Quando ho letto il titolo sul mio reader ho avuto un sussulto.

Gheddafi scrive il codice della jihad e delegittima Osama Bin Laden (fonte)

Un volta sulla pagina del Tempo che riportava la notizia ho avuto un altro sussulto. Il sottotitolo recitava:

Dossier del leader libico mette in difficoltà Al Qaeda. I nuovi principi sono stati approvati dai religiosi islamici. Saif al Salim, figlio del colonnello, ha gestito la trattativa.

Leggendo l’articolo e tornando non senza una certa difficoltà alle fonti (americane) della notizia, le cose si sono fatte più chiare. Passo a spiegare, se non in 30 secondi nel più breve tempo possibile, cosa è successo.

Ma il titolista del Tempo sappia che gli ho mandato diversi accidenti.

L’operazione politica che Gheddafi ha affidato al figlio Sayf al-Islam (e non al-Salim), capo di quella Human Rights Association che lo scorso 14 ottobre aveva fatto liberare “45 membri del Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) e 43 affiliati ad altri vari gruppi jihadisti”, è abbastanza sofisticata e pregna di interrogativi.

Questo “Studio correttivo” (così si intitola) è il frutto della mediazione e dell’accordo fra Sayf al-Islam, l’ex leader del LIFG, Noman Ben Othman e i detenuti del LIFG in Libia in funzione anti-al-Qaida.

Passo indietro. Il LIFG, affiliato all’inizio al brand qaidista anche se, come diversi gruppi alqaidisti, discretamente autonomo, aveva condotto – principalmente negli anni ’90 – diversi attentati in Libia, aventi come obiettivo il rovesciamento del regime di Gheddafi. Il problema-al-qaida non era ancora scoppiato in occidente (l’11/9 non c’era ancora stato) e quindi la richiesta che Gheddafi fece all’Interpol di spiccare un mandato di cattura internazionale per Bin Laden, cadde nel nulla.

Questo è il primo dato interessante: il braccio libico di al-Qaida operava contro Gheddafi ben prima dell 11/9 – Bin Laden si era esplicitamente pronunciato contro il leader libico in uno dei suoi “messaggi” – e questo, curiosamente, andava a combaciare con alcuni interessi occidentali in Libia, motivo per cui nessuno si prese la briga di considerare la richiesta di Gheddafi. Anzi, come ricorda l’articolo del Tempo, la richiesta cadde a causa del veto britannico, che a quel tempo era ancora nel pieno dello scontro sulla vicenda di Lockerbie.

Comunque la componente libica di al-Qaida, che aveva fatto parte dell’organizzazione sin dai primordi, e cioè al tempo degli “afghani arabi“, ha tuttora una sua forte rilevanza all’interno dell’organizzazione (si veda ad esempio quel Abu Yahya al-Libi al quale discorso lo scorso 20 settembre presenziava la sfocatura di Bin Laden).

Unico dettaglio, non opera più in Libia, o meglio: il LIFG negli anni ’90 è stato praticamente sgominato e i suoi esponenti ancora attivi in Libia sono stati messi nel carcere di massima sicurezza di Abu Salim (dove – giusto per spiegare i contorni della vicenda – nel 1996, durante una rivolta interna, furono ammazzati almeno 1200 detenuti), mentre i veri e propri al-qaidisti libici – che operano fuori di Libia – sono ancora in giro a fare danni, specialmente in Iraq.

Libero, felice e dissociato da al-Qaida, stava invece il già citato ex-leader del LIFG. Precisamente  era piazzato a Londra, luogo dal quale nel 2007 rientrò in Libia per iniziare a condurre con Sayf al-Islam la suddetta trattativa.

A questo punto non mi metterò a fare dietrologie. Sottolineerò, invece, che la dottrina argomentata nello “Studio correttivo”, per quanto è dato di sapere, non è nuova, anzi. Si tratta di una lettura normalissima di che cosa sia per l’islam il jihad (vedi qui). Per citare ancora una volta la fonte principale nel testo ci sarebbe ad esempio scritto che:

Jihad has ethics and morals because it is for God. That means it is forbidden to kill women, children, elderly people, priests, messengers, traders and the like. Betrayal is prohibited and it is vital to keep promises and treat prisoners of war in a good way. Standing by those ethics is what distinguishes Muslims’ jihad from the wars of other nations (fonte)

Insomma, davvero, il nuovo sta nel dato politico, nell’operazione che si sta tentando di fare. L’islam, il jihad e tutto il resto non sono che il vestito, anche un po’ corto, indossato dagli attori. O, se volete, lo strumento mediatico messo in opera. Guardate le facce, gli atteggiamenti dei detenuti del LIFG ad Abu Salim e capirete meglio di cosa parlo.

Di più, sinceramente, non so dire: anche in questo caso, sappiamo troppo poco per capire come davvero stanno andando le cose.

Lorenzo DeclichLibyan partyabu yahya al-libi,al-qaida,jihad,libia,libyan islamic fighting group,lockerbie,mi5,moammar gheddafi,noman ben othman,osama bin laden,sayf al-islam gheddafi,terrorismo
Quando ho letto il titolo sul mio reader ho avuto un sussulto. Gheddafi scrive il codice della jihad e delegittima Osama Bin Laden (fonte) Un volta sulla pagina del Tempo che riportava la notizia ho avuto un altro sussulto. Il sottotitolo recitava: Dossier del leader libico mette in difficoltà Al Qaeda. I...