[ricevo da Claudia Selvetti di Avoicomunicare e invio senza commenti, il testo parla da sé. Qui il post originario]

Il sistema italiano di accoglienza e trattenimento per migranti: Cie, Cara e Cda, tre tipologie di centri che non riescono a garantire un trattamento dignitoso e ad avviare un percorso di integrazione. Avoicomunicare cerca di capire perché.

La sentenza del 23 febbraio 2012 con cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per il caso Hirsi Jamaa è storica, ma non certo unica. Le denunce internazionali sulla push-back policy che il nostro paese ha avviato dal maggio 2009 e sulle sue conseguenze si sprecano.
Tanto che nel 2011 la Commissione Diritti Umani di Palazzo Madama ha ritenuto opportuno includere nell’indagine sulle condizioni di vita nelle carceri anche quelle nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti.
Il Rapporto, pubblicato il 6 marzo 2012, conferma una gestione dei centri di tipo emergenziale, lungi dall’essere efficiente, omogenea e davvero in grado di tutelare i diritti delle persone. Eccone la sintesi.

Centri di accoglienza (CDA)
Strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale, in cui la permanenza è limitata al tempo strettamente necessario per accertare l’identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento.

Quanti e dove sono i centri attualmente operativi:
1. Agrigento, Lampedusa – 381 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)
2. Cagliari, Elmas – 220 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)
3. Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 360 posti (CDA)
4. Lecce – Otranto (Centro di primissima accoglienza)
5. Ragusa Pozzallo (Centro di primo soccorso e accoglienza) – 172 Posti

Criticità:
Anche se i migranti dovrebbero rimanere non più di 20 giorni nei CDA, spesso la permanenza si prolunga in attesa dell’adozione di provvedimenti formali sullo status giuridico delle persone. Questo comporta un peggioramento generale delle condizioni di accoglienza, sia dal punto di vista igienico-sanitario, sia dal punto di vista di tutela dei diritti fondamentali, per inadeguatezza delle strutture. Particolarmente critica è la situazione dei minori non accompagnati, per i quali dovrebbe essere garantito il trasferimento rapido in una delle 24 strutture di accoglienza temporanea (SAT) presenti in Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia e Toscana.

CIE – Centri di identificazione ed espulsione
Sono strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione, in modo da evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire l’esecuzione dei provvedimenti di espulsione da parte delle Forze dell’Ordine.

Quanti e dove sono i centri attualmente operativi:
1. Bari-Palese, area aeroportuale – 196 posti
2. Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti
3. Brindisi, Loc. Restinco – 83 posti
4. Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti
5. Catanzaro, Lamezia Terme – 80 posti
6. Crotone, S. Anna – 124 posti
7. Gorizia, Gradisca d‟Isonzo – 248 posti
8. Milano, Via Corelli – 132 posti
9. Modena, Località Sant‟Anna – 60 posti
10. Roma, Ponte Galeria – 360 posti
11. Torino, Corso Brunelleschi – 180 posti
12. Trapani, Serraino Vulpitta – 43 posti
13. Trapani, loc. Milo – 204 posti 109

Criticità:
La legge n.129/2011 ha prorogato il termine massimo di permanenza degli stranieri nei CIE dai 180 giorni previsti dalla legge n.94/2009 a 18 mesi complessivi, senza tenere conto che queste strutture non offrono condizioni adatte a una permanenza così lunga. Inoltre, nei CIE convivono persone con status giuridici differenti e con storie di vita molto diverse. A fianco di vittime di tratta ci sono stranieri che vivono da anni in Italia con tanto di famiglia e lavoro, naturalmente non regolare. Questo rende molto difficile la convivenza e la realizzazione di attività di sostegno e assistenza adeguate.

CARA – Centri accoglienza richiedenti asilo
Strutture che accolgono gli stranieri richiedenti asilo privi di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, in modo da per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. Lo straniero vi rimane per un periodo variabile di 20 o 35 giorni.

Quanti e dove sono i centri attualmente operativi:
1. Bari Palese, Area aeroportuale – 744 posti
2. Brindisi, Restinco – 128 posti
3. Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti
4. Crotone, località Sant‟Anna – 875 posti
5. Foggia, Borgo Mezzanone – 856 posti
6. Gorizia, Gradisca d‟Isonzo – 138 posti
7. Roma, Castelnuovo di Porto – 650 posti
8. Trapani, Salina Grande – 260 posti
9. Vengono utilizzati per le finalità sia centri di accoglienza (CDA) che di centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) i centri di Ancona, Bari, Brindisi, Crotone, Foggia.

Criticità:
La gestione cambia da centro a centro, ma in generale si riscontra uno scarso collegamento con gli enti locali e il sistema di protezione per richiedenti asilo (SPRAR), da cui deriva un profondo isolamento rispetto al territorio in cui sono insediati. Inoltre, anche le attività di assistenza e di accoglienza di base, come l’insegnamento della lingua italiana e le informazioni per un percorso di integrazione sono lasciate all’iniziativa del singolo centro, con risultati difformi. Infine, le procedure burocratiche spesso sono così lacunose da lasciare i migranti senza alcuna indicazione sui tempi di attesa della richiesta d’asilo.

Lorenzo DeclichIn 30 secondiaccoglienza,asilo politico,centri identificazione e espulsione,dati immigrazione,italia,migranti,migrazioni
Il sistema italiano di accoglienza e trattenimento per migranti: Cie, Cara e Cda, tre tipologie di centri che non riescono a garantire un trattamento dignitoso e ad avviare un percorso di integrazione. Avoicomunicare cerca di capire perché. La sentenza del 23 febbraio 2012 con cui la Corte europea dei diritti...