I cable di Wikileaks si dimenticano presto, e invece talvolta è un bene ricordarne i contenuti. Più di un anno fa scrivevo di questo cable in cui gli americani chiedevano agli italiani di smettere di vendere “navi veloci”, all’Iran perché queste potevano essere usate per attaccare le navi americane nel Golfo Persico. Un tema affrontato con dovizia di particolari anche da Gianluca Di Feo su “L’Espresso”.

Come scriveva poco più tardi Mazyar su “Tutto in 30 secondi”, le “navi veloci” vendute all’Iran hanno una funzione strategica ben precisa, in un quadro di guerra asimmetrica.

Se queste navi siano o non siano armi micidiali, dipende dal contesto. Assomiglia tanto alla storia della Guerra tra Persiani e Greci. I Persiani sembrano aver imparato la lezione, e non amano più le grandi imbarcazioni. Gli Americani arrivano con navi grandi, potenti e tecnologicamente imbattibili.  Chi sta leggendo questo post, non deve pensare che il finale sia scontato, e che vincano le barchette piccole e veloci.

Questo è solo l’inizio della storia. Le barchette sono micidiali perché operano in un contesto geograficamente “stretto” ed hanno il vantaggio di avere una retroterra immenso ed un buon numero di isole molto ben posizionate, e militarmente equipaggiate.

Abu Musa, Tonb-e Bozorg, Tonb-e Kuchek

Inoltre, come scrivo nella mia tesi:

as a preventive action, Iran has substantially increased its military equipment in the region, not only with the presence of several huge military camps; it has developed a high-tech marine formed by light-weight naval equipment and asymmetrical naval warfare (i.e. “swarming tactics”),456 such as the recent revealed ekranoplanes Bavar-2 (fonte).

Motovedette velocissime, navi capaci di sfuggire ai controlli radar e di alzarsi per distanze brevi in aria, risultando più difficili da colpire, ed una strategia navale asimmetrica che prevede il sacrificio personale come parte della missione militare.

Sono cose su cui riflettere nel caso di azioni militari. Bisogna anche pensare che lo stretto di Hormuz può essere fortemente destabilizzato (se non bloccato) da parte iraniana. Per una conferma di questa possibilità basta ingrandire la mappa e osservare il grande numero di isole iraniane e di porti.

Non mettiamo in discussione certi assiomi: in caso di guerra è fortemente improbabile che l’Iran abbia la meglio sugli Usa nelle acque del Golfo.

La marina americana è quasi sicuramente imbattibile.

Il ragionamento verte però su un altro punto: a che prezzo, regionalmente e internazionalmente? Il rischio è che non ci sia un confronto diretto ma una tattica asimmetrica?

Riguardo alla vendita di motovedette italiane all’Iran e ad altri paesi ho scritto un bel po’. Qui di seguito lascio una lista di link in proposito:

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondiiran,italia,motovedette
I cable di Wikileaks si dimenticano presto, e invece talvolta è un bene ricordarne i contenuti. Più di un anno fa scrivevo di questo cable in cui gli americani chiedevano agli italiani di smettere di vendere 'navi veloci', all'Iran perché queste potevano essere usate per attaccare le navi americane...