Sono in tanti, in rete e non, a scrivere sui loro titoli “La primavera è finita”.

Ma il fatto è che la primavera non era iniziata.

O meglio: nessuno dei rivoltosi arabi di questi mesi ha mai chiamato la propria rivolta in questo modo.

A differenza dell’espressione “rivoluzione del gelsomino” che, seppure criticata, è il frutto di una elaborazione interna alla compagine dei rivoltosi tunisini, la “primavera araba” è un’invenzione, la dicitura è nata nel contesto dei media, che dovevano “unificare” il “fenomeno” delle “rivolte arabe” (il tutto all’interno di una re-mitizzazione e re-orientalizzazione).

Questa dicitura-fake ha ricevuto una consacrazione al vertice degli 8G a Deauville, quando si decise addirittura di darle soldi (vedi questo pezzo).

Ma in questi giorni “muore” perché i militari egiziani, usando una strategia ampiamente usata dal regime di Mubarak prima della rivolta egiziana, ammazzano i copti così da fomentare ulteriormente lo scontro interreligioso (che ha luogo soprattutto nel sud) e dunque porsi, ancora, come garanti della sicurezza e della pace sociale.

Voglio dire: di che cosa stiamo parlando? Ciò che è morto è il contesto narrativo intitolato “Primavera araba”.

 

 

 

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondiprimavera araba
Sono in tanti, in rete e non, a scrivere sui loro titoli 'La primavera è finita'. Ma il fatto è che la primavera non era iniziata. O meglio: nessuno dei rivoltosi arabi di questi mesi ha mai chiamato la propria rivolta in questo modo. A differenza dell'espressione 'rivoluzione del gelsomino' che, seppure...