Secondo Zeynobia, di Egyptian Chronicles, a fare il tiro a segno contro il sit-in dei salafiti che manifestano contro la decisione di escludere il loro candidato dalle elezioni presidenziale, non sono teppisti ingaggiati:

dalle forze di sicurezza, poliziotti o militari che siano, per disperdere il sit-in con la violenza, bensì residenti di Abbassiya [il quartiere dove avviene la mattanza] che credono così di difendere il vicinato da questi noiosi manifestanti.

Il fatto, con questa intensità, non ha precedenti:

ci sono uomini barbuti che camminano in allerta perché i locali gli tirano contro. Gli uomini con la barba sono rintanati in casa e non possono andare da nessuna parte per paura degli attacchi.

Nella mischia sembra sia morto anche un attivista del movimento dei giovani del 6 aprile che con i barbuti non ha molto a che fare, se non per il fatto di essere diventato visibile in concomitanza con la rivoluzione del 25 gennaio.

Il fatto deve farci riflettere sulla natura del potere in Egitto e su cosa significhi la democrazia e la libertà d’espressione.

Io non sopporto i salafiti. Ma se qualcuno li prende a fucilate in mezzo a una strada nell’inazione delle forze dell’ordine c’è qualcosa che non funziona.

E, a parte il fatto che un precedente del genere non può far altro che accendere gli animi (non sto qui a fare il complottardo, ma è evidente che invelenire i salafiti non può far altro che peggiorare le condizioni per lo sbocciare della democrazia in Egitto) mi chiedo a che gioco mortifero stiano giocando i militari egiziani, che detengono il potere.

I salafiti sono un problema, d’accordo. Sono “emersi” dopo i primi lampi di democrazia per predicare il Califfato. Trattarli in questo modo significa rafforzare le loro convinzioni. Laddove l’unica via sarebbe combatterli a suon di democrazia, cosa che i militari non possono permettersi di fare se non vogliono perdere tutto.

 

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondiegitto,salafiti,violenze
Secondo Zeynobia, di Egyptian Chronicles, a fare il tiro a segno contro il sit-in dei salafiti che manifestano contro la decisione di escludere il loro candidato dalle elezioni presidenziale, non sono teppisti ingaggiati: dalle forze di sicurezza, poliziotti o militari che siano, per disperdere il sit-in con la violenza, bensì...