Israele e Kurdistan (e Turchia e Iraq e Iran)
Nel mio webcrawling semi-quotidiano ho trovato questo articolo di Curt Jones, ex senior U.S. Foreign Service officer, del 7 luglio 2004.
Vi si parla delle relazioni fra il Kurdistan iraqeno e Israele e dei rischi conseguenti per l’amministrazione americana, impegnata a mantenere un Iraq unito.
Qui c’è un servizio della BBC del 2005 sugli istruttori israeliani in Kurdistan:
Qui l’articolo.
Più recente è la visita del chairman della Israel Corp., una delle più grosse holding company israeliane nel Kurdistan iraqeno.
Qui c’è un articolo sulle relazioni fra Israele e PKK.
Qui la seconda puntata.
Qui spiegano perché Israele ha spesso dato supporto ai Curdi e quale potrebbe essere la tendenza, oggi:
Israel’s intelligence establishment has frequently supported the Kurds over the years, against the Baghdad regime or against neighboring Iran.
With relations between one-time allies Turkey and Israel becoming increasingly combative, there have been suggestions that the Mossad, Israel’s foreign intelligence service, could throw its support behind the PKK to hit back at Israel’s current nemesis, Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan.
Helping the Kurds establish an independent homeland would also be a blow to Iran, whose nuclear program the Israelis consider an existential threat, and old enemy Syria.
“With a bit of luck and political wisdom … the entire Kurdish people could take advantage of the ongoing Arab Spring and prepare the ground for a long-anticipated independent Kurdistan, linking up with Iraq’s ongoing autonomy, the Iranian Kurdish enclave and perhaps even the Syrian Kurdish minority,” Israeli defense specialist David Eshel wrote in a blog Aug. 12.
Qui un pezzo sulle ultime dichiarazioni, allarmanti (son quasi minacce), del Ministro degli esteri israeliano Avigdor Liebermann sul tema.
Qui le reazioni della presidenza curda a quelle dichiarazioni.
Metto queste note qui, giusto per serbarne il ricordo.
https://in30secondi.altervista.org/2011/09/23/israele-e-kurdistan-e-turchia-e-iraq-e-iran/In 30 secondiisraele,kurdistan
questo che i Curdi fossero alleati dei sionisti è sempre stato uno dei discorsi del regime siriano per giustificare la repressione… adesso con la rivoluzione siriana il regime, per paura che i curdi vi aderissero in massa, ha finalmente dato la cittadinanza a circa un milione di curdi a cui era negata da più di 40 anni di potere del baath..
http://www.efrin.net/cms/erebi/index.php?option=com_content&task=view&id=7749&Itemid=29
Le lusinghe di Bashar al-Asad ai curdi siriani
Il ruolo dei curdi nell’edificazione della storia moderna siriana non è circoscritto alla personalità del fondatore dell’esercito nazionale siriano Yusuf al-‘Azma (1884-1920), di origine curda, al suo rifiuto dell’ultimatum imposto dal generale Gouraud (1867-1946) che il re Faysal (1883-1933) aveva accettato destituendo l’esercito, e alla sua morte eroica nella battaglia di Maysalun (24-7-1920), bensì comprende anche la rivoluzione contro i francesi di Ibrahim Hanano (1869-1935) leader del partito “Blocco Patriottico” (National Bloc – al-Kutla al-Wataniyya) (1932) e tantissimi altri personaggi che non possono essere citati in quest’articolo per mere questioni di spazio, noti per il loro contributo alla nazione siriana prima e dopo l’indipendenza. Ciononostante quale è stata la ricompensa dei governi siriani, che si sono susseguiti dall’insediamento al potere del partito Baath dopo il colpo di stato militare del 1963, ai curdi siriani, oltre al rinnegamento, l’eliminazione politica e culturale e i progetti razzisti e discriminatori volti alla cancellazione dell’esistenza identitaria di questo popolo?
Vero è che il partito Baath siriano non ha compiuto il genocidio del popolo curdo come ha fatto il quello iracheno, ma è anche vero che il regime siriano da più di quarant’anni e mezzo sta praticando un genocidio politico, culturale ed economico contro curdi di Siria. Mentre il precedente regime iracheno aveva finito per riconoscere l’esistenza della comunità curda e dell’identità culturale del popolo curdo in Iraq. Dopo averli combattuti, averci negoziato e essere giunto ad un armistizio aveva riconosciuto il Kurdistan come regione autonoma. Il regime baathista siriano invece, dai tempi di Asad padre fino al figlio ha intensificato la politica di rinnegamento identitario, di arabizzazione e di trasformazione demografica delle regioni curde del nord e del nord-est della Siria, malgrado i curdi siriani non abbiano mai imbracciato le armi contro lo stato e il regime e non abbiano mai avuto alcun progetto o mira separatista a differenza dei curdi iracheni in alcuni periodi. Quando il regime siriano ha riconosciuto almeno a parole la presenza curda in Siria? Quando i curdi sono insorti il 12 – 3 – 2004 contro l’apparato repressivo siriano e la situazione di privazione, sopraffazione, segregazione, cancellazione ed emarginazione con l’obiettivo del riconoscimento della presenza e dell’appartenenza nazionale siriana, e ne sono morti eroicamente 35, centinaia i feriti e migliaia sono stati arrestati. In pratica il Baath e il suo apparato di sicurezza, attraverso rapporti e circolari segrete, ha continuamente rappresentato i curdi siriani come “traditori”, “separatisti”, e “implicati con l’entità giudaica e i progetti coloniali” e come coloro il cui obiettivo è impadronirsi di una parte del territorio della nazione per accorparlo ad una nazione straniera, senza mai menzionare quale fosse il nome o la posizione di questa nazione straniera! Ormai il processo di diffamazione del curdo in generale, e specialmente del curdo siriano, agli occhi del cittadino arabo ha raggiunto il massimo grado. E se ci sono stati alcuni comportamenti scellerati presso alcuni individui essi non sono altro che il riflesso delle azioni e delle pratiche politiche scioviniste perseguite dal regime siriano contro il popolo curdo di Siria per decenni.
