L’anniversario della morte di Osama bin Laden dà modo a diversi commentatori di fare un bilancio su al-Qaida nell’ultimo anno.

L’ufficiale americano John Brennan, parlandone, afferma che al-Qaida “si è indebolita”, almeno in Pakistan, dove aveva la sua base più forte, e si è diluita.

La morte di Bin Laden avrebbe giocato un ruolo importante in questo indebolimento, dicono al Pew Forum (quindi, di conseguenza, uccidere Bin Laden, è stata una buona idea).

La cosa è per certi versi assolutamente vera. Al-Qaida, come “denominazione”, si sfrangia.

Ad esempio nel Sahel, e anche in Yemen, dove sotto alla voce “al-Qaida” viene spesso rubricato il movimento degli Ansar al-shari`a, che sono certamente jihadisti in collegamento con al-Qaida ma non sono al-Qaida nella Penisola Araba.

A me sembra, “sociologicamente” parlando, che al-Qaida si stia trasformando, non indebolendo.

Prima era un brand sotto cui andavano a raccogliersi i diversi gruppi locali che, come avviene macroscopicamente in Somalia, erano molto “internazionali”: la denominazione raccoglieva jihadisti a destra e a sinistra, molto spesso nei paesi occidentali, e li lanciava nella mischia.

Gli stessi qaidisti libici andavano a combattere in Iraq.

Oggi pare invece che le formazioni jihadiste si radichino molto di più nei territori e, per questo, si distinguano dal brand.

Nel Sahel ci sono tre formazioni jihadiste, ognuna con una sua strategia: al-Qaida nel Maghreb Islamico, Ansar al-Din, Movimento per il tawhid e il jihad nell’Africa occidentale.

In Yemen ci sono gli Ansar al-sharia, appunto.

Sono gli Ansar, in Yemen, a monopolizzare la scena, in Yemen, sebbene tutti parlino genericamente di al-Qaida (sembra che ultimamente abbiano preso una batosta, non a causa degli attacchi dei droni, ma per l’intervento armato di una confederazione di combattenti delle tribù del sud).

Nell’Africa subsahariana un’organizzazione come Boko Haram, che nasce in Nigeria, si espande in Ciad con quella denominazione, non sotto l'”ombrello” qaidista.

In Siria la (sospetta) organizzazione terroristica che continua a rivendicare attentati con al-Asad, la Jabhat al-Nusra, sebbene abbia modalità di attacco (troppo) simili alla al-Qaida “classica”, non reclama la sua affiliazione a quella organizzazione.

Il “centro”, dunque, sembra funzionare molto di meno, e dunque anche il concetto della “base” (di dati) che dà origine al nome al-Qaida (“la base” appunto) è meno funzionante.

Ma ciò non significa che il jihadismo terroristico nel suo complesso sia in regresso. Piuttosto ciò significa che a coloro che descrivono gli eventi in cui sono coinvolti jihadisti si richiede un supplemento di attenzione, perché le dinamiche sono di volta in volta diverse e gli attacchi non sono più diretti al “nemico occidentale”.

E anche perché, come è successo in Libia, diversi jihadisti si sono “mescolati” agli altri ribelli contando poi di entrare nel gioco del potere e anche appoggiandosi ad “amici” come i reali del Qatar.

Non è il caso, o meglio non è più il caso (anche prima, però, bisognava fare attenzione), di parlare di una vaga formazione terroristica internazionale che tesse le fila del jihad, bensì di una miriade di formazioni, più o meno violente, più o meno allineate sotto al brand “al-Qaida”, che operano in teatri diversi obbedendo a proprie strategie e ponendosi obbiettivi propri.

E’ uno scenario diverso, per molti versi più pericoloso che in passato, ma la “regia unica” sembra scomparire, o avere molto meno peso,

Certo, c’è anche chi nel mondo dell’informazione congiura affinché questi discrimini non vengano operati.

L’ultimo esempio viene da DEBKAfile, la pubblicazione israeliana di intelligence, che qualche giorno fa disegnava uno scenario “qaidista” in Siria (addirittura affermava che “al-Qaida” aveva preso il controllo delle fazioni ribelli, dando così una gran mano ad al-Asad).

Diffidate di chi vi parla di al-Qaida in questo modo.

Il “contenitore” di al-Qaida permette inoltre all’amministrazione americana di giustificare i propri attacchi di droni in un contesto di generica “guerra al terrorismo”.

Laddove tutti sanno, anche solo usando l’intuito, che gli “omicidi mirati” perpetrati da droni sono tout court una negazione del diritto internazionale e delle singole nazioni “dronate”.

Per questo avremo per molto tempo a che fare ancora con “al-Qaida” centrale: è una questione di propaganda.

 

Lorenzo DeclichLost Osamaal-qaida,al-qaida nel maghreb Islamico,al-qaida nella penisola araba,ansar al-din,ansar al-sharia,jabhat al-nusra,Movimento per il tawhid e il jihad nell’Africa occidentale,pew forum on religion & public life
L'anniversario della morte di Osama bin Laden dà modo a diversi commentatori di fare un bilancio su al-Qaida nell'ultimo anno. L'ufficiale americano John Brennan, parlandone, afferma che al-Qaida 'si è indebolita', almeno in Pakistan, dove aveva la sua base più forte, e si è diluita. La morte di Bin Laden avrebbe...