In questo post non ho intenzione di analizzare la vittoria di Mohamed Morsi alle presidenziali egiziane: di analisi è pieno il web e, fra l’altro, non ho voglia di ragionarvi sopra in termini di commentario, specialmente in presenza dei soliti “paurismi” o di rituali “campane a morto”.

Rilevo solo qualche punto:

  1. l’atteggiamento americano, conciliante.
  2. la de facto limitazione ai poteri del nuovo Presidente

Due elementi che non rendono paragonabile le figure presidenziali precedenti con quella attuale.

E che ci spiegano che qualcosa è cambiato davvero, anche in presenza del tentativo, fin troppo evidente, di far sì che tutte le leve del potere reale -sostanzialmente il dominio della violenza- rimangano nelle mani dei militari (che qualcuno ha definito “neomamelucchi” per un motivo che non sto qui a raccontare).

E’ successo, di nuovo, che gli unici avversari semi-ammessi dal regime precedente, i Fratelli Musulmani, hanno avuto il riconoscimento che aspettavano da decenni.

E’ una vittoria? E’ una sconfitta? Nessuna delle due cose: è una cosa assolutamente normale.

E’ normale che un nemico storico, semi-tollerato e oggetto di persecuzioni, venga inserito nel gioco del potere in una situazione come quella egiziana, dove le forze “vere” del cambiamento -seppure numericamente ridotte- hanno rischiato più volte di fare “bingo”.

La Storia è piena di esempi cui riferirsi per fare paralleli.

Semplicemente: i militari sono corsi ai ripari, i Fratelli Musulmani, che aspettavano da un bel po’, ne hanno approfittato.

Ogni Restaurazione ha bisogno di cose come queste.

La cosa è avvenuta in parallelo a un paradigma che, invece, è rimasto intonso: la repressione di quella parte di società egiziana che ha promosso il cambiamento.

I rivoluzionari hanno perso? Hanno vinto? Entrambe le cose: in Egitto non governeranno loro ma in Egitto, adesso, si parla di politica, mentre prima si stava zitti.

Chi fa “paurismo” o “suona le campane a morto” conti fino a dieci prima di ripetere in loop il suo mantra.

By the way: poche ore fa è nato “Morsi meter“, un osservatorio sul nuovo Presidente.

A qualcuno sembrerà poca cosa, specie se quel qualcuno è abituato a dare per scontata la libertà di espressione.

A quel qualcuno chiedo di leggere una pagina di al-Ahram di 2 o 3 anni fa.

O di contare il numero di pubblicazioni e iniziative editoriali, culturali, politiche, sociali indipendenti dell’Egitto di oggi rispetto a quelle di ieri.

O di pensare al Corriere della Sera durante il fascismo.

Per me questo non è poco.

Chiudo con questo video degli Ultras dell’Ahli, gli Ahlawi, risalente ad aprile.

Buona visione.

Lorenzo DeclichIn 30 secondiegitto,morsi,rivoluzione
In questo post non ho intenzione di analizzare la vittoria di Mohamed Morsi alle presidenziali egiziane: di analisi è pieno il web e, fra l'altro, non ho voglia di ragionarvi sopra in termini di commentario, specialmente in presenza dei soliti 'paurismi' o di rituali 'campane a morto'. Rilevo solo qualche...