Mi ero ripromesso di non occuparmi delle battaglie di Sirte e Bani Walid fino a quando non fossero definitivamente concluse, anche perché, in questa guerra, come in tutte le guerre, la nebbia sugli eventi in corso è molto più forte di quella che copre ciò che è già accaduto.

Però due o tre banalità, utili per farsi un idea di ciò che accade, posso anticiparvele.

Le forze ribelli continuano ad essere disorganizzate e litigiose, con un forte spirito d’indipendenza da qualsiasi autorità superiore alla brigata.
Questo in maniera anche più forte, sopratutto a Bani Walid, di quanto le differenze politiche lascerebbero supporre. Ovvero le uniche vere “tribù” che ci sono oggi in libia sono le brigate, in cui ormai si sono sviluppati formidabili rapporti di fratellanza, condivisione e obbedienza al comandante, ovviamente anche di tipo fidelistico e tendente ad escludere ciò che è al di fuori della brigata.

Dal lato lealista, invece, queste paiono le uniche città (più un paio di piccoli centri arabofoni dei nafusa occiedentali e alcune cittadine dei nafusa orientali) in cui il governo Gheddafi gode di una maggioranza abbondante di sostenitori.

Ovvero qui la zona grigia dei neutrali è ridotta, e le forze rivoluzionarie non sono sufficentemente forti dentro la città, né dispongono di grosse bande di fuoriusciti (per quanto non manchino in entrambi le località gli oppositori a Gheddafi).

Quindi la resistenza opposta dai lealisti resta coriacea; è estremamente improbabile che debbano (come al solito) affrontare contemporaneamente i ribelli che attaccano da fuori e la resistenza clandestina (a Sirte è stata millantata, ma ammesso che esistesse ha fallito). Inoltre chi è rimasto ancora fedele a Gheddafi, tendenzialemente, non lo abbandonerà fino alla fine, quindi il tasso di diserzione e di defezione tra i lealisti non credo sarà più così alto.
Inoltre la proporzione di soldati mercenari ed appartenenti alle legioni straniere, arabe ed africane, potrebbe essere salita all’interno dell’esercito lealista.

Una grandissima differenza tra queste due battaglie è però data dalle dimensioni degli scontri.
A Sirte i lealisti dichiarano (ed è anche propaganda) di avere 20.000 uomini di guarnigione, la cifra è inverosimile, ma indica un ordine di grandezza notevole che non può essere del tutto inventato.
Inoltre la guarnigione dispone di abbondanti scorte di armamenti pesanti (cannoni, carri armati, mortai da 120mm, ecc.) cosa naturale per una città che anche prima della guerra era sede di guarnigione.

A Bani Walid invece le stime variano da poche centinaia di regolari, appoggiati da mercenari e irregolari (moltissimi i cecchini, forse anche serbi), fino ad un massimo di 1500 regolari ed altrettanti irregolari. Anche qui dati certi non possono esserci (ovviamente) ma l’ordine di grandezza è ben diverso.

Inoltre differente è il peso che la NATO+- attribuisce alle due città.
La linea Sirte-Waddan è quella che attrae, e di gran lunga, la maggior parte del fuoco della NATO+-. Sirte ha subito almeno 475 bombardamenti d’aviazione dall’inizio della guerra ai primi di settembre, da parte delle sole forze NATO (quindi esclusi Giordania, EAU, Qatar, Svezia…), mentre tra il 20 agosto e il 15 settembre è stata visitata tutti i giorni, con aerei e droni. Il risultato dichiarato, in questo intervallo di tempo, è di 134 veicoli, 17 carri armati, 112 pezzi o sistemi d’artiglieria, 37 edifici e 20 istallazioni radar/radio. Un totale di ben 320 raid.

Bani Walid invece se l’è cavata con molto, molto meno; innanzi tutto perchè non è sottoposta ad un bombardamento quasi costante, tanto che i ribelli mormorano di essere stati poco aiutati. Comunque tra il 24 agosto e il 14 settembre la NATO +- rivendica la distruzione, nei pressi o dentro quella città, di 6 veicoli, 1 carro armato, 5 pezzi d’artiglieria, 13 edifici (25 raid).

Quindi Bani Walid i ribelli se la dovranno conquistare “da soli”, mentre a Sirte torveranno un obbiettivo abbastanza “ammorbidito”.
In questa situazione è decisamente probabile che vi siano stati “danni collaterali” tra i civili, anche se la propaganda gheddafiana (che li ha denunciati) non è stata molto circostanziata. Inoltre difficilmente questa circostanza sarà dimenticata nella nuova Libia, è probabile che a future prossime elezioni i rivoluzionari si dovranno confrontare con soggetti reazionari geograficamente radicati.

Anche se in entrambi i casi i ribelli hanno cozzato contro una coriacea resistenza non c’è paragone nel numero delle perdite. Poche decine la settimana su Bani Walid, più di 200 per Sirte e dintorni, dove i lealisti hanno anche tentato contro offensive piuttosto elaborate. Le perdite dei lealisti nei confronti con i ribelli,( sulle rivendicazioni ribelli disponibili, i lealisti non danno più cifre) sembrerebbero ancora ridotte secondo una proporzione di 4 a 1, questo deriva dalla superiorità netta dell’artiglieria lealista e la maggiore preparazione dei reparti regolari, ma probabilmente queste cifre vengono riequilibrate o invertite grazie al potere aereo.

A Sirte i ribelli dovrebbero aver ammassato circa 16.000 uomini, che ormai stanno isolando la città (l’areoporto, che controlla le vie di accesso con il sud, dovrebbe essere caduto), mentre a Bani Walid (forse non del tutto circondata) dovrebbero essere meno di 6.000, con molti uomini inesperti di Tripoli, che sono lì sopratutto per dimostrare a quelli dei Nafusa e di Misurata che anche le loro sono brigate da combattimento.

Intanto i ribelli hanno fondato una piccola unità di “cacciatori” di Gheddafi.
Dal punto di vista militare non è solo logico, ma tardivo, sarebbe dovuto essere operativa almeno da due-tre mesi.
La guida un ex commericante (tale Hisham Buhagiar) ed ha solo 50 uomini impiegati a tempo pieno, ma è determinato ad arrivare prima dei servizi occidentali.

Nel frattempo la sua “preda” potrebbe essere ovunque, tra Waddan, Shaba, e l’estremo sud.
Da indiscrezioni (probabilmente fasulle) si muove in un convoglio, scortato da un gruppo di fedelissimi di circa 100 uomini, e un contingente d’appoggio tra i 300 e i 500 uomini (comprendete anche mebri delle legioni straniere libiche e/o mercenari).

Restano misteriosi i destini di Al-Mu ‘tasim-Billah (o Moatassem-Billah) e di Khamis, i due figli “militari” di Gheddafi (il primo meno noto alla stampa, ma non molto meno importante).
Di Khamis si sono effettivamente perse le tracce dopo il 29 agosto, quando, per la quarta (o la quinta?) volta è stata annunciata la sua morte.
Saif al-Islam sarebbe invece da qualche parte verso il fronte nord-occidentale, ma probabilmente lontano dalla zona di combattimento.

Sono probabilmente troppo orgogliosi od ottusi per capire che, in questo momento, gli converrebbe ritirarsi in esilio e provare a tornare al potere tra 5-6 anni.

Intanto il fronte meridionale del Fezzan resta enigmatico, i lealisti affermano di controllarlo al 100% (ma affermano anche di aver riconquistato Brega!), cosa estreamanete improbabile e in aperta contradddizione con quanto affermano i ribelli, ma laggiù nessun giornalista si azzarda ad andare.
Comunque è probabile che un po’ alla volta i ribelli stiano conquistando anche l’estremo sud della Libia, che però potrebbe diventare una zona incontrollabile e senza legge per un bel po’.
Insomma sarà ancora una lunga guerra.

Valerio PeverelliIn 30 secondiguerra,in fiamme,libia
Mi ero ripromesso di non occuparmi delle battaglie di Sirte e Bani Walid fino a quando non fossero definitivamente concluse, anche perché, in questa guerra, come in tutte le guerre, la nebbia sugli eventi in corso è molto più forte di quella che copre ciò che è già accaduto. Però...