E adesso, provando a sgravarsi la coscienza dal censimento del 1962 in ottemperanza al quale circa 120.000 cittadini curdi furono privati della cittadinanza siriana e dei più elementari diritti civili e umani, il regime siriano ha cominciato a dire che tal censimento era solo un’eredità del Hukumat al-Infisal !Adesso dopo 48 anni di potere del partito Baath, di convalida dei risultati del censimento e di rifiuto di risolvere il problema in modo giusto e sano. Adesso, dopo l’esplosione dell’insurrezione di Dar’a, temendo che i curdi vi aderiscano, e tentando di escluderli dalla rivolta popolare nazionale in corso in Siria, il regime ha cominciato a elogiare i curdi siriani e a celebrare il loro patriottismo accelerando il più possibile ciò che concerne la restituzione della cittadinanza ai curdi siriani! E in merito a ciò il presidente siriano ha promulgato il decreto legislativo n. 49 il cui primo articolo, come riportato letteralmente dall’agenzia di stampa “Sana”, decreta: “è concessa la cittadinanza araba-siriana agli iscritti nel registro degli stranieri di al-Hasaka”. A dimostrazione che anche in tale questione il regime siriano continua ad agire in modo ipocrita e infido rifiutandosi di procedere correttamente nel trattare il problema. E a conferma di ciò si possono citare i punti seguenti:
l’utilizzo del termine “concessione” invece di “restituzione” nel testo del decreto. I curdi infatti detenevano la cittadinanza siriana prima del censimento del 1962 della quale furono privati proprio in seguito a quel censimento razzista. Conseguentemente la cittadinanza deve essere loro restituita e non concessa: la differenza tra concedere e restituire dal punto di vista politico è enorme. Il termine “restituzione” infatti contiene l’ammissione della colpa, dei crimini e dell’ingiustizia commessa contro i curdi dal regime siriano vigente lungo questi decenni. Per non parlare del fatto che la “restituzione” obbligherebbe lo stato a pagare risarcimenti materiali ai curdi privati della cittadinanza come risultato della medesima privazione. Mentre “concessione” presuppone la totale mancanza di riconoscimento della responsabilità dello stato e del regime vigente nei confronti di questo problema di cui nega l’esistenza perpetrandolo ed aggravandolo.
In ottemperanza al suddetto decreto ai curdi “sarà concessa” la “cittadinanza arabo-siriana”, ciò significa negare la loro identità etnica curdo-siriana. E conseguentemente la loro arabizzazione. Più sensata e veritiera sarebbe stata la formulazione: “restituzione della nazionalità siriana”. Questo perché prima dell’insediamento del partito baath il nome dello stato era: “repubblica siriana”. E il cittadino deteneva la nazionalità siriana, e non “arabo-siriana”.
Anche la data della promulgazione di questo decreto è carica di provocazione infatti non si sono aspettati i risultati della commissione che doveva presiedere a questo problema e sottoporre i suoi rapporti al presidente ma anzi Bashar al-Asad si è affrettato a emanarlo proprio il sette aprile, il giorno dell’anniversario della fondazione del partito Baath come a sottolineare che la restituzione della diritti agli amici curdi non era altro che un “dono nobile e generoso del partito e del suo presidente ai curdi siriani.
Inoltre l’aver deliberatamente ignorato e trascurato la sofferenza dei curdi da parte del regime ha dato come risultato un’altra questione importante: i detenuti i quali non sono iscritti nel registro degli stranieri di al-Hasaka, il cui numero oscilla tra i 40 e i 50 mila. Questo decreto legislativo infatti non li comprende. Le conseguenze del censimento del 1962 sono dunque ancora operanti persino dopo la promulgazione del presidente siriano di questo decreto.
