Oggi veniamo a sapere che la Qatar Foundation, presieduta dalla seconda moglie dell’emiro del Qatar,  Mozah Bint Nasser al-Missned, presenta in Italia un progetto teso a portare “una maggiore, reciproca, comprensione tra il mondo della Mezzaluna e l’Occidente”.

Prima di spulciare il progetto, apponendovi vari generi  di commenti sarcastici, vorrei che leggeste brani di questo articolo del luglio 2009, apparso sulla rubrica “luxury” del Sole24ore: mette insieme due donne arabe, la moglie di al-Asad, Asma, e appunto Mozah.

La prima, ora caduta in disgrazia anche grazie all’emersione di un carteggio leggendo il quale si capisce la sua indifferenza riguardo a ciò che sta succedendo nel suo paese, è definita così:

trentaquattro anni, nata e cresciuta a Londra in una famiglia dell’alta borghesia di Damasco, dopo un diploma al King’s College di Londra in informatica e in letteratura francese, ha lavorato nella gestione degli hedge fund per Deutsche Bank e JP Morgan, e avrebbe iniziato un Mba ad Harvard se non avesse conosciuto il futuro marito Bashar al-Assad alla giornata dell’inaugurazione di una nuova ala del St Mary Hospital di Londra nel 2000. Da allora ha avuto tre figli, vive in un modernissimo loft sulle colline di Damasco, e ha usato le sue competenze da businesswoman per il bene del suo paese, con una visibilità e un attivismo raro per le donne del suo paese, a volte anche mal giudicato. In molti vi riconoscono l’erede di Lady Diana, anche per il calore con il quale abbraccia i bambini e l’atteggiamento easy-going con il quale le capita di sedersi sul pavimento a gambe incrociate in occasione degli eventi pubblici più informali. Oggi Asma è Ceo di Mawred, ngo che supporta il ruolo delle donne nello sviluppo economico della Siria, e nel 2002, forte delle sue competenze informatiche, ha dato vita al primo Mobile Information Center nel Medioriente, che si occupa di formazione e di promuovere l’accesso ai pc anche alle comunità più povere del paese.

La seconda invece è raccontata così:

Probabilmente Asma, così occidentale nel suo stile di vita, non accetterebbe mai di essere una delle tre mogli di suo marito, come invece ha fatto Mozah Bint Nasser Al-Missned, seconda consorte dello sceicco del Qatar Hamad bin Khalifa al Hani. La bellissima signora, oggi cinquantenne e madre di ben 7 figli, lo sposò quando di anni ne aveva appena 18 e si era appena diplomata in Sociologia. Qui la storia, in verità, è più complessa e se vogliamo tradizionale. A quanto si dice la giovane Mozah fu praticamente costretta a sposare il figlio dello sceicco allora in carica, che aveva persino fatto arrestare suo padre per il suo eccessivo attivisimo a favore delle fasce della società più povere e prive di assistenza sanitaria. Ma il giovane Hamad, per fortuna, si rivelò subito molto più progressista del severo padre, e per Mozah fu un sollievo. Nei loro trentadue anni di matrimonio, la sceicca è stata capace di sensibilizzare l’animo del marito verso lo sviluppo della cultura, della solidarietà e anche della sostenibilità dell’emirato più ricco del pianeta. Guadagnando per questo premi, titoli e riconoscimenti: è presidente della Qatar Foundation for Education, Science and Community Development, ngo fondata nel 1995 dal marito, che su suo suggerimento ha anche dato vita ad Al Jazeera, una delle emittenti televisive più liberal di tutto il mondo arabo.
Nel 2003 la Qatar Foundation ha inaugurato “Education City”, un campus universitario di altissimo livello visitato ogni anno dai migliori docenti di ttuto il mondo. Mozah, che vanta anche cinque lauree honoris causa, è anche è ambasciatrice dell’Unesco, membro dell’High Level Group dell’allenza delle civiltà delle Nazioni Unite, è stata insignita del premio del Royal Institute for International Affairs di Chatham House e da un mese è membro dell’Accdemia francese di Belle Arti, che l’ha voluta nella sua quinziane d’etangers per il suo finissimo gusto e per il suo impegno nella promozione dell’arte contemporanea. «Ho ricevuto una lettera di congratulazioni dal presidente Sarkozy, ne sono molto onorata», ha detto al magazine Le Figaro

Divertente, vero? Qui Asma è descritta come una donna modernissima che ha avuto anche la sua buona dose di amore romantico-borghese: l’incarnazione della possibilità del mondo arabo di produrre modelli molto simili se non uguali ai nostri. Peccato, dunque, che si sia rivelata una vera stronza…

Al contrario Mozah sembra incarnare il più antico dei cliché  orientalisti -lo sceicco e il suo harem– ma con una punta di speranza: la donna si emenda grazie alla cultura. Poco importa, quindi, se le cinque lauree glie le hanno regalate e se, tuttora, deve tutto alla benevolenza del suo padrone.

