Lo scorso 16 gennaio l’universo dei media internazionali batteva la notizia che la cittadina di Rada’a era stata presa dai militanti di al-Qaida nella Penisola Araba.

La storia non era stata raccontata per intero: gli abitanti di Rada’a accusavano le forze di sicurezza yemenita di aver aiutato i qaidisti, di aver agito di concerto con chi, leale all’ormai fuggito Presidente Ali Abdullah Saleh, voleva mettere in piedi per l’ennesima volta la “strategia dell’insicurezza” che aveva tenuto in piedi il dittatore per così tanti anni.

Oggi sono in pochi a raccontare che al-Qaida nella Penisola Araba hanno abbandonato Rada’a, si sono ritirati mentre la cittadina celebrava la loro dipartita sparando in aria e liberando fuochi d’artificio.

Le agenzie riportano che i qaidisti hanno lasciato Rada’a in cambio della liberazione di una quindicina di loro camerati e con l’assicurazione che a Rada’a sarebbe stata istituita la legge islamica.

E se non si sa nulla della liberazione di questi qaidisti si sa, invece, che i leader tribali che hanno trattato con i qaidisti dichiarano che le leggi yemenite sono già ispirate all’islam e che quindi a Rada’a non cambierà, a livello legislativo, un bel niente.

Non so a voi, ma a me questa sembra una disfatta di al-Qaida nella Penisola Araba.

A tutto questo si aggiunge la notizia che sei qaidisti sono stati uccisi in uno scontro a fuoco a sud-est di Zinjibar, il porto del sud dello Yemen in mano ai qaidisti.

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondial-qaida nella penisola araba,radaa,yemen
Lo scorso 16 gennaio l’universo dei media internazionali batteva la notizia che la cittadina di Rada’a era stata presa dai militanti di al-Qaida nella Penisola Araba. La storia non era stata raccontata per intero: gli abitanti di Rada'a accusavano le forze di sicurezza yemenita di aver aiutato i qaidisti, di...