Stavo per scrivere un pezzetto sul fatto che l’idea americana del Grande Medioriente, escludente per vie di fatto un Mediterraneo unito economicamente e un Nordafrica assoggettato economicamente alle economie del Golfo (di cui scrivevo qui) ha una sua giustificazione geostrategica.

Gli americani vedono il Grande Medioriente come la soluzione al problema dell’Iran.

L’Iran, non so se lo sapete, ha vinto la guerra in Iraq, nel senso che è l’unico soggetto ad avere una certa aderenza alla realtà interna iraqena, e inoltre non deve dispiegare un esercito per averla.

Gli Stati Uniti vogliono andarsene dall’Iraq e quando lo faranno avranno consegnato quel paese alla struttura organizzativa che l’Iran ha in quel paese.

Per evitare che ciò abbia contraccolpi esiziali per gli interessi americani nell’area gli Stati Uniti hanno puntato su questo Grande Medioriente, in grado di controbilanciare il crescente potere iraniano.

Oggi Silendo mi viene in soccorso, fornendo una serie di link.

Il primo è un articolo del New York Times in cui si racconta del riarmo del paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo in funzione anti-iraniana all’uscita degli americani dall’Iraq.

Il secondo è uno studio del CSIS sull’equilibro militare nel Golfo.

Il terzo è un altro studio del CSIS che riguarda la competizione Iran-Stati Uniti, nel cui quadro sono inseriti gli aiuti militari statunitensi alle petrotirannie

Il tutto, notiamolo, avveniva già prima delle rivolte arabe, il ché trancia di netto il complottismo da 2 soldi al riguardo di queste ultime: la nuova visione strategica si sviluppa nonostante le rivolte arabe e non grazie ad esse.

L’unica buona notizia, se può definirsi tale, in questo contesto, è che gli Stati Uniti hanno finalmente una visione strategica — seppure a mio modo di vedere sbagliata — al riguardo dell’area (cosa che non si può dire per l’era Bush, a meno che non si pensi che l’unilateralismo e sparare a tutti sia una visione strategica), dopo quella del “doppio contenimento“.

Una visione strategica della quale, tuttavia, non si tiene in debito conto l’effetto collaterale più macroscopico: l’egemonia economica, militare, culturale delle schiavistiche tirannidi peninsulari, portatrici dell’islamercato finanziario nel mondo, avrà effetti devastanti sulle società in subbuglio del mondo arabo.

Per me bisognava parlare con l’Iran, ma forse ora è troppo tardi.

Lorenzo DeclichIn 30 secondiconsiglio di cooperazione dei paesi arabi del golfo,golfo persico,grande medioriente,iran,islamercato,rivole,rivolte arabe,stati uniti
Stavo per scrivere un pezzetto sul fatto che l'idea americana del Grande Medioriente, escludente per vie di fatto un Mediterraneo unito economicamente e un Nordafrica assoggettato economicamente alle economie del Golfo (di cui scrivevo qui) ha una sua giustificazione geostrategica. Gli americani vedono il Grande Medioriente come la soluzione al...