I rivoluzionari e i presidenti
Da quando il mondo è tale le rivoluzioni sono una cosa e le elezioni sono un’altra.
Sebbene ambedue le cose abbiano a che fare, in qualche modo, con la democrazia, o meglio con l’idea di democrazia.
Non capisco perché giri voce che “i rivoluzionari in Egitto hanno perso le elezioni”.
L’anomalia, semmai, è che alcuni di essi si siano presentati alle presidenziali.
I rivoluzionari, in Egitto, non hanno indetto elezioni presidenziali, anzi non le volevano.
Volevano fare, come è ovvio in un’ottica rivoluzionaria, la Costituzione.
E dunque avrebbero probabilmente accettato di votare per eleggere un’Assemblea costituente, come è successo in Tunisia.
A indire le elezioni presidenziali sono stati i militari, che hanno piazzato il loro cavallo in seconda posizione, mobilitando le loro “forze cammellate” e, forse, imbrogliando.
Se giochi a calcio usando gli scarponi da sci, e l’arbitro non c’è, probabilmente vincerai la partita.
Non perché sei più bravo, ma perché ti basterà colpire le caviglie degli avversari prima della palla.
Tutto questo non ha alcuna relazione con la “volontà del popolo egiziano”, sia chiaro.
https://in30secondi.altervista.org/2012/05/27/i-rivoluzionari-e-i-presidenti-2/In 30 secondiegitto,presidenziali
E aggiungerei, vedere un nasseriano di sinstra così “in alto” fa ben sperare, anche perchè, dopo l’ovvia delusione, bisogna aggiungere che i brogli (a suo svantaggio sia chiaro) e l’astensionismo “di sinistra” (o rivoluzionario che dir si voglia) hanno pesato non poco nel determinare la coppia che si sfiderà al ballottaggio.
E per giunta il “movimento” non si presentava con un unico candidato.
Detto questo una minoranza organizzata oggi in Egitto ha ancora la capacità di organizzare delle “giornate” rivoluzionarie, mentre, comunque, i militari devono tener conto del popolo, cosa che un paio d’anni fa non era affatto scontata. Anzi.