Nonostante il portavoce di Hamas smentisca, la presenza di Hamas a Damasco scema di giorno in giorno. Il presidio rimane ma gli uffici si svuotano e sembra che, mentre alcuni esponenti del movimento sono tornati nella Striscia di Gaza, altri si siano diretti in Turchia, Libano e Qatar.

Parallelamente Khaled Mesh`al, il leader politico di Hamas di stanza a Damasco, si reca in visita in Egitto e Sudan, e si appresta a visitare la Giordania. Queste visite, secondo il sito di intelligence israeliano Meir Amit, si iscrivono nel quadro della ricerca di un nuovo quartier generale. Fra i paesi presi in considerazione per questo trasloco ci sarebbe anche il Qatar (la qual cosa sarebbe una conferma delle voci riprese dalla televisione iraniana, PressTV, lo scorso 30 aprile).

La notizia, confermata da diverse fonti, apre il campo a una ridda di ipotesi. Il sito di intelligence appena citato ritiene che da una parte Hamas non voglia formalmente abbandonare al-Asad al suo destino, avendo ancora bisogno del supporto di Iran e Siria ma che, dall’altra, il progressivo indebolimento di al-Asad renda difficoltosa l’operatività complessiva di Hamas. Le ripercussioni sull’assetto dell’organizzazione con l’abbandono della Siria indebolirebbero la leadership “esterna”, quella che non si trova nella Striscia di Gaza ma, d’altra parte, indebolirebbe il movimento nella sua interezza, lasciandogli meno spazio di manovra.

Ciò che il Meir Amit Center non prende in considerazione è la voce, circolata a suo tempo (vedi qui e qui), secondo cui l’accordo fra Hamas e il Governo israeliano per la liberazione di Gilad Shalit in cambio di un migliaio di prigionieri palestinesi, comportasse segretamente l’abbandono di Damasco da parte di Hamas. Letto attraverso questa lente questa “fuga” corrisponderebbe invece a un nuovo posizionamento dell’organizzazione nel contesto della politica mediorientale, un fatto tutto sommato comprensibile alla luce di quanto è accaduto nei mesi scorsi in tutto il mondo arabo e in Palestina (vedi l’accordo Fatah-Hamas). Si tratterebbe di una scelta di campo che, al medio e lungo termine, comporterebbe il “rientro” di Hamas in uno schema vincente altrove: quello di un islam politico che accetta –essendo forte dal punto di vista elettorale– il gioco democratico, e “dialoga” con gli Stati Uniti (in primo luogo per il tramite di paesi come il Qatar).

Vedremo se tutto questo è solo spy literature o meno.

Lorenzo DeclichIn 30 secondidamasco,hamas,israele,qatar,siria,striscia di gaza
Nonostante il portavoce di Hamas smentisca, la presenza di Hamas a Damasco scema di giorno in giorno. Il presidio rimane ma gli uffici si svuotano e sembra che, mentre alcuni esponenti del movimento sono tornati nella Striscia di Gaza, altri si siano diretti in Turchia, Libano e Qatar. Parallelamente Khaled...