Il superterroristone di Bengasi (2)
Qualche giorno fa mi è arrivata via e-mail la newsletter di Maghreb Confidential, e ieri quella di Intelligence Online: si vede che sono un buon target nel loro mercato.
Entrambe sono pubblicazioni interessanti, di solito raccontano di cose che in pochi si mettono a raccontare.
La seconda è concentrata sulle “ultime news e analisi delle intelligence governative o aziendali nel mondo”.
Prima osservazione: è importante notare che le intelligence aziendali iniziano a essere considerate dalla testata “a partire dagli anni ’90”: si vede che prima non erano così importanti.
I lettori di “Intelligence Online” sarebbero, secondo loro:
political decision-makers, business leaders, senior intelligence officers, corporate intelligence consultants, heads of security, diplomats and military personnel.
Quindi non si vede il motivo per cui hanno mandato questa newsletter a me.
Fra l’altro i simpaticoni ti deliziano con titoli molto interessanti (ad esempio giurano di spiegarti in 77 parole come il servizio segreto italiano ha aiutato Scaroni dell’ENI a prendere contatti coi ribelli e in 85 parole la campagna di naturalizzazione dei sauditi in Bahrain, e dunque la sunnizzazione di quel paese) e poi ti chiedono i soldi per leggerli.
Uno di questi (costa 1.5$ x 111 parole, non l’ho comprato, ho letto solo il riassuntino) ci racconta che esplodono tensioni fra Qatar e Consiglio Nazionale di Transizione libico.
E noto che questa esplosione avviene più o meno nello stesso lasso di tempo nel quale Ismail al-Salabi, l’islamista di cui ho scritto qui, attacca il Consiglio Nazionale di Transizione.
Posso dire a questo punto con una certa sicurezza che le pedine del Qatar in Libia sono gli islamisti del genere “fratello musulmano”, in armi o meno.
Smentitemi.
https://in30secondi.altervista.org/2011/09/15/il-superterroristone-di-bengasi-2/In fiammeintelligence online,ismail al-salabi,libia,maghreb confidential,qatar
Non solo non intendo smentirti (del resto era chiaro che i qatarioti inviavano armi e munizioni solo ad alcune brigate, guardacaso proprio “quelle” brigate) ma aggiungo che, dannazione, sta persino funzionando.
Il CNT governa un paese in guerra, in cui molti servizi essenziali sono in condizioni quantomeno precarie, di chi è la colpa, ma del governo ovviamente! O almeno questo è quello che dice chiunque sia all’opposizione.
(per fortuna sembra che, almeno a Tripoli, i generi alimentari stiano tornando, anche se un po’ cari)
In aggiunta il CNT è formato, a maggioranza, da elementi del passato regime (non a caso li chiamavo “badogliani”, erano quasi tutti o a) della corrente governativa liberista e “modernizatrice” capeggiata da Saif al Islam, ma in via di rottamazione negli ultimi 2-3 anni o b) del ministero del petrolio, ovvero l’unica parte del governo libico in cui si richiedevano competenze e non amicizie con il capo), di per questo screditati, con una spruzzatina di veri liberal-democratici della asfittica società civile libica (i quali sono a) poco rappresentativi e b)criticatissimi dal resto dei liberal-democratici e delle, nascenti e piccole, forze laiche e di sinistra che nel CNT non sono rappresentate).
In aggiunta questi “laici” possono anche essere poco chiari sulle loro reali posizioni ideologiche (Abdul Hafiz Ghoga è un classico esempio, visto che è un “liberale laico” che ha però legami personali con vari islamisti).
Il CNT, per ora, si è brancamenato dando ragione a tutti, ma non è così che si governa.
Del resto in Libia, dall’indipendenza, il potere reale non è mai appartenuto al governo, ma ad organi extra legali, come i consiglieri privati di Re Idris prima, e quelli di Gheddafi poi.
A Misurata, dove sembrerebbero più forti i laici, il CNT sembra troppo “golfista”, mentre a Tripoli, dove sembrerebbero più forti quelli “alla fratelli mussulmani” il CNT sembra troppo laico.
Sui Nafusa (o meglio sulle brigate formata nei Nafusa e che ora controllano ampie parti della Tripoitania e pezzi di Fezzan) non si capisce nulla, salvo che esistono laici, nazionalisti berberi e religiosi mescolati, ma chi comandi (e/o egemonizzi) mi resta misterioso.
L’unica cosa certa è che loro, durante la guerra, non hanno ottenuto nulla da Bengasi, mentre i qatarioti hanno mosso brigate (non certo “laiche”) in loro soccorso e hanno rifornito di armi alcune delle loro formazioni (ma qui anche in francesi e, forse, i polacchi sono intervenuti, chi abbiano rifornito però resta misterioso); quindi i loro rapporti con il CNT sono tutt’altro che solidi.
Quindi sparare sul CNT è come sparare sulla croce rossa, lo fanno un po’ tutti, e alla fine temo possa anche portare all’implosione di questo organismo e ad una crisi di governo nel bel mezzo di una guerra civile/rivoluzione.
Nulla di male se c’è un sostituto autorevole, rappresentativo e disponibile alle larghissime intese su basi nuove e con uomini nuovi, ma il mio timore è che, sopratutto i paesi del golfo, abbiano altri progetti.
Insomma eravamo tutti così preoccupati che la NATO volesse imporre un governo fantoccio alla Libia (cosa che non è molto probabile) da non accorgerci che invece questo progetto lo avevano le monarchie del Golfo.
Un ulteriore importante elemento di preoccupazione è la mancanza di un esercito regolare di “rivoluzionari” fedeli al governo, ma apartitico.
Ovvero esiste un esercito fedele al CNT (ma non al “governo qualsiasi esso sia”, bensì, temo, proprio al CNT attuale), ma è piccolo, meno “vittorioso e glorioso” delle brigate indipendenti, utilizzato sopratutto per proteggere i pozzi di petrolio e pieno zeppo di “badogliani” scelti da Younis e sostenitori di altri ufficiali dal passato non limpidissimo (come Haftar).
Il siluramanto di uomini affidabili e competenti come Omar El-Hariri (sostituito come ministro della difesa da Jalal al-Digheily, oggi ormai a sua volta dimissionato, a mio avviso uomo di fiducia di Qatar e compagni), non mi dice nulla di buono in questa direzione.
Una delle nostre speranze potrebbe essere Suleiman Mahmoud, il primo generale ad essere passato dalal parte dei ribelli, un vero generale, probabilmente un “ufficiale/gentiluomo” che comunque incarna l’ufficiale apartitico e fedele solo all’ideale patriottico, attualmente dovrebbe essere a Tripoli per moderare (e nel caso rimpiazzare) Abdel Hakim Belhadj (o come diavolo si chiama costui), ma dubito vi possa riuscire solo con il suo prestigio.
(inoltre non ho sue notizie da giorni, quindi potrebbe anche aver fallito).