L’Italia non è un paese per migranti. Almeno: l’Italia del 2010, nella quale si è registrato un brusco calo degli arrivi, l’86% in meno.

Già sento la vocetta di Maroni che dice: “è merito mio”. Ma la Fondazione Ismu, che ha rilasciato i dati sull’immigrazione al gennaio 2010, non parla di politiche di respingimento, bensì di crisi economica.Come riassume l’articolo di Globalist:

La contrazione di nuovi ingressi, secondo la fondazione Ismu sulle immigrazioni, è dovuta proprio all’incalzare della crisi finanziaria che si è abbattuta sull’Italia e sull’Europa che ha quindi tolto vivacità al fenomeno. (fonte)

La qual cosa, operando un sillogismo, ci spiega che l’immigrazione è sintomo di benessere.

Proseguendo su riflessioni logiche:

Per quanto riguarda il campo occupazionale, tra il primo trimestre 2010 e il primo trimestre 2011 la forza lavoro immigrata è cresciuta del 14% (passando da 1.923.875 occupati a 2.199.770), mentre la quota degli occupati italiani ha perso 160mila posti di lavoro, scendendo a 20.674.516 occupati dai 20.834.538 del primo trimestre del 2010.

Il ché significa che gli immigrati cercano lavoro con pervicacia e lo trovano, anche in periodo di crisi.

Vietato concludere che “gli immigrati ci rubano il lavoro”. Se qualcuno dicesse questo farebbe del razzismo al contrario: stante che questi sono dati che non considerano il lavoro nero né lo sfruttamento di manodopera a basso costo (che è un problema da affrontare usando altri dati, non questi) perché mai gli immigrati dovrebbero essere “meglio” degli italiani per un datore di lavoro?

Ovvio, però, che una ripercussione vi sia:

La migliore capacità degli stranieri di assorbire gli effetti della crisi ha segnato però anche un’inversione di tendenza nella percezione tra gli italiani degli effetti ell’immigrazione sulla società nazionale: per la prima volta, ha osservato Laura Zanfrini della fondazione Ismu, sono i giovani a essere meno aperti all’immigrazione visto che vedono negli stranieri concorrenti sleali nel mercato del lavoro e responsabili del progressivo abbassamento dei livelli retributivi.

Si conclude, comunque, che gli immigrati aiutano l’Italia a restare a galla.

In più si integrano:

si assiste, nello stesso periodo di tempo, a un maggiore radicamento della popolazione straniera presente sul territorio: gli iscritti in anagrafe infatti passano da 4 milioni e 235mila a 4 milioni e 570mila (+335mila). Diminuiscono gli irregolari stimati in 443mila unità, 11mila in meno rispetto ai 454 stimati all’1 gennaio 2010.

Questo è il motivo per cui:

Cresce anche il numero di studenti stranieri nati in Italia: nel 2010/11 rappresentano il 42,1% dei 711.064 alunni con cittadinanza non italiana, per un totale di 299.565 presenze.

Un dato che esiste in quanto in questo paese vige ancora una legge sulla cittadinanza assolutamente impresentabile: in un paese vagamente civile la stragrande maggioranza di questi alunni sarebbe già italiana, o vicina alla cittadinanza.

Visti così questi dati rendono ancora più ingiustificato l’allarme lanciato dal nostro ex-governo sull’invasione imminente di migranti in fuga da paesi in subbuglio. E ancora più criminale l’atteggiamento di chi ha provato in tutti i modi di ributtarli in mare e poi ha allestito prigioni per richiedenti asilo.

Prego, fatevi un giro fra le carte ufficiali per la gestione del flusso 2011 dal Nordafrica. Io vi riporto alcune diciture:

  • emergenza immigrazione dal Nord Africa
  • emergenza connessa con l’eccezionale afflusso di migranti provenienti dai paesi del nord Africa.
  • emergenza flussi migratori dal Nord Africa

 

 

 

Lorenzo DeclichNumeri e favoleimmigrazione,italia
L'Italia non è un paese per migranti. Almeno: l'Italia del 2010, nella quale si è registrato un brusco calo degli arrivi, l'86% in meno. Già sento la vocetta di Maroni che dice: 'è merito mio'. Ma la Fondazione Ismu, che ha rilasciato i dati sull'immigrazione al gennaio 2010, non parla...