Dunque Anders Behring Breivik si è presentato in aula, ha fatto un saluto templare molto simile a quello che si scambiano gli eroi di Star Trek, ha dichiarato di aver compiuto gli attentati ma di non essere colpevole, si è messo a piangere quando ha visto i suoi proclami pubblicati sul web scorrere (con sonoro) su uno schermo.

Qualche tempo fa ha detto anche che voleva uccidere Obama alla cerimonia dei Nobel, nel 2009.

Sembra un pazzo, insomma, perché comportarsi in questa maniera eccentrica e pensare cose così assurde è certamente qualcosa che le nostre società classificano come pazzia anche se, a ben vedere, questa pazzia potremmo definirla meglio con il termine “idiozia”.

Breivik non è un pazzo, è un deficiente, ma c’è chi sostiene che “renderlo pazzo” in fondo sarebbe meglio: giustificherebbe la sua reclusione a vita in un ospedale psichiatrico laddove invece se si desse credito all’ultima perizia, secondo cui Breivik “non  si trovava  ad un livello psicotico durante le sue azioni il 22 luglio 2011”, bisognerebbe solo comminargli una pena di appena 21 anni.

Il problema, sembra di capire, si sposta dal crimine alla pena, coinvolgendo l’idea di giustizia: cosa merita Breivik? Capisco il probabile desiderio di vendetta dei familiari e degli amici delle vittime e anch’io sento un profondo sommovimento interno se penso al fatto che fra un ventennio potrei incontrare Breivik per strada (e forse in quel caso sarei io a “fare il pazzo”). Tuttavia ritengo che mi sentirei ancora peggio se dovessi constatare che un tribunale ha derogato al proprio ruolo, che è quello di stabilire una verità, al solo fine di comminare una pena invece che un’altra, che un tribunale ha definito pazzo un assassino del genere, una persona originale quanto volete ma allo stesso tempo lucida omicida.

Potremmo dire che la Norvegia non prevedeva l’esistenza di mostri simili a Breivik e che dunque la Norvegia deve dotarsi di leggi che prevedono pene a vita per crimini così terribili. Ma se la Norvegia modificasse il proprio ordinamento per sbattere per sempre Breivik nelle patrie galere, Breivik, il suo saluto templare, i suoi proclami e la sua presunzione di innocenza, avrebbero vinto. E tutti noi, che crediamo nella giustizia e nella democrazia, avremmo perso.

Anche perché tutti i seguaci, e sono molti, delle assurde dottrine su cui Breivik ha costruito il proprio disegno si sentirebbero in qualche modo legittimati a continuare: era solo un pazzo, ma ciò non significa che le sue idee avessero un qualche fondamento… ricordate Borghezio?

Il cento per cento delle idee di Breivik sono buone, in alcuni casi estremamente buone le sue posizioni riflettono le opinioni di quei movimenti che hanno vinto le elezioni in tutta Europa

Certo, l’atteggiamento di Breivik in aula provoca rabbia e il pensiero che a un massacratore del genere possa essere permesso di comportarsi in quel modo scatena odio. Tuttavia, lo stesso, mi auguro che il tribunale stabilisca la sanità mentale di Breivik, che gli affibbi il massimo della pena e spero, allo stesso tempo, che la Norvegia si attenga ai principi della propria civiltà giuridica, senza cambiare una virgola del proprio ordinamento giuridico.

Dopodiché mi auguro che l’Europa si svegli e che studi il gigantesco network di islamofobi già in opera da tempo,  che trovi il modo di prendere le misure necessarie affinché questo branco di bastardi venga monitorato, isolato culturalmente e politicamente e sottoposto a un rigido e duro controllo.

Abbiamo già perso troppo tempo.

Lorenzo DeclichLa grande seteanders behring breivik,controjihad,eurabia,islamofobia,norvegia,utøya
Dunque Anders Behring Breivik si è presentato in aula, ha fatto un saluto templare molto simile a quello che si scambiano gli eroi di Star Trek, ha dichiarato di aver compiuto gli attentati ma di non essere colpevole, si è messo a piangere quando ha visto i suoi proclami...