L’universo dei media internazionali batte la notizia che la cittadina di Rada’a è stata presa dai militanti di al-Qaida nella Penisola Araba.

La conquista è sul “corridoio” che porta dalle città portuali del sud, in particolare Zinjibar, già in mano ai terroristi, fino a Sana’a, la capitale, che dista 130 chilometri.


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Il quadro è ovviamente allarmante: qui di seguito un video che mostra un posto di blocco organizzato dai qaidisti all’entrata di Rada’a:

Se il fatto sembra assodato, le responsabilità dell’avanzata di al-Qaida non sono chiare ai media internazionali così come le tappe dell’avanzata stessa.

Per capirle è necessaria un po’ di analisi. Già lo scorso 30 marzo il Time osservava la costante corrispondenza fra le operazioni di al-Qaida in Yemen e le azioni repressive di Ali Abdullah Saleh, il Presidente, nei confronti dell’opposizione. Così come chiariva che la presenza minacciosa di al-Qaida in Yemen rendeva da sempre propensa la comunità internazionale al mantenimento dello status quo. E’ chiaro a tutti, d’altronde, che in passato Saleh ha fatto della “lotta ad al-Qaida” uno dei suoi cavalli di battaglia con cui ottenere l’appoggio americano e internazionale.

Ora: all’indomani  della conquista di Rada’a da parte dei qaidisti il Ministro degli esteri yemenita Abu Bakr al-Qirbi ha dichiarato che le elezioni presidenziali, previste per il 21 febbraio, saranno spostate in avanti “per motivi di sicurezza” e questo “riflesso pavloviano” da parte del Governo yemenita risulta davvero sospetto. Intanto le opposizioni yemenite denunciano con forza che Saleh aiuta al-Qaida a guadagnare terreno nel paese per mantenersi in sella. Nel caso di Rada’a diverse fonti (leggi ad esempio qui) affermano che la cittadina è stata presa grazie a un coordinamento con le forze di sicurezza nazionali: un giornalista yemenita, Aref Al-Omari, ha affermato che due leader tribali fedeli a Saleh hanno cooperato militarmente con al-Qaida: lo scopo sarebbe proprio “rimescolare le carte” e allontanare la data delle elezioni. Si tratterebbe in particolare di Tareq Al-Dahab e Abdul-Salam Al-Nosairy, conosciuti come membri del partito di Saleh, il Congresso Generale del Popolo. Laddove fonti locali raccontano di precedenti attacchi di al-Qaida bloccati dalla popolazione che si rende bene conto di quanto succede e chiede la caduta di Saleh e la cacciata dei terroristi:

Inutile, a questo punto, ricordare quanto irresponsabile sia la politica americana in Yemen, una politica che ha dato in appalto la cosiddetta “transizione” ai petromonarchi del Golfo, Arabia Saudita in testa.

 

 

Lorenzo DeclichTyrant for Dummiesal-qaida nella penisola araba,ali abd allah saleh,arabia saudita,opposizione,radaa,rivolta,stati uniti,yemen
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