Ammettiamo anche che le elezioni della Camera bassa egiziana siano state regolari. Cancelliamo, insomma tutte le segnalazioni, e sono molte, di brogli. Cancelliamo il dato, uniforme in tutto il paese, secondo cui di fronte e dentro ai seggi elettorali erano in molti, soprattutto i Fratelli Musulmani, a “spiegare” ai cittadini come (e cosa) votare. Cancelliamo le segnalazioni, anch’esse numerose, di luoghi in cui si è praticato il “vote for food”, a favore quasi sempre delle formazioni salafite.

Bene: ricordiamo che, a un certo punto, quando ormai tutto il mondo aveva battuto la notizia secondo cui in Egitto c’era stata un’altissima affluenza alle urne, i responsabili del Comitato elettorale hanno dichiarato che l’affluenza non era stata del 62% ma del 52%: si erano sbagliati a contare. Il risultato, non certo confortante, va considerato anche in relazione al fatto che i non votanti hanno rischiato una multa di 500 lire egiziane a fronte di uno stipendio medio di 700-1000.

E ora la notizia: l’affluenza alle urne per l’elezione del Consiglio della Shura, il secondo ramo del Parlamento egiziano è scarsissima. E l’attenzione dei media è scarsissima. Siamo tornati ai livelli di Mubarak, o forse peggio, e mi chiedo: chi crede nelle elezioni egiziane?

Non è una domanda di secondo piano, visto che ormai la crasi fra piazza e “palazzi”, dopo la macelleria di Port Said e ciò che ne è scaturito (fra cui anche la definitiva scissione fra piazza e Fratelli Musulmani), si è definitivamente consumata. Le elezioni della Camera bassa (ma non quelle della Shura) sono state lo strumento con cui i militari (e i loro amici salafiti) e i Fratelli Musulmani hanno delegittimato la piazza egiziana. E tutto questo nel momento in cui le vere elezioni, quelle presidenziali, sono ancora oggetto di disputa fra le parti. La piazza egiziana ha destituito Hosni Mubarak ma non ha potuto decidere sulla nuova Costituzione al proprio paese, né come e quando eleggere il suo Presidente.

La risposta alla domanda, dunque, è: nessuno. Perché le elezioni sono uno strumento della democrazia, non un fine. E lo strumento era nelle mani sbagliate.

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondiegitto,elezioni,fratelli musulmani,giunta militare,salafiti
Ammettiamo anche che le elezioni della Camera bassa egiziana siano state regolari. Cancelliamo, insomma tutte le segnalazioni, e sono molte, di brogli. Cancelliamo il dato, uniforme in tutto il paese, secondo cui di fronte e dentro ai seggi elettorali erano in molti, soprattutto i Fratelli Musulmani, a 'spiegare' ai...