad al-Jazeera, Ismail figura come “membro del Comitato direttivo dell’Unione dei gruppi combattenti della rivoluzione” (qui il sito).

Qui (1 settembre) dicono che è “leader” della “17 febbraio”.

Qui (2 settembre) dicono che Ismail è il capo della Katiba o (Sariyya) Abu Obayda Amir ben al-Jarrah (كتيبة ابو عبيدة عامر بن الجراح) che, come ho scritto qui, sembra essere un gruppo qaidista attivo in Iraq poi accusato  di aver ucciso il generale Abd el-Fattah Younis.

In quel contesto i responsabili del CNT dicevano che quella brigata non apparteneva all’esercito rivoluzionario e ciò sarebbe in contraddizione con la fotografia, riportata un po’ ovunque, di Ismail che parla presso l'”Unione dei gruppi combattenti della rivoluzione” di cui sopra:

Se la notizia (non confermata) fosse vera, dovremmo pensare che questa persona è stata in Iraq (come si fa a essere i capi di una cellula qaidista libica fattasi conoscere in Iraq se non si è stati in Iraq?), cosa che nessuna fonte in mio possesso riporta.

Qui (4 settembre) Reuters, tirando fuori la notizia che ha fatto il giro del mondo secondo cui Ismail ha detto che quelli del CNT si devono dimettere, chiama Ismail “capo della 17 febbraio”.

Qui (4 settembre) AFP dice che Ismail “guida il ramo di Bengasi” della “17 febbraio”.

Qui (9 settembre), la fonte è “Ikhwan web” cioè la rete dei Fratelli Musulmani, Ismail figura come fratello (minore) di Ali al-Salabi (che nell’articolo è definito “pensatore di spicco dei Fratelli Musulmani”), vecchio volpone amico di Sayf al-Islam Gheddafi ma pronunciatosi più volte, anche recentemente, per uno Stato laico, del quale ho scritto più volte ma che, più che qaidista, mi sembra essere “golfista”, nel senso di uno che ha la protezione almeno di Qatar e Emirati (vedi anche i cable di wikileaks che lo riguardano).

Per molti, oggi, Ismail è il capo dell’esercito del CNT a Bengasi.

Alcuni lo definiscono un “cleric”, cosa che davvero posso escludere.

La sua diventa una “brigata islamista” ma lui nega che la “17 febbraio” sia islamista e ritengo che sia così.

Lastly: il sito della Katiba 17 febbraio, ben poco curato, ha il server negli Emirati.

Il suo amministratore è un certo Abdelnaser A Muftah, di un certo Hadiya Group.

Che dire? Ho l’impressione che il mescolarsi di propagande e paure renda tutto poco leggibile.

Comunque: se prendiamo per vere TUTTE o quasi queste notizie e trascuriamo cosa dice lo stesso Ismail, arriviamo al supercomplottone di Thierry Meissan.

O perlomeno mettiamo al-Jazeera, ospitatrice in TV di Ismail al-Salabi, nel complottone.

Se seguiamo il filone di Ali al-Salabi arriviamo agli influssi dell‘islamercato del Golfo in Libia, ma non al terrorismo qaidista.

Viste anche le interviste ad al-Jazeera, nota televisione golfista, ritengo questa un’ipotesi possibile.

Sempre che sia vero che i due sono fratelli.

 

Lorenzo DeclichIn fiammeali al-sallabi,brigata 17 febbraio,brigata abu obayda amir ben al-jarrah,islamisti,ismail al-salabi,libia,libyan islamic fighting group,thierry meyssan
Dostojevskij qualche giorno fa citava Ismail al-Salabi (o Sallabi, إسماعيل الصلابي), il Comandante della Brigata Martiri del 17 Febbraio (usato anche al plurale, Brigate, كتائب شهداء 17 فبراير) Ismail è tracciato da tutte le fonti come un 'islamista' e, in virtù di questa denominazione, lo si assimila ad altri 'islamisti' libici, come...