Mi sono sbagliato.

Più volte avevo ribadito la mia convinzione che Saleh non sarebbe mai più tornato in Yemen.

E invece è tornato, accompagnato dal ritornello degli americani, che gli chiedono di lasciare (in armonia col cinguettio europeo) e anche da manifestazioni di giubilo da parte di una parte non risibile della popolazione.

Come stiano giocando i sauditi la partita yemenita non mi è chiarissimo. E’ ovvio, però, che la stiano giocando.

Certamente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è favorevole alla mediazione del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che ha un foglio su cui è scritto che tutte le parti si impegnano per fare nuove elezioni e che Saleh lascerà il potere.

La cosa non sarebbe assurda se non fosse che in queste “parti” non figurano coloro che oggi, nelle opposizioni, imbracciano le armi: il generale Ali Mohsen al-Ahmar e Hamid al-Ahmar.

Il secondo ha intimato al mediatore del Consiglio di Cooperazione del Golfo di andarsene.

Lui è tornato a casa a mani vuote.

Intanto la branca yemenita di al-Qaida (AQAP) imperversa nel sud e le cose sono molto fuzzy laggiù anche per quanto riguarda i rapporti, passati e presenti, dei personaggi citati con al-Qaida (vedi qui, ad esempio).

Mi sono sbagliato, ma i conti non tornano lo stesso.

 

 

 

 

 

 

Lorenzo DeclichIn fiammeal-qaida nella penisola araba,ali abd allah saleh,ali mohsen al-ahmar,guerra civile,Hamid al-Ahmar,rivolta,yemen
Mi sono sbagliato. Più volte avevo ribadito la mia convinzione che Saleh non sarebbe mai più tornato in Yemen. E invece è tornato, accompagnato dal ritornello degli americani, che gli chiedono di lasciare (in armonia col cinguettio europeo) e anche da manifestazioni di giubilo da parte di una parte non risibile...