Bene, ora concentriamoci sul dato della poligamia dell’emiro del Qatar, sul ratto da questi perpetrato ai danni di una diciottenne, e sul fatto che nessuno si scandalizza di tutto questo, già nel 2009, in virtù del fatto che Mozah alla fine ha fatto “del bene” grazie ai soldi di suo marito.

Chiediamoci perché, quando scorrono fiumi di denaro, tutte le “buone idee” sulla democrazia, i diritti umani, la libertà etc. vanno in subito in soffitta.

Ecco, ora leggiamo la notizia dell’Ansa sull’iniziativa culturale di Mozah bin Nasser (che chioso) e chiediamoci: se la “reciproca comprensione” si costruisce in un quadro del genere, a chi serve?

(ANSAmed) – ROMA, 16 APR – Conservare e diffondere il patrimonio culturale arabo e portare a una maggiore, reciproca, comprensione tra il mondo della Mezzaluna e l’Occidente.

Per “Mezzaluna” qui si intende un  “mondo arabo (e islamico)” mediato dai vertici del Qatar.

E’ lo scopo che caratterizza gran parte dell’attivita’ della sceicca del Qatar, Mozah Bint Nasser, presidente della Qatar Foundation, che oggi pomeriggio in Campidoglio ha presentato il progetto ‘Loghati’, che consentira’ la condivisione multimediale e multilinguistica del ricco patrimonio del mondo arabo.

E in Campidoglio nessuno le ha chiesto come si è sentita, a 18 anni, a dover sposare per forza l’emiro.

Una piattaforma di comunicazione elettronica sviluppata dal Parco Tecnologico e Scientifico del Qatar (Qstp), che è parte della Fondazione presieduta dalla seconda moglie dell’emiro, Hamad bin Khalifa Al Thani in visita ufficiale in Italia.

E nessuno le ha chiesto niente del suo essere una “seconda moglie” di qualcuno.

“In un momento cosi’ delicato e complicato delle relazioni tra Occidente e mondo arabo – ha sottolineato Sheikha Mozah – la diffusione della conoscenza e la reciproca comprensione sono quanto mai necessarie per abbattere diffidenze e paure”.

Con la mediazione di un emirato pieno di gas e empio di democrazia.

Loghati (in arabo, la mia lingua), permette la costruzione di librerie virtuali,

Librerie? Mah.

comprendenti testi antichi e moderni, dove ogni documento custodisce informazioni multi-dimensionali

quindi non sono libri

che possono essere fruite, corrette

Corrette?

e istantaneamente tradotte dall’arabo e viceversa.

In un turbinìo di retroversioni assolutamente ilare.

Inoltre Loghati puo’ contenere audio e video, creando in questo modo un’interfaccia multimediale per la conoscenza di testi e documenti di differenti culture, prima inaccessibili a milioni di persone.

“Differenti culture”?

Il progetto puo’ rivelarsi uno scambio interculturale senza precedenti e puo’ contribuire alla nascita di nuove forme di collaborazione tra accademici, ricercatori, e istituzioni.

E vai.

Il tutto per contribuire positivamente allo sviluppo di relazioni tra Paesi basati sulla conoscenza.

Alé

Alla presentazione del progetto e’ seguita la firma del Protocollo d’Intesa, tra il Qstp, e alcuni partner italiani tra cui la Giunti Editori, la In Lucina Associati, il Centro Europeo di Studi Normanni e l’Universita’ Orientale di Napoli.

Evviva.

Scopo del protocollo e’ quello di intraprendere una serie di progetti per dimostrare l’influenza della cultura araba sulla cultura occidentale. “Ci vuole intelligenza – ha commentato a margine della cerimonia la sceicca – per cogliere nuove opportunita’ di collaborazione e l’Italia ha questa intelligenza”. (ANSAmed).

Sì, ci vuole intelligenza.


Lorenzo DeclichIn assenza di democraziacultura,donne,italia,mozah bint nasser al-missned,qatar,qatar foundation
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