Pertanto il popolo curdo siriano, con tutte le sue componenti ed elite politiche, non può far altro che inchinarsi di fronte all’insurrezione di Dar’a e alla purezza del sangue dei suoi martiri. Se non fosse insorta Dar’ae le altre città, infatti, e il regime non si fosse spaventato a morte per un’eventuale adesione curda, non si sarebbe affrettato in tal modo verso la provincia di al-Hasaka a corteggiare i curdi porgendogli gli auguri per la festa di Nowruz e non avremmo avuto il decreto legge 49! Negli anni precedenti, infatti, non passava questa festa senza che l’apparato di sicurezza siriana spargesse il sangue di cittadini curdi o ne arrestasse a decine. E persino durante questo tentativo di compiacere i curdi mostrato dal regime siriano, è palese il solito atteggiamento discriminatorio del regime nei suoi metodi e procedimenti, giacché Bashar al-Asad in nome di pretese norme di sicurezza si è consigliato con alcuni personaggi chiave delle tribù curde i quali avevano già in origine legami con il regime in modo o in un altro, vale a dire non solo escludendo il movimento politico curdo dal giocare un qualsiasi ruolo, ma umiliandolo. E ha ridotto la questione curda in Siria alla concessione della nazionalità a coloro che ne erano stai privati in seguito al censimento razziale del 1962 e a qualche promessa di qualche progetto di sviluppo nei territori curdi a nord e nordest del paese. Senza alcun riconoscimento costituzionale dell’esistenza del popolo curdo siriano o garanzia dei diritti etnici, politici e culturali nella costituzione. Il regime non è pronto a discutere queste richieste pacifiche, democratiche e patriottiche ma piuttosto prova a guadagnare tempo sperando che intanto passi la crisi di legittimità che imperversa. Ebbene il terrore in merito all’adesione dei curdi alla rivolta ha imposto al regime alcune, riluttanti, lusinghe ai curdi e di mostrare una certa flessibilità che possiamo considerare come concessioni o contentini. Questo perché la società curda siriana è la più organizzata, la più politicizzata, e la più esposta all’ingiustizia e il torto, la più congestionata e pronta ad esplodere. E non appena cesseranno gli effetti di questa fase, se il regime li supererà illeso, tornerà alle vecchie abitudini nei confronti dei curdi siriani. Senza contare poi che il narcisismo e l’arroganza del regime non permetteranno mai un apertura effettiva ed autentica ai curdi e alle altre componenti del popolo siriano, né un percorso reale e radicale di riforme. Per un motivo semplice: i regimi totalitari vedono la democrazia come la ghigliottina e la tomba. E le riforme reali e radicali come veleno letale che condurrà il regime alla fine certa.
oppure sulla paura dei curdi di essere estromessi dai congressi dell’opposizione siriana tenutisi in turchia sotto la tutela di erdogan:
http://www.efrin.net/cms/erebi/index.php?option=com_content&task=view&id=8155&Itemid=29
Congresso di salvezza nazionale o di discriminazione razziale?
Sembra che alcuni di coloro che rivendicano il nome di “oppositori siriani all’estero” non riescano a liberarsi della mentalità discriminatoria ba’athista con la quale sono cresciuti e a causa della quale sono stati costretti a lasciare il paese per scampare alle forche del regime; così come sembra che costoro non si oppongano al regime in nome della libertà dei siriani ma costituiscano un opposizione in combutta con alcuni personaggi desiderosi di occupare i posti di potere dei governanti attuali da cui erano stati estromessi e con alcuni partiti sostenuti dalla nazione che organizza e cura il congresso, ai quali interessa solo che la nuova Siria sia nell’orbita turca piuttosto che iraniana. E tutto ciò è piuttosto evidente per quanto riguarda alcuni sciovinisti e islamisti i quali hanno mirato, tramite accordi con le autorità della nazione organizzatrice del congresso, ad escludere e allontanare la componente curda attraverso le loro esternazioni razziste che non riconoscono altri che la componente araba in Siria. In pratica quello a cui abbiamo assistito nel congresso convalida la trama del complotto concordato con le autorità turche giacché ogni corrente vuole tirare acqua al proprio mulino e imporre la propria volontà agli altri partecipanti aggirando gli accordi presi prima dell’inizio del congresso. E ritengo gli intellettuali, gli attivisti per i diritti umani e i rappresentanti di alcuni partiti curdi che hanno presenziato la seduta d’apertura del congresso non rappresentino che una piccola parte del popolo curdo siriano e, per quanto li ringraziamo per il loro sforzo, costoro hanno sbagliato a ritirarsi rapidamente dal congresso quando hanno realizzato il piano cospiratorio in atto, ma sarebbe stato più degno rimanere seduti davanti a quei razzisti come una spina negli occhi e accordarsi sulla stesura di una dichiarazione chiara e veritiera, letta dal rappresentante nella riunione successiva, in cui criticarli riportando nomi e cognomi degli sciovinisti del congresso – i quali già ora che non hanno il potere sono una “fotocopia” attuale del regime baathista, ‘aflaqista, chissà dunque cosa accadrebbe una volta che arriveranno al potere? – per poi annunciare il ritiro della componente curda durante le sedute, davanti alle televisioni perché i partecipanti non avevano risposto alle loro esigenze come programmato prima dell’inizio del congresso.
(